14 luglio 2013

PILOTI E PELATI AUTOMATICI




La situazione politica italiana diventa ogni giorno più indecifrabile. Una pagina ironica del sito 
http://www.carmillaonline.com/  oggi offre  qualche chiave per comprendere meglio quanto sta
accadendo:

Alessandra Daniele - Il pelato automatico

Ogni mattina una sentenza si sveglia, e sa di dover correre più della prescrizione se vuole beccare Berlusconi. Ogni mattina una prescrizione si sveglia, e sa di dover correre più della sentenza se vuole salvare Berlusconi. Ogni mattina Enrico Letta si sveglia, sbadiglia, e si riaddormenta tranquillo: niente di quello che succede in Italia può davvero influenzare il suo governo, perché il suo governo non è stato deciso in Italia.
Interdire Berlusconi dai pubblici uffici adesso è come chiudere la stalla dopo che i buoi, anzi i maiali, siano scappati tutti.
Vent’anni dopo.
Nel caso però, ci toccherà comunque vedere starnazzare furiosamente interi stormi di santanchè come se la sentenza stroncasse una nobile carriera sul nascere, mentre tutti i miracolati della corte berlusconiana si produrranno in pittoresche e melodrammatiche difese d’ufficio del boss, specialmente quelli che più aspettano e sperano di potergli finalmente fare le scarpe.
Quasi certamente però il governo Letta non cadrà, e se cadrà sarà presto sostituito da un altro drone identico. ”Abbiamo il pilota automatico”, parola di Mario Draghi. 
Da vent’anni abbiamo anche il Pelato automatico. Dal suo appuntamento del 30 luglio m’aspetto esattamente quello che m’aspetto dall’ultima stagione di Dexter: che finalmente riescano a beccarlo. Una sentenza però non basterà a liberarcene, e farà spazio a chi aspira a rilevarne la nicchia di mercato: Alfano, Santanchè, Matteo Renzi, il cast d’un film dei Vanzina. Ognuno a suo modo, tutti figli del berlusconismo, e la ghianda non cade mai lontano dall’albero, né dal maiale.
Intanto colui che finora ha avuto più successo nel recuperare voti berlusconiani, cioè Grillo, sostiene d’essere ormai l’unico baluardo contro l’insurrezione violenta. Per la verità è un po’ difficile immaginare che qualcuno intenzionato a darsi alla lotta armata possa farsi dissuadere dalle proposte del M5S:
- Lo Stato si abbatte, non si cambia!
- Restituiamogli i nostri stipendi!
Le allusioni di Grillo somigliano più ad avvertimenti del genere ”se non ci fossimo noi a proteggere il tuo negozio, qualcuno potrebbe dargli fuoco”. Anche così però sono poco credibili, ancora meno delle minacce di secessione armata leghista.
La distanza fra la violenza verbale del M5S e le sue azioni concrete è abissale.
- Il governo è uno zombie golpista mutante ninja, il paese è sull’orlo della catastrofe economica e della guerra civile, ci vuole un’iniziativa di protesta veramente forte!
- L’ho trovata! Togliamoci la cravatta!
Il M5S avrebbe potuto scegliere la via del compromesso, e cercare d’impedire il secondo governo PD-PdL. Oppure la via dell’intransigenza, e cercare di far saltare il parlamento come Guy Fawkes. Ha scelto la Via di Mezzo, una strada molto trafficata e piena di vetrine illuminate, che non porta da nessuna parte.
Dopo essersi sistematicamente lavato le mani dalle responsabilità assegnategli dagli elettori – come un Pilato automatico – ora Grillo s’affanna inutilmente cercando di dimostrare di contare ancora qualcosa. In realtà, in quest’Italia post-democratica telepilotata dalla BCE, ormai conta più o meno quanto gli altri leader nazionali, cioè un cazzo.
Non è casuale che l’unico leader contento dell’attuale situazione sia Pierferdinando Casini, il suo antico sogno s’è alla fine avverato, anche se in modo beffardo: invece d’essere lui ad assurgere al livello di potere degli altri, sono stati gli altri a precipitare al suo livello d’irrilevanza.

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