18 giugno 2013

BRASILE IN RIVOLTA





NON SOLO PER 20 CENTESIMI...


Dal sito di San Paolo del Brasile Outras Palavras, un articolo collettivo scritto dopo la manifestazione di venerdì scorso. Lunedì, di nuovo, decine di migliaia di persone sono scese in strada a San Paolo, a Rio e in decine di altre città brasiliane. “Se la scintilla della rivoluzione francese fu la frase della regina sul fatto che, se non c’è pane, il popolo può mangiare brioches, la nostra scintilla – ha scritto un manifestante su Twitter – è l’aumento di 20 centesimi del prezzo del biglietto dell’autobus”. Ma il paese è alle prese con problemi economici crescenti e con le spese enormi – e la corruzione – per i mondiali di calcio del prossimo anno (in Brasile è in corso la Confederations Cup, torneo preparatorio) e per le Olimpiadi del 2016. Questo articolo aiuta a capire le ragioni di una protesta tanto duratora ed estesa. Eccolo.
All’inizio della grande manifestazione di ieri, ancora di fronte al Teatro Comunale, tutto era tranquillo, eccetto che per le numerose perquisizioni fatte dalla polizia, che arrestava chiunque avesse con sé qualcosa che poteva essere considerato sospetto, incluso l’aceto. La sostanza è usata per proteggersi dagli effetti del gas lacrimogeno. L’obiettivo era chiaro: ci sarebbe stata repressione bisognava rendere i manifestanti il più indifesi di fronte all’attacco della polizia. Al mattino, il tenente colonnello Marcelo Pignatari, comandante delle operazioni di polizia, aveva detto che i manifestanti non avrebbero scorrazzato “a volontà per la città”. Dopo le ultime proteste – quella di ieri è stato la quarta in dieci giorni contro l’aumento dei biglietti di autobus e metropolitana – il sindaco Fernando Haddad e il governatore dello stato, Geraldo Alckmin, avevano ribadito che non avrebbero negoziato con i “vandali”. Si riferivano a gruppi molto piccoli che in precedenti proteste, hanno colpito autobus e vetrine.
In quest’ultimo manifestazione nulla di questo si è verificato. La marcia è continuata in modo organizzato senza alcuna violenza. Meno di due chilometri di cammino, quando i manifestanti avevano già camminato per circa trenta minuti, la parola d’ordine delle più di diecimila persone (che il governatore aveva definito come un gruppo “piccolo ma violento”) era un appello: “Senza violenza” .
E’ stato esattamente lì, tra queste richieste di pace, che è cominciata l’aggressione selvaggia della Polizia Militare (MP). Le squadre anti-sommosse hanno sparato e gettato lacrimogeni sulla folla. Lo spingi spingi era inevitabile e per poco si è evitato che qualcuno fosse calpestato. Lo scopo della MP era chiaro: evitare che i manifestanti raggiuntessero l’avenida Paulista, sede di alcune delle più importanti imprese brasiliane. Per questo lanciavano sempre più gas lacrimogeno. La manifestazione si è dispersa in diversi gruppi, ognuno con centinaia di manifestanti.
Alcuni hanno cercato di improvvisare, come difesa, barricate di sacchetti di immondizia, ai quali si dava fuoco. Senza risultato. La polizia ha continuato a sparare lacrimogeni e a rincorrere i manifestanti. “In certi momenti si perde coraggio e la voglia di fare qualsiasi cosa e pensi ‘Voglio andare a casa’. Ma non ho avuto questa possibilità, non c’era nessun posto dove non ci fosse il fumo “, ha scritto la giornalista Amanda Previdelli sul suo account Twitter. Ci sono state molte segnalazioni di persone ferite e che non riuscivano a respirare. “Quando hanno tirato le bombe lacrimogene in piazza, sono scappato per sfuggire al gas denso, ma non ci hanno lasciato scampo. Dietro di me è caduta una bomba, così ho visto il fumo. Mi sono girata e di fronte a me ne è caduta un’altra, l’ho vista molto da vicino”, ha raccontato Amanda” Quello che hanno fatto alla gente intorno a me è disumano”. Oltre un centinaio di persone sono rimaste ferite.
I vari gruppi hanno continuato a tentare di raggiungere la avenida Paulista, bloccata dalla polizia. Lì, una scena di guerra era in corso. Gli studenti che uscivano da una facoltà venivano perquisiti uno ad uno. Giornalisti sono stati aggrediti e la polizia anti sommossa continuava ad inseguire manifestanti dispersi. Un gruppo di una ventina di persone che gridavano in coro “senza violenza” ha ottenuto come risposta proiettili di gomma e gas lacrimogeni. Le immagini dei telegiornali si sono rovesciate e il sindaco Fernando Haddad ha fatto marcia indietro sulle azioni di polizia. Alla fine della notte, ha criticato l’azione della PM: “L’immagine che rimaneva era di violenza della polizia”, ha detto in una conferenza stampa poco dopo le proteste. Alckmin ha ribadito che i manifestanti sono violenti. Entrambi hanno ribadito che non ridurranno il prezzo del trasporto pubblico e a San Paolo un’altra protesta è prevista per lunedi. Circa 23 mila persone hanno già confermato la loro presenza su Facebook, in meno di 24 ore (lunedì 17 vi sono state manifestazioni in moltissime città brasiliane: non solo a San Paolo ma anche a Rio, dove hanno manifestato almeno 100 mila persone, e un gruppo ha tentato di dare l’assalto all”Assemblea legislativa dello stato di Rio de Janeiro, ndt).

Il MPL e la rivendicazione della tariffa zero
Il Movimento passe livre, il principale organizzatore delle proteste contro l’aumento delle tariffe dei trasporti pubblici in diverse città brasiliane, ha la sua origine in una rivolta popolare spontanea, nella città di Salvador, capitale di Bahia, nel 2003. A partire da questo episodio, noto come “La rivolta del Buzu”, movimento assume dimensioni nazionali, e al Forum sociale mondiale di Porto Alegre, nel 2005, istituzionalizza la sua organizzazione intorno al concetto del diritto ad andare e venire come un diritto fondamentale che deve essere assicurato dallo Stato, come l’istruzione e la sanità pubblica.
Il movimento rivendica il cambiamento del modello di trasporto pubblico privato, che attualmente funziona in forma di concessioni, a favore di un modello che possa garantire al pubblico un passaggio libero all’intera popolazione. Abbastanza eterogeneo nella sua composizione e quanto a concetti teorici e pratici, ma che ha in comune la rivebndicazione dell’azione diretta nelle strade, il MPL sembra avere membri che hanno relazioni dal marxismo e dalle organizzazioni partitiche fino all’anarchismo.
A San Paolo e in altre capitali, la bandiera della tariffa zero e l’organizzazione contro l’aumento del prezzo del trasporto pubblico trova una grande eco soprattutto tra i giovani. E la composizione dei manifestanti è assolutamente eterogenea. E’ un grave errore pensare che si tratta di una ondata di proteste provenienti dalla classe media – come cercano di sostenere i media commerciali.

Il doppio gioco dei media e il ruolo delle reti
In mezzo alle proteste e agli scontri della scorsa settimana, i media hanno scritto un capitolo a parte. Da un lato, una copertura che sottolinea il vandalismo e la violenza dei manifestanti, e poche citazioni della violenta azione della PM. Dall’altro lato, gli arresti e le aggressioni che giornalisti e fotografi hanno subito quando tentavano di, in qualche modo, far vedere ciò che stava accadendo.
La Segreteria della Pubblica Sicurezza di San Paolo (SSP) non ha ancora fatto io conto dei giornalisti arrestati durante le quattro proteste. Tuttavia, sappiamo che gironalisti di Terra, Aprendiz e Carta Capital sono stati portati alla stazione di polizia. Piero Locatelli, giornalista Carta Capital, è stato detenuto fin dalla prima serata, perché aveva dell’aceto.
Sette giornalisti della Folha de S. Paolo sono stati picchiati dalla polizia. Due di loro sono stati colpiti a un occhio da pallottole di gomma. Un fotografo dell’agenzia Futura Press è stato colpito allo stesso modo e corre il rischio di perdere la vista.
Dopo le prime dimostrazioni, i media, il governo e buona parte della popolazione affermavano in coro, la loro opposizione alle proteste. Gli atti di vandalismo erano inaccettabili. I titoli dei principali quotidiani della città evidenziavano le devastazioni e i danni al patrimonio pubblico di São Paulo, minimizzando il numero dei militanti e le dimensioni delle manifestazioni.
Nelle reti sociali, tuttavia, c’era una diffusione enorme di foto, video e rapporti di manifestanti che erano presenti alle proteste, che dicevano come tutti gli atti di vandalismo e di violenza fossero istigati dalla violenta repressione della PM. Dopo gli eventi di ieri, una ricerca condotta dall’Instituto Datafolha ha rivelato il colpo di scena: il 55 per cento dei residenti di São Paulo si dicono a favore delle azioni di protesta, anche se il 78 per cento pensa che i manifestanti siano più violenti di quanto dovrebbero. Solo oggi, dopo il quarto corteo – il più represso – è possibile intravedree nei resoconti dei media la repressione e la violenza della polizia che ha trasformato le strade della città in un campo di battaglia.
Reazioni nel mondo


In una dichiarazione rilasciata ieri (13 maggio), durante le proteste, Amnesty International ha espresso preoccupazione per l’aumento della violenza nella repressione delle proteste e nel discorso delle autorità di São Paulo, “segnalando una radicalizzazione della repressione e gli arresti di giornalisti e manifestanti in alcuni casi inquadrati nel reato di cospirazione”. Amnesty ha sottolineato che mezzi pubblici accessibili sono essenziali perché la popolazione possa esercitare il suo diritto di andare e venire. “E’ fondamentale che il diritto di manifestare e di realizzare proteste pacifiche che sia garantita”, ha affermato.
Un reportage del New York Times di oggi (14) sottolinea che le proteste si verificano in un momento delicato per i leader politici, che già sono alle prese con le preoccupazioni per l’inflazione elevata e la lenta crescita economica, e “stanno cercando di promuovere il Brasile come meta sicura e stabile prima della Coppa del Mondo 2014 e le Olimpiadi 2016 “, che si terranno qui.
Popolazione enorme e trasporti urbani nel caos
Con 11,2 milioni di abitanti solo nella capitale (e altri 8 milioni nell’area metropolitana), São Paulo ha mezzi di trasporto saturi. Secondo un articolo pubblicato nel 2011 dal Relatore Speciale delle Nazioni Unite per il diritto a un alloggio adeguato, Raquel Rolnik, i residenti di São Paulo investono una media di 2 ore e 42 minuti ogni giorno in spostamenti quotidiani; in un annoci sono 27 giorni persi nel traffico congestionato.
L’eccesso di auto ha scerotizzato la metropoli. Nel 2011, il Dipartimento del Traffico di São Paulo (Detran) ha calcolato una flotta di 7 milioni di veicoli, di cui 5,11 milioni sono automobili. In proporzione al numero di abitanti (11,3 milioni), la media a San Paolo è una macchina ogni 2,2 persone. Gli ingorghi arrivano costantemente fino a 115 chilometri alla fine del pomeriggio. Oggi, la più grande metropoli del paese ha solo dieci corsie preferenziali per gli autobus, l’ultimo dei quali è stato inaugurato sette anni fa.
Un altro fattore importante per la mobilità urbana paulista è il prezzo del trasporto pubblico. A São Paulo, le linee di autobus sono gestiti da otto concessionari privati che servono diverse zone della città. E il SPTrans, una azienda municipale che gestisce il trasporto pubblico della città. Negli ultimi 15 anni, il costo del biglietto dell’autobus è triplicato. Nel 1998, il biglietto costava un real (la moneta brasiliana: un real equivale a circa un terzo di euro, ndt), nel 2011 era di tre, con un incremento (11,11 per cento), ben al di sopra dell’inflazione di periodo (6,03). Nel 2013, il sindaco eletto, Fernando Haddad (PT, Partido dos traballhadores, di sinistra, lo stesso della presidenta Dilma Roussef, dt)) ha annunciato un aumento biglietto a 3.20 – aumento (6,4) inferiore a quello ell’inflazione registrata negli ultimi due anni (14,4 per cento) – ciò che rende San Paolo la città con il biglietto dell’autobus più costoso di Brasile.
Anche se di tratta di una differenza di venti centesimi, l’aumento erpoderà una quota ulteriore del reddito dei lavoratori. Chi riceve un salario minimo, nello Stato di São Paulo (755 real, leggermente al di sopra del salario minimo nazionale di 678), e usa un autobus e una metropolitana per andare e tornare dal lavoro avrà un costo di 200 real, pari al 26,4 per cento del suo reddito totale. La rabbia per l’aumento del prezzo del trasporto ha innescato proteste in diverse altre città del Brasile (Rio de Janeiro, Goiânia, Porto Alegre e Natal) che rivendicano una riduzione del costo del passaggio. Il Movimento passe livre, gruppo presente in diversi stati e impegnato nel dibattito sulla mobilità urbana, ha promosso la maggior parte delle proteste.

* * * Alves Alessandra, Andressa Pellanda, Barbara Liborio, Cleyton Vilarino e Tulio Bucchioni per il sito di San Paolo outraspalavras.net

La pagina Facebook dek Movimento passe livre di San Paolo: https://www.facebook.com/passelivresp?fref=ts

Tradotto dal portoghese da DKm0





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