16 giugno 2013

FORZA E TENEREZZA IN ANTONIO GRAMSCI






Desidero offrire oggi ai lettori di questo blog due lettere che mettono in risalto la semplicità e l’umanità di Antonio Gramsci. Tanti, infatti, hanno dimenticato che il sardo, oltre ad essere stato un originale  pensatore e un grande politico,  è stato anche un uomo tenero e buono. Tutte le sue lettere dal carcere, infatti,  sono state scritte sia con la testa che con il cuore. Peccato che la sua straordinaria eredità' sia stata dissipata vergognosamente!

 Lettera  del 24 febbraio 1929  a Tatiana dal carcere di Turi

Carissima Tatiana,
ho ricevuto le tue tre cartoline (anche quella con gli scarabocchi di Delio), poi ho ricevuto i libri che avevo al carcere di Milano e ho constatato che il tuo bauletto inglese ha fatto miracoli, perché, imperterrito, ha superato il viaggio a piccola velocità, con ruzzoloni connessi, senza subire nessun danno e sfregio permanente; inoltre ho ricevuto le due paia di calze rammendate che ti avevo lasciato a Roma coi libri, sebbene il baule fosse un po’ riempito come di patate: non ho potuto ancora fare una identificazione precisa, ma mi pare che alcuni libri manchino; non fa nulla! [...]Qui il tempo pare rimesso; pare che si senta finalmente l’odore della primavera. Ciò mi fa ricordare che si avvicina l’epoca delle zanzare, che l’anno scorso mi hanno tormentato assai. Desidererei perciò avere un pezzo di velo di zanzariera, per essere in grado di riparare la faccia e le braccia appena se ne presenti la necessità. Non molto grande, naturalmente, perché altrimenti forse non sarebbe neanche permesso; penso della superficie di un metro e mezzo quadrato. Poiché ci sono, ti espongo qualche altro desiderio: avere qualche matassina di lana per rammendare le calze. Ho studiato i rammendi delle due paia ricevute e mi pare che non oltrepassino la mia perizia. Bisognerebbe anche disporre di un ago d’osso, capace per la lana. Inoltre desidererei avere anche qualche fava americana per il tabacco, perché le altre hanno già perduto il profumo. Mi sono sempre dimenticato di scriverti di non mandarmi l’apparecchio per il meta, perché io ne possiedo già uno tutto d’alluminio; non ho mai domandato di averlo in cella, perché ho saputo che ad altri è stato rifiutato; d’altronde non mi serve molto. L’ho tenuto perché sono persuaso che col tempo lo permetteranno in tutte le case di pena, giacché in parecchie è già entrato e viene provveduto dalla stessa amministrazione.
Cara, ti abbraccio affettuosamente.

Antonio

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Lettera alla madre del 15 giugno 1931

Carissima mamma,
ho ricevuto la lettera che mi hai scritto con la mano di Teresina. Mi pare che devi spesso scrivermi così; io ho sentito nella lettera tutto il tuo spirito e il tuo modo di ragionare; era proprio una tua lettera e non una lettera di Teresina. Sai cosa mi è tornato alla memoria? Proprio mi è riapparso chiaramente il ricordo quando ero in prima o in seconda elementare e tu mi correggevi i compiti: ricordo perfettamente che non riuscivo mai a ricordare che <<uccello>> si scrive con due c e questo errore tu me lo hai corretto almeno dieci volte. Dunque se ci hai aiutato a imparare a scrivere (e prima ci avevi insegnato molte poesie a memoria; io ricordo ancora Rataplan e l'altra <<Lungo i clivi della Loira – che quel nastro argentato – corre via per cento miglia – un bel suolo avventurato>>) è giusto che uno di noi ti serva da mano per scrivere quando non sei abbastanza forte. Scommetto che il ricordo di Rataplan e della canzone della Loira ti fanno sorridere. Eppure ricordo anche quanto ammirassi (dovevo avere quattro o cinque anni) la tua abilità nell'imitare sul tavolo il rullo del tamburo, quando declamavi Rataplan. Del resto tu non puoi immaginare quante cose io ricordo in cui tu appari sempre come una forza benefica e piena di tenerezza per noi. Se ci pensi bene tutte le quistioni dell'anima e dell'immortalità dell'anima e del paradiso e dell'inferno non sono poi in fondo che un modo di vedere questo semplice fatto: che ogni nostra azione si trasmette negli altri secondo il suo valore, di bene e di male, passa di padre in figlio, da una generazione all'altra in un movimento perpetuo. Poiché tutti i ricordi che noi abbiamo di te sono di bontà e di forza e tu hai dato le tue forze per tirarci su, ciò significa che tu sei già da allora, nell'unico paradiso reale che esista, che per una madre penso sia il cuore dei propri figli. Vedi cosa ti ho scritto? Del resto non devi pensare che io voglia offendere le tue opinioni religiose e poi penso che tu sei d'accordo con me più di quanto non pare. Dì a Teresina che aspetto l'altra lettera che mi ha promesso. Ti abbraccio teneramente con tutti di casa.
Antonio




3 commenti:

  1. commovente pensare a come, benché chiuso e seviziato nelle carceri del tiranno fascista, il suo pensiero volasse alto. La libertà e la dignità nessun carcere potrà mai eliminarle.
    Bernardo Puleio

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  2. le carceri fasciste dove Gramsci fu torturato dove il secondino sputava sul suo cibo, dove contrasse il tifo dove si ammalò irrimediabilmente furono un crimine contro la dignità e l'umanità.
    Bernardo Puleio

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  3. E pensare che il Cavaliere - e non solo lui! - ha sostenuto che il carcere per Gramsci è stata una villeggiatura!

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