15 marzo 2017

DACIA MARAINI PARLA DI MAFIA







  “QUEL CHE SO DELLA MAFIA LO DEVO A DOLCI E SCIASCIA”

Intervista a cura di Beppe Benvenuto
 
Quando vivevo a Palermo la mafia non si nominava nemmeno. Se qualcuno, magari uno straniero, chiedeva: «ma la mafia cos' è?» la gente rispondeva: «la mafia non esiste, è un' invenzione della stampa». Io sono cresciuta con questa idea che la mafia fosse un non detto, una non realtà, qualcosa su cui si fantasticava ma era più una leggenda che altro. Naturalmente sulla leggenda si incrostano i miti, le favole, le distorsioni dell' immaginazione. Infatti, si passava dall' esaltazione di un potere sotterraneo, sconosciuto e sempre presente, buono coi poveri e cattivo coi ricchi, secondo i racconti famosi dei Beati Paoli, a una sorta di paura che non aveva nome. Meglio non parlarne. La prima volta ho sentito parlare della mafia da Danilo Dolci. Un uomo che ricordo alto, massiccio, con gli occhiali piccoli e tondi alla Gramsci. Vestiva di bianco, incuteva simpatia e soggezione. Io ero una ragazzina, lui un uomo fatto. I siciliani lo guardavano con un misto di ammirazione e disprezzo. Ammirazione perché aveva lasciato le sue comodità nordiche per mettere su casa a Partinico, fra le pecore e i sassi di una Sicilia povera e violenta; disprezzo perché uno che non pensa ad arricchirsi, uno che non ama il potere, uno che aiuta i contadini a fare le battaglie per la terra, non può essere che un emulo di San Francesco, ovvero un uomo a metà, un debole, un rinunciatario che non conosce la passione del potere che in un uomo è considerata innata e profondamente virile. «Quando vivevo a Palermo la mafia non si nominava nemmeno. Se qualcuno, magari uno straniero, chiedeva "ma la mafia cos' è?", la gente rispondeva "la mafia non esiste,è un' invenzione della stampa". Io sono cresciuta con questa idea che la mafia fosse un non detto, una non realtà, qualcosa su cui si fantasticava ma era più una leggenda che altro. Naturalmente sulla leggenda si incrostano i miti, le favole, le distorsioni dell' immaginazione. Infatti si passava dall' esaltazione di un potere sotterraneo, sconosciuto e sempre presente, buono coi poveri e cattivo coi ricchi, secondo i racconti famosi dei Beati Paoli, a una sorta di paura che non aveva nome. Meglio non parlarne». Così l' incipit di Sulla mafia, un piccolo libro in cui Dacia Maraini raccoglie alcuni dei suoi scritti usciti nel corso degli ultimi anni intorno alla Sicilia e a Cosa Nostra. Sempre in apertura, la narratrice cresciuta a Bagheria ricorda di aver sentito apertamente trattare dei «bravi ragazzi» per la prima volta da Danilo Dolci, il sociologo triestino trapiantato a Trappeto che cercava di combattere la miseria con il metodo ghandiano. Nei suoi riguardi, i sentimenti non erano del tutto positivi. A quel forestiero, un po' predicatore un po' agitatore politico, si guardava piuttosto «con misto di ammirazionee disprezzo». Diventata adulta, l' autrice di La lunga vita di Marianna Ucria ricorda che proprio l' »amore per la Sicilia mi ha portato a cercare di capire e intendere e approfondire la questione mafia». Fra gli interlocutori, spicca il nome di Michele Pantaleone che del fenomeno trattava «con grande conoscenza. Il suo libro Mafia e politica è una miniera di informazioni». Il saggista e parlamentare socialista la faceva riflettere sul fatto «che Calogero Vizzini non aveva mai letto un libro e non conosceva il potere delle parole». «Per loro», commenta oggi amara la Maraini, «uno che scrive libri sulla mafia non è da considerarsi un pericolo. Chi li praticava mai i libri? Solo qualche nasuto topo di biblioteca, di cui si infischiavano allegramente. Per gli amanti della lupara i pericoli venivano dai giudici, dai procuratori, dai poliziotti e dai pentiti. Non certo dagli scrittori». Sempre sul terreno del «voler capire» sono sempre i libri a farle compagnia e a spingerla ad andare oltre. «Qualcosa me l' ha insegnata lo storico inglese Denis Mack Smith", osserva la romanziera, «con la sua Storia della Sicilia. Denis conosceva bene mia madre e ogni volta che arrivava a Palermo veniva a pranzo da noi». A seguire, gli scritti dei testimoni oculari, a cominciare da un testo oggi ampiamente dimenticato, l' autobiografia, curata da Felice Chilanti, di Nick Gentile, un mammasantissima del catanese che aveva fatto fortuna delinquenziale oltreoceano e che aveva avuto «il coraggio di parlare di sé». A chiusa del percorso informativo-conoscitivo «le parole di Buscetta, di Brusca, di altri. Nonché le ricerche e le interpretazioni storiche e antropologichee sociali di Saverio Lodato, di Corrado Stajano, di Pino Arlacchi, di Enrico Deaglio, di Salvo Vitale, di Luciano Violante. Nonché i grandi romanzi di Sciascia come Il giorno della civetta e A ciascuno il suo». Non ci sono però solo libri e autori nel volume della Maraini. Ci sono anche incontri. Intense sono le pagine dedicate alla sua città d' elezione, Bagheria: «una delle più belle (ex belle, prima della rapina del territorio) cittadine siciliane», di cui ritrae un momento doloroso, il secondo commissariamento da parte del ministro degli Interni nel giro di pochi anni. Eppure, in un luogo così martoriato, considerato «una piccola capitale della mafia», la scrittrice ha modo di incrociare persone ed esperienze che rappresentano una controtendenza. A conquistarla è, in particolare, il gruppo de "Il nuovo Paese". Rivista, stampata appunto nella sua cittadina, da un drappello di cronisti «responsabili e risoluti». Peraltro, «una stella solitaria che non fa sistema», come affermano con un buon tasso di autoironia i suoi stessi redattori. Le denunce circostanziate del giornale, che colleziona querele, sull' acquiescenza dei poteri nei confronti della presenza oppressiva degli uomini d' onore e dei loro amici nella vita locale, sembrano un' indicazione incoraggiante della possibilità di una ripartenza complessiva di segno diverso. Così discontinua rispetto al pregresso, spera e immagina la scrittrice, «da salvare il nostro paese dal degrado e dall' abbandono di sé».

Intervista di BEPPE BENVENUTO pubblicata su LA REPUBBLICA 13 settembre 2009

Nessun commento:

Posta un commento