Ho capito sempre poco di economia e ancor meno di finanza; anche per questo non sono mai stato un marxista ortodosso. Eppure, tra le poche analisi dotte e le tante chiacchiere circolate negli ultimi mesi sulla crisi finanziaria che ha colpito l’intero mondo occidentale, le parole più sensate le ho trovate in un breve corsivo di Michele Serra che di seguito ripropongo:
“Girando il cucchiaino nel suo caffè , l’amico bene introdotto al quale ho chiesto lumi sulla crisi mi guarda sconsolato e dice : forse ce la facciamo, forse no. Gli faccio osservare che tanto valeva chiedere un pronostico al barista. Ride, e conferma: “ L’economia, soprattutto l’economia finanziaria, è diventata un’entità così smisurata che governarla è poco più di una scommessa. Non so se riusciremo mai più a metterla sotto controllo”.
Ci rifletto. Sono più o meno i pensieri – e le angosce – che quando ero ragazzo si formulavano a proposito della bomba atomica e della reazione a catena. Qualcosa che l’uomo aveva concepito ed evocato, e ora minacciava di sopraffarlo, come nella storia, archetipica, dell’apprendista stregone. La soluzione tecnocratica (governo Monti) rinverdisce la speranza che esista ancora un margine di intervento e di controllo. Ma a tre anni dal tonfo del 2008, quando tutti dissero “ bisogna cambiare le regole” e nulla venne cambiato, la sensazione di essere in balia di processi che sovrastano non solo l’uomo della strada, ma anche i Palazzi di ogni ordine e grado, è sempre più forte. E non è piacevole.”
Da L’AMACA di M. Serra pubblicata su La Repubblica del 27/11/2011.
F. V.
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