24 novembre 2011

Andrea Camilleri. Una storia di mafia

L’ultimo racconto di Andrea Camilleri La setta degli angeli, pubblicato da Sellerio un mese fa, prende spunto da fatti realmente accaduti nel 1901 in un paese della provincia di Palermo. E’ lo stesso autore a dichiararlo in un articolo apparso oggi sul settimanale del Corriere della Sera. In esso lo scrittore rivela la sua fonte: la ristampa anastatica di un vecchio libro dell’Avv. Matteo Teresi, Con la patria nel cuore (1925), realizzata dal Comune di Alia nel 2001.

Matteo Teresi, uno dei tanti socialisti umanitari dell’800, era l’avvocato dei poveri di Alia. Difendeva gratuitamente i contadini del suo paese dagli abusi degli agrari. Redigeva un foglio, La Battaglia, attraverso il quale denunziava con coraggio i soprusi della mafia, del clero e delle classi dirigenti. Ma la sua era una voce solitaria e perciò non rappresentava un reale pericolo. Anche se malvisto, bandito dalla buona società, lo si lasciava vivere considerato com’era dai più un illuso don Chisciotte.

Tutto questo fino al 1901 quando un prete del luogo viene arrestato per aver messo incinta una ragazza minorenne. Il fatto produce un certo scalpore che non valica le mura del paese. Senonchè Teresi fiuta qualcosa di grosso dietro quell’episodio e si mette a seguire una pista che lo porta a fare un’incredibile scoperta. E cioè che alcuni preti, con la complicità di certe figure di spicco del paese, associati in una setta, con tanto di statuto, organizzavano “esercizi spirituali” allo scopo di plagiare ragazze minorenni alle quali si prometteva il paradiso in cambio di favori sessuali.

Teresi pubblica tutto sul suo giornale, con nomi e cognomi. La notizia viene ripresa dalla stampa nazionale e scoppia uno scandalo d’inattese proporzioni. Teresi si aspetta un certo consenso dai suoi compaesani. Ma sarà ben presto deluso. Può darsi che nel chiuso di qualche casa si sussurrino parole d’ammirazione per il suo coraggio, ma nessuno osa prendere apertamente posizione in suo favore, nemmeno i familiari delle donne vittime degli abusi sessuali. Poi qualcuno, nei circoli, nei saloni, per strada, comincia a criticare Teresi per avere “infangato” un intero paese con le sue rivelazioni. La mafia si fa viva con lettere anonime e il solito repertorio di agnelli sgozzati, ponendolo davanti a un aut aut: o la morte o andar via da Alia. E così, per salvare la pelle, l’Avv. Teresi fu costretto ad imbarcarsi per l’America.

Per concludere mi piace riportare le parole con cui Andrea Camilleri conclude il suo articolo: “Il disprezzo, la condanna morale che avrebbero dovuto subire gli autori dei reati vennero stornati da questi verso colui che quei reati aveva denunciato. Fu il denunziatore a essere disprezzato, emarginato, condannato ad emigrare. […]. Se il povero Teresi credette, come altri dopo di lui, che la verità fosse rivoluzionaria, per i potenti la rivelazione della verità fu, e continua ad essere, un intollerabile atto eversivo”.

FRANCESCO VIRGA

P.S. : E’ opportuno rilevare che una vicenda simile a quella raccontata da Camilleri nel suo ultimo libro, come lo stesso scrittore non manca di notare, era stata denunciata da Don Luigi Sturzo, nel giornale Il Sole del Mezzogiorno del 15 luglio 1901, con queste parole: «I lettori non sanno che in Palizzolo, tra alcuni preti degenerati, indegni del ministero sacerdotale e del nome di uomini, esiste una setta, detta per irrisione angelica. Questi settari, abusando del Sacramento della Confessione, inducono alcune penitenti ad atti ignominiosi… Questa setta è circondata dal massimo mistero, i preti-settari fanno le viste di persone di orazione e le beghine sono le più assidue alle lunghe (troppo lunghe) pratiche di pietà in chiesa. Il fatto che questi preti siano stati deferiti all’Autorità giudiziaria per corruzione di minorenni ha svelato la turpissima setta di Palizzolo e ha fatto conoscere il suo segreto statuto».

Naturalmente non è la sede questa per fare una valutazione critica delle fonti utilizzate da Camilleri. Questa triste vicenda, insieme a tante altre meno note, può aiutare comunque a comprendere alcune delle ragioni storiche che hanno fatto prosperare nel mondo popolare siciliano, e non solo, un certo anticlericalismo.

Peraltro, chi vorrà fare la vera storia del Fascio dei lavoratori di Marineo della fine dell’800 dovrà mettere a fuoco bene la figura del prete, Padre Romeo, che ebbe un ruolo rilevante nell’organizzazione del fascio marinese.

f. v.



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