22 agosto 2018

IL RITORNO DI EZIO SPATARO




     Con Ezio, negli ultimi mesi, è stato difficile dialogare. La politica spesso riesce a dividere anche gli amici. Ma per me - pur riconoscendo la mia parte di responsabilità - Ezio è più di un semplice amico. Pertanto continuo a volergli  bene e penso che, prima o poi, riprenderemo anche a parlare, con rispetto reciproco, di politica. Di seguito una delle sue ultime storie in versi: 

Spartenze e spartuti

Ricordo le lunghe file a imbuto
l’euforia di diventare uno spartuto
dopo una vita di panza e di presenza
finalmente mi preparavo alla spartenza

Dissi: ma chi nn’ama spartiri?
No! - mi risposero - semu cca pi partiri!
Ah si? E unn’e’ direttu lu viaggiu?
Mi dissero: unni c’è benessiri e travagghiu!

Già  mi sudava la cammisa
mentre spingevo la mia valigia Carpisa
orgoglioso di quel trolley griffato
me ne stavo lì accodato

Il marsupio mi pendeva dalla vita
dentro ci affondavo tutte le dita
gli incastravo i miei due cellulari
in quel marsupio della Naj Oleari

Pensai in tutta fretta
di passare al museo di Bolognetta
per avvisare gli ex articolisti
di inserirmi nella lista dei poveri cristi

Lo feci e gli dissi a quattrocchi
venite articolisti, scrollatevi i pidocchi
venite ad onorare il prodotto interno lordo
Ma chi? S’attaccaru cu li catini e cu li cordi!!!

Allora pensai  - scrivo a Santo Lombino
mi faccio citare in qualche suo libricino
oppure mi gioco la carta del Guastella
magari mi inserisce in qualche sua novella

Potrei tentare la carta del Benanti
magari mi inserisce in qualche libro di santi
Santu Ciru emigratu n’Lumbardia
facitimi la grazia mentri sugnu pi la via

Mi feci dei selfie col trolley firmato
gel nei capelli e pollice alzato
il cellulare in mano, lo scatto compulsivo
davanti il bastimento con il quale partivo

Andai in settentrione e vi incontrai i leghisti,
aprirono i porti a noi poveri cristi
ne approfittammo per rubargli il lavoro
terroni - ci gridaron tutti in coro

Erano leghisti novellini
quelli primitivi dell’era pre-Salvini
nella loro terra cercavamo un futuro
anche noi volevamo averlo duro.

All’approdare del nostro bastimento
vennero a farci il primo censimento
noi temevamo imminenti rimpatri
ed io pensavo - chi ci dicu a me patri ?

Dopo un odissea di patimenti
rimasi in quella terra fra gli stenti
ma grazie al mio ingegno e la mia arte
misi un bel gruzzolo da parte

Ora quando torno al mio paese
faccio il conte ed il marchese
la gente mi riverisce e mi vanta
perché gli sgancio la carta da cinquanta

Ho realizzato il sogno padano
dono alla chiesa, al prete e  al sagrestano
faccio opere di carità e beneficienza
io che un tempo avevo fatto la spartenza

E pensare che ero partito
con la valigia di cartone
avvolta in uno spago striminzito
come unica protezione

Dentro avevo messo pochissime vivande
insieme a qualche paio di mutande,
la sasizza di pupiddo essiccata,
i passoloni della Cannavata

Uomo di successo, un tempo spartuto
adesso ricordo quelle file a imbuto
io che mi son fatto da solo
a volte ripenso al vecchio molo.

Adesso mi fanno i complimenti
per essere salito sui vecchi bastimenti
quando con speranze quasi vane
partivamo per terre assai lontane

Ora spensierato mi lecco questo cono
e penso a spedirvi il pacco dono
dentro vi metto un vecchio reggiseno
due coppole si ricavano per lo meno.

Preparo la sputazza e il francobollo
mi preparo a chiudere il collo
sigillero’ in esso la spartenza
apritelo e ne sentirete l’essenza.

Ezio Spataro 
 
Testo ripreso da https://cavadeipoeti.blogspot.com/2018/08/spartenze-e-spartuti.html

2 commenti:

  1. Ciao Franco, preferisco ricordare la nostra amicizia quando non era ancora inquinata da violente discussioni in tema di politica. Ho scelto deliberatamente di allontanarmi da tutte quelle persone con le quali il dibattito sfocia nell'offesa personale e nell'attacco. Io non sono un politico quindi la mia veemenza o passione non ha fini propagandistici o di potere, ma solo genuinamente di opinione e speranza per il paese in cui sono nato. Le mie convinzioni e opinioni hanno spesso provocato rabbia in chi le ascolta, questa rabbia spesso é sfociata nell'incomprensione e nell'insulto. Essere preso per ignorante o ingenuo mi ha posto in un gradino molto basso del dialogo tale per cui il dialogo stesso non è più alla pari. Diventa una lezione che il colto e navigato fa al giovane ignorante e illuso. Per il bene della pace e dell'autostima ho preferito non andare oltre in una discussione destinata a farmi battezzare come ennesimo ignorante. Ho imparato poco a poco che il male non sta tutto da una parte, ma che viene facilmente identificato in chi detiene il potere. Una sorta di pregiudizio tale per cui potere uguale male. Allora il male è in tutti quelli che abbiamo votato chi ci rappresenta. Allora il male è in noi. Noi che non sappiamo votare, noi populisti, noi che abbocchiamo alla propaganda. Nostra é la curpa come diceva Buttitta. Allora io a questo fatalismo storico non ci sto, perché non c'è colpa nello scegliere, non mi pento delle mie scelte, non mi devo redimere dall'esercizio della mia libertà, non mi devo redimere dall'ignoranza perché le lezioni mi arrivano dalla vita e dall'esperienza, non dagli insegnamenti di chi ha già capito cosa devo capire. Grazie per avermi pubblicato la poesia sugli spartuti.

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  2. Caro Ezio, abbiamo sbagliato insieme. Anche tu sei stato verbalmente violento con me. Ma, anche se ho sbagliato a reagire, non ho mai pensato d'essere superiore a te...Più vecchio sì, superiore mai.Comunque, malgrado le cattive compagnie che frequenti, non ho mai smesso di volerti bene

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