Swinging Palermo
Una biografia, di Palermo, e una
autobiografia, un libro di formazione, un album di ritratti, un modo
diverso di pensare la storia della città dagli anni Sessanta in poi.
Tutto questo e molto altro è Swinging Palermo, Sellerio 2015, pp. 353, £. 14,00.
Ascesa e caduta della «Grande Palermo».
Questa biografia culturale della città segue le idee e le persone, e i
momenti cruciali della vita delle istituzioni che ne derivavano, dalla
fine dei Cinquanta agli Ottanta del secolo scorso. Ma una storia non
vuol essere, perché Piero Violante si pone come narratore di ciò che ha
vissuto da protagonista e di ciò che lo ha colpito da testimone diretto;
si pone come spettatore tipico e quindi racconta insieme la formazione e
la maturazione sentimentale e culturale che poté avere l’intellettuale
della sua età, nato nell’immediato dopoguerra. Più o meno tutto quello
che di memorabile accadeva tra il Teatro Massimo e le cantine
dell’avanguardia, tra le università e gli incontri in libreria, tra gli
scavi archeologici e le mostre d’arte, tra le riviste di semiotica e il
quotidiano «L’Ora», tra le Settimane di Nuova Musica e i concerti degli
Amici della Musica, tra i tè pomeridiani dell’aristocrazia e i circoli
della contestazione studentesca, tra Leonardo Sciascia e la Scuola di
Palermo. Con una attenzione affettuosa per quel gruppo di persone che
l’autore denomina «classe dirigente d’opposizione», ossia i grandi
eccentrici maestri del sapere critico e dell’impegno ironico, i quali
trovano in questo libro una forte memoria finora mancata. Eppure, questo
libro si può anche assumere come una storia, forse la prima,
dell’opinione pubblica del dopoguerra, dal momento che quella cultura
critica, d’avanguardia, ironica, pienamente cosmopolita nelle forti
radici locali, fu a Palermo l’unica opinione consapevole e intelligente.
E in quanto storia, certi tratti di essa colpiscono nella loro
eccentricità, si offrono a riflessioni più ampie. Per esempio, il modo
singolare in cui gli intellettuali abbiano «acciuffato il contemporaneo»
nella cultura, appoggiandosi a un’aria antimoderna da Ancien régime; o
come la città potesse nello stesso tempo essere fervida capitale di
nuove arti, mentre attorno procedeva la sistematica distruzione della
sua unica bellezza storica; o come, soprattutto, mentre era attraversata
dai più formidabili cambiamenti, evoluzioni e convulsioni, potesse
abbandonarsi all’ideologia nostalgica della passività, all’idea della
«storia immobile», al cliché fatalistico dell’irresponsabilità civile.
(Dal risvolto di copertina del libro)
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