Francesca Bolino
Il sonno della ragione
non genera sempre mostri
Pensavate di
sapere tutto sui sogni e invece non è così. È passato più di un
secolo da L’interpretazione dei sogni di Sigmund Freud, decenni in
cui gli scienziati hanno raccolto elementi classificati in
gigantesche banche dati, alimentate dagli studi sul cervello.
Grazie alle neuroscienze
è ora possibile indagare i nostri meccanismi più segreti con una
precisione nemmeno immaginabile ai tempi di Freud. Il risultato di
tutto questo lavoro è che i sogni sono molto di più
dell’espressione dei desideri inconsci, sono «una chiave per
risolvere l’enigma della nostra coscienza: essi ci permettono di
riconoscere in che modo il nostro cervello produce quella che noi
percepiamo come realtà».
Stefan Klein, tra i più
noti saggisti scientifici tedeschi, affronta col passo del narratore
uno dei grandi enigmi dell’umanità alla luce dei nuovi metodi di
ricerca sul cervello: oggi non è più fantascienza leggere
direttamente i sogni di un soggetto mentre dorme, i segnali che uno
scanner riceve dalla mente di una persona addormentata rivelano
esattamente ciò che essa sta sperimentando. Mentre sogniamo, le
nostre capacità si ampliano e il nostro cervello cambia. E la nostra
personalità si sviluppa e muta.
In altre parole, il sonno
ha più potere su di noi di quanto abitualmente immaginiamo. Noi ci
sentiamo in pieno possesso delle nostre forze mentali quando siamo
svegli, e solo allora pensiamo di percepire la realtà così com’è,
mentre riteniamo il sonno uno stato subordinato, una porzione di
tempo sottratta alla vita attiva. Perciò guardiamo i sogni con
sospetto e diffidenza: un’immagine deformata della realtà.
In realtà il sonno non è
una pausa di riposo, ma una conseguenza di stati molto vari, nei
quali il cervello riordina le tracce del passato, acquisisce
conoscenza e si prepara alla giornata. Nel cervello tutto è in
movimento e quasi tutto è collegato con tutto: senza la possibilità
di sognare noi non potremmo esistere.
La Repubblica - 6 marzo 2016
I sogni
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