A tutti i poveri cristi crocifissi ogni giorno in ogni angolo del mondo.
febbraio 1963
Caro Caruso, vorrei spiegarle meglio per scritto, quello che le ho confusamente confidato a voce.
La prima volta che sono venuto da voi a Assisi, mi sono trovato accanto al capezzale il Vangelo: vostro delizioso diabolico calcolo! E infatti tutto è andato come doveva andare: l'ho riletto - dopo circa vent'anni (era il quaranta, il quarantuno, quando, ragazzo, l'ho letto per la prima volta: e ne è nato « L'Usignolo della Chiesa Cattolica », - poi l'ho letto solo saltuariamente, un passo qua, un passo là, come succede...).
Da voi, quel giorno, l'ho letto di seguito, come un romanzo. E, nell'esaltazione della lettura - Lei lo sa, è la più esaltante che si possa fare! - mi è venuta, tra l'altro, l'idea di fame un film. Un'idea che da principio mi è sembrata utopistica e sterile, «esaltata », appunto. E invece no. Col passare dei giorni e poi delle settimane, questa idea si è fatta sempre più prepotente e esclusiva: ha cacciato nell'ombra tutte le altre idee di lavoro che avevo nella testa, le ha debilitate, devitalizzate. Ed è rimasta solo lei, viva e rigogliosa in mezzo a me.
Solo dopo due o tre mesi, quando ormai l'avevo elaborata - e mi era diventata del tutto familiare - l'ho confidata al mio produttore: ed egli ha accettato di fare questo film cosi difficile e rischioso, per me - e per lui.
Ora, ho bisogno dell'aiuto vostro: di Don Giovanni, Suo, dei suoi colleghi. Un appoggio tecnico, filologico, ma anche un appoggio ideale. Le chiederei insomma (e, attraverso lei, con cui ho maggiore confidenza, alla « Pro Civitate Christiana») di aiutarmi nel lavoro di preparazione del film, prima; e poi di assistermi durante la regia.
La mia idea è questa: seguire punto per punto il «Vangelo secondo San Matteo », senza farne una sceneggiatura o una riduzione. Tradurlo fedelmente in immagini, seguendone senza una omissione o un'aggiunta il racconto. Anche i dialoghi dovrebbero essere rigorosamente quelli di San Matteo, senza nemmeno una frase di spiegazione o raccordo: perché nessuna immagine o nessuna parola inserita potrà .mai essere all'altezza poetica del testo.
È questa altezza poetica che così ansiosamente mi ispira. Ed è un'opera di poesia che io voglio fare. Non un'opera religiosa nel senso corrente del termine, né un'opera in qualche modo ideologica.
In parole molto semplici e povere: io non credo che Cristo sia figlio di Dio, perché non sono credente - almeno nella coscienza. Ma credo che Cristo sia divino: credo cioè che in lui l'umanità sia così alta, rigorosa, ideale da andare al di là dei comuni termini dell'umanità. Per questo dico « poesia »: strumento irrazionale per esprimere questo mio sentimento irrazionale per Cristo. Vorrei che il mio film potesse essere proiettato nel giorno di Pasqua in tutti i cinema parrocchiali d'Italia e del mondo. Ecco perché ho bisogno della vostra assistenza e del vostro appoggio. Vorrei che le mie esigenze espressive, la mia ispirazione poetica, non contraddicessero mai la vostra sensibilità di credenti. Perché altrimenti non raggiungerei il mio scopo di riproporre a tutti una vita che è modello - sia pure irraggiungibile - per tutti.
Spero tanto che abbiate fiducia in me.
Le stringo la mano, affettuosamente, suo
Pier Paolo Pasolini
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