17 marzo 2016

ECCO PERCHE' CONTINUIAMO AD ESSERE ATTRATTI DA DON CHISCIOTTE



A quattrocento anni dalla morte Cervantes si rivela uno dei padri del romanzo europeo. Il suo Don Chisciotte, sospeso fra ricordo di un mondo ormai finito e presente di un mondo di cui non comprende il senso, risulta una figura modernissima per noi che viviamo la fine di un mondo e l'inizio di un qualcosa che non sappiamo ancora definire.

Fernando Savater

“Leggete Don Quixote. È il primo romanzo europeo”

Intervista di Mario Baudino

Don Chisciotte gioca con noi, mentre tutti i personaggi del gran libro, almeno in apparenza, si prendono gioco di lui. Nel capolavoro di Cervantes, il primo romanzo moderno, ci sono le tracce della nostra modernità ancora a venire, della tradizione che ci portiamo sulle spalle.

Tra l’arida Mancia, Toledo, Barcellona e poco altro, in una manciata di chilometri l’hidalgo spalanca un mondo fantastico e incommensurabile che sprofonda in caverne e si inerpica in castelli, vola sui cavalli alati e s’infogna tra i malandrini, corre le selve e incontra frotte di pazzi, di savi, di cinici e soprattutto di giovani che muoiono d’amore. Don Chisciotte non è solo il cavaliere dalla Triste Figura, lo sventato dei mulini a vento: sa benissimo di essere un personaggio romanzesco. Anzi, sa di vivere in un mondo dove tutto è assolutamente falso e assolutamente vero.

Fernando Savater, il filosofo spagnolo dell’Etica per un figlio, ha scritto vent’anni fa un saggio dal titolo provocatorio e forse paradossale: Istruzioni per dimenticare Don Chisciotte, dove sosteneva come in fondo il personaggio letterario, «ultimo eroe e primo antieroe», ha qualcosa a che vedere col mondo religioso. C’è nella sua natura la richiesta di essere trasceso, diventare altro.

In che senso, professor Savater?
«Nel senso che è scappato dal romanzo, molto più complesso rispetto alla nostra idea del suo protagonista. E credo anche non molto letto, almeno oggi, mentre tutti hanno un’immagine di Don Chisciotte e ritengono quindi di conoscerlo. In quel saggio mi premeva sottolineare anche altro. Per esempio, un’ambiguità possibile, generata proprio dal mito».

Un effetto storico?
«Sì. Riflettevo sull’interpretazione che ne dette Thomas Mann, quando vedeva nell’idea donchisciottesca della perenne buona fede imposta però, almeno soggettivamente, con la forza delle armi, una prefigurazione di quanto era accaduto in Germania».

Insomma, del totalitarismo?
«Per questo il mio titolo era comunque paradossale. Potremmo definire Don Chisciotte un “pazzo dell’ideale”, che però viene sistematicamente sconfitto dal mondo. Per molti aspetti è un reazionario, ma non conosce il principio di necessità, si oppone istintivamente al mondo com’è».

Tutti nel romanzo lo ritengono pazzo, anzi, mezzo savio e mezzo pazzo. E proprio in questo diventa immensamente popolare.
«Perché la sua è una rivendicazione di libertà, che sembra folle ma forse non lo è. Libertà è non accettare l’inaccettabile ma anche quel che è ritenuto necessario, l’evidenza, tutto ciò cui nella nostra vita ci sottomettiamo con una sorta di rassegnazione. Lui rifiuta il principio di realtà».

Consapevolmente?
«Se ne può discutere. In Cervantes sembra che Don Chisciotte non si renda conto della realtà se non alla vigilia della morte. Però a leggere con attenzione si può ricavare invece che questa consapevolezza emerge abbastanza spesso, durante le sue avventure. Personalmente non prenderei posizione».

Perché leggere Don Chisciotte, oggi?
«Perché è un grande romanzo europeo. Non dimentichiamo che ci narra di un ideale in grado di andare oltre gli interessi personali. Potremo dire un ideale d’Europa».

Che non sembra quello delle burocrazie di Bruxelles.
«Non credo proprio che approverebbe i meccanismi di ripartizione dei migranti, le barriere, i muri. Lui è aperto a tutti, libera persino i carcerati... anche se finisce col prendersi una gragnola di botte proprio dai suoi (supposti) beneficiati».

Quanto a questo ha atteggiamenti di grande comprensione con un conoscente ebreo, vittima della cacciata dalla Spagna.
«Cervantes non era certo per la purezza del sangue. Aveva vissuto intensamente, aveva combattuto a Lepanto, era stato prigioniero in Oriente. Aveva una visione della società molto più complessa di quella dominante nella Spagna di Filippo II».

Grazie alla quale ha creato il romanzo moderno. Però non ha fondato una tradizione, non in Spagna. Il romanzo moderno si è sviluppato ed è cresciuto in Inghilterra.
«Diciamo che in Spagna questo romanzo non c’è. Non sono uno storico, ma direi che il problema è il ritardo nella formazione di una classe media nel nostro Paese, quella cui parla appunto il romanzo moderno, coi suoi amori, matrimoni, adulteri. Don Chisciotte è un romanzo d’avventura, satirico, umoristico, forse non va in quella direzione. È tutto epica. Forse per questo è così vivo».


La Stampa – 15 marzo 2016


1 commento:

  1. Riprovo a scrivere un commento (a rischio censura, dove fare altrimenti commenti...) su questo nostro immortale ideale. Fra le altre cose è quasi l'unico che ci parla di un mastro Pedro "puparo" itirenante e poi, ormai è chiaramente dimostrato, che le anomalie del nostro eroe derivassero proprio dall' "abuso" di testi epici fra cui spiccava il nostro Maria Matteo Boiardo con il suo Innamorato. Quindi legame indissolubile con chi spesso ci rassomiglia veramente...
    Ma non vorrei dimenticare un altro legame soporatutto con il suo autore, compagno d'arme di un nostro compaesano quel Beccadelli che era nella stessa nave e quindi nella stessa battaglia con il Cervantes che tra l'altro perse un braccio. Queste due presenze (documentate dagli storici) oggi si avvalorano di un altra ricerca-supposizione da me condotta. Quando constatai che a Marineo abbiamo dei "Lepanto" ieri fabbri l'altro ieri "armieri" forse al seguito di questo Beccadelli presente appunto a Lepanto, da cui verosimilmente presero il cognome essenso stati appunto a ...Lepanto ed esercitrando quindi tale mestiere. Su Don Chisciotte sembra si sia detto tutto ma resta determinante da qualsiasi lato lo si analizzi. Non lo abbiamo mai analizzato ma sempre amato !

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