23 giugno 2013

DA IPAZIA A TUTTE LE DONNE




Oggi  è diventato quasi un luogo comune parlar male della Scuola di ogni ordine e grado. Eppure in Italia e nella nostra isola esistono ancora docenti che amano insegnare e che portano avanti il loro lavoro con dignità tra mille difficoltà. 
Sono fiero di avere tra i sostenitori di questo blog una di queste insegnanti che lavora presso il Liceo Statale di Giarre (CT). Dal sito creato in questa stessa scuola   http://pensieroerealta.blogspot.it/2013/06/da-ipazia-tutte-le-donne.html   
mi piace prendere oggi questo pezzo:


Da Ipazia a tutte le donne


La visione del film Agorà sulla vita della filosofa Ipazia ha stimolato in classe domande sulla presenza femminile nella storia e nella filosofia. Perchè se è certo che le donne ci sono sempre state nell'evoluzione dell'umanità, come mai, come scriveva anni fa Sheila Rowbotham, sono state "escluse dalla storia"? 
Poche le loro tracce nei manuali scolastici, pochissime le donne studiate nei percorsi artistici, letterari, filosofici. E' chiaro che millenni di cultura hanno un ruolo in tutto questo.

Ecco quanto ha cercato di ricostruire Syria Magro, classe 3 H, nel tentativo di trovare una prima risposta alle domande dei suoi compagni.




Essere donna ieri e oggi

Il ruolo della donna nella storia e, in proiezione, nell'evoluzione del pensiero filosofico, è stato caratterizzato da un'incessante lotta per l'emancipazione; battaglia che non è  giunta al suo pieno compimento neanche nella nostra contemporaneità. Usando le parole di una scrittrice, Stefania Tarantino, possiamo definire la posizione della donna nelle diverse epoche come una "presenza assente ". La donna è vista come marginale e strumentale in una società impregnata da un maschilismo profondamente radicato e difficile da estirpare .
 
Nell'Antica Grecia alla donna venivano negati diritti civili , politici ed economici . Le si conferiva un'inferiorità strutturale, sia fisica sia di forma mentis . Queste convinzioni erano sostenute anche da illustri filosofi del tempo come, ad esempio, Aristotele che considerava le donne imperfette e incomplete . Un miglioramento si registra invece nella figura della donna spartana tra il IV e I sec. a.c. . I diritti di queste donne tuttavia non riguardano ancora la partecipazione alla vita politica, bensì sono limitati alla sfera "privata", come la possibilità d’essere parte attiva e passiva nei testamenti e quella di poter stipulare contratti. In un’analoga situazione si trovano le donne dell'antica Roma . Con la crisi della Repubblica nel I sec. però alle donne romane venne data più libertà e furono integrate in alcune delle discipline che precedentemente erano state a loro precluse ( arte, letteratura , poesia e medicina  ) Un sostanziale cambiamento per quanto riguarda la percezione e il rispetto della dignità della donna si avrà soprattutto grazie all'introduzione del messaggio evangelico.
Il Medioevo porta con sè luci e ombre che si riflettono inevitabilmente anche nel modo di concepire il ruolo della donna . Senza dubbio fu uno dei periodi più duri per il sesso femminile che si trovò vittima di pesanti discriminazioni e pregiudizi. La donna era considerata come l'erede del peccato di Eva. Inoltre il matrimonio sembrava essere l'unico fine al quale ogni donna doveva tendere. Esistono tuttavia, all'interno di questa fase storica, alcune realtà che riescono a dare un ruolo importante alla donna nella società ( se pur con molti limiti e contestualizzazioni ) . Ad esempio facciamo riferimento al ruolo della regina che talvolta coadiuvava il re nelle decisioni,  oppure ancora il rispetto portato alla donna che svolgeva ruoli religiosi . Tutto ciò denota però una chiara subordinazione della figura femminile che non è ancora considerata nella sua individualità e autonomia.
La rivoluzione francese è un'altra tappa importante per le donne che cercano il loro spazio in un periodo pieno d’espressive svolte in termini d’affermazione dei diritti. Infatti nel 1791 fu redatta la "Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina "  da Olympia de Gouges. Queste speranze tuttavia furono deluse, poiché questi principi rimasero lettera morta . Le donne continuarono ad essere escluse dalla vita politica e anche stavolta mancarono il loro appuntamento con un'effettiva emancipazione.
La rivoluzione industriale cambia le presenze nei rapporti di lavoro e introduce la figura della donna lavoratrice , o meglio , la figura dell'operaia. Anche in questo contesto la figura femminile porta con sé il peso di un nodo non sciolto composto da tutte quelle problematiche non ancora risolte in merito alla parità dei sessi. In altre parole, non essendoci ancora una vera tutela generica per la donna, il suo ingresso nella vita di fabbrica la renderà un soggetto ancora più vulnerabile e di conseguenza sfruttabile .
Altra tappa importante ( parlando della situazione delle donne nel nostro Paese ) è sicuramente quella della Resistenza. Nel periodo delle guerre mondiali le donne ebbero la possibilità di prendere in mano le redini della propria vita. Nello specifico , durante la Resistenza, le donne furono realmente protagoniste del movimento che lottò per liberarsi dall'oppressione del fascismo . Molte donne aderirono ai GAP ( gruppi d'azione patriottica) e furono a vario titolo  impegnate per la liberazione d'Italia svolgendo ruoli determinanti .
Grazie alla Costituzione italiana finalmente i duri e lunghissimi anni di lotta femminile furono tradotti in veri e propri diritti riconosciuti legalmente .
Tuttavia, come ben sappiamo, non basta un articolo per parlare di rivoluzioni se queste ultime non avvengono prima di tutto nella mentalità della società e nel conseguente modus operandi. Oggi sicuramente la donna si trova in una posizione migliore rispetto al passato e senza dubbio gode pienamente di diritti che per troppo tempo le sono stati negati . E’ necessario però fare alcune precisazioni.

La prima è che anche oggi questi diritti non possono dirsi universali poichè in alcune parti del mondo la donna continua ad essere oggetto d’ingiustizie e soprusi .

La seconda riguarda l'amara costituzione che i diritti non sono acquisiti per sempre , dunque anche quelli che ci sembrano più scontati vanno sempre tutelati. La donna dei nostri tempi ha purtroppo un ricordo troppo sbiadito delle lotte che l'hanno condotta fin qui , quindi spesso commette l'errore di non dare il giusto peso alla sua stessa dignità e libertà . Mi riferisco soprattutto a quei casi di sfruttamento dell'immagine femminile al fine di ridurla a mero oggetto o ancora a quel maschilismo celato che preclude oggi la possibilità di praticare una reale uguaglianza dei sessi nella società e nel lavoro .

Per quanto concerne le figure femminili nell'ambito filosofico, in molti dichiarano che sono del tutto inesistenti. Ma ciò non rende giustizia alle brillanti personalità che hanno avuto incidenza nello sviluppo della riflessione filosofica. Lo scrittore Antonio Infranca ( Antonio Infranca,  "I filosofi e le donne")  evidenzia alcuni rapporti tra famosi filosofi e le loro allieve. Tra questi rapporti Infranca analizza quello di Heidegger e Hannah Arent . Queste osservazioni servono, secondo lo scrittore , a far emergere quanto l'egoismo e il maschilismo abbiano influito nella filosofia e  fino a che punto sia stata volutamente estromessa la donna . Il paradosso della filosofia risiede proprio qui : la ricerca filosofica tende a dare risposte ad ogni domanda che riguarda la vita dell'uomo, ne contempla i valori più alti eppure non dà il giusto e legittimo spazio alla figura della donna non solo in quanto tale ma anche come "filosofa " sminuendo l'apporto che essa può dare all'evoluzione del pensiero collettivo. Esistono in ogni modo esempi di donne che hanno influenzato molto l'attività filosofica nelle diverse fasi storiche, come sostenevamo prima, tra queste, oltre la già menzionata Arent , ricordiamo Ipazia che si occupò ad Alessandria di scienza portando avanti le sue idee nonostante le persecuzioni religiose. Ancora, Lucrezia Marinella che nel 1600 contestò gli scritti d’Aristotele che riconoscevano nella donna un essere inferiore. E  Caterine Macaulay, che in uno scritto del 1769 rispose  alle critiche di Hobbes e alla sua prospettiva di una società patriarcale. Per concludere, è necessario,  uscendo fuori da qualsiasi discorso di retorica femminista, guardare al nostro passato per capire quanto sacrificio è costato ogni singolo diritto del quale possiamo disporre oggi noi donne  e contemporaneamente proiettarci al futuro ricordandoci che non abbiamo ancora terminato il nostro costruire e mai lo termineremo poiché ogni società ha le sue sfide da affrontare o ri-affrontare.

Reclamare la nostra uguaglianza e il rispetto non deve essere vissuto né come una gentile concessione né come l'accesso ad un privilegio. Non è questione solo morale , non è questione di vendetta nè una dichiarazione di superiorità rispetto all'uomo.

E’ necessario capire che la libertà e la dignità sono beni immateriali che non costituiscono oggetto di negoziazione o di subordinazione, più semplicemente ci appartengono, sono connaturati in noi.
Prima d’essere donne siamo innanzi tutto persone , ecco perchè non esiste alcun motivo che giustifichi una disparità di trattamento tra i sessi.

Syria Magro, classe 3 H









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