La magia naturale nelle tradizioni araba, ebraica e latina
Tullio Gregory
La scienza magica non
conosce confini
Nella Micrologus
Library della SISMEL (Società Italiana per lo Studio del Medioevo
Latino) – una delle collezioni di medievistica più prestigiose in
Europa, diretta da Agostino Paravicini Bagliani – compare un
importante volume su La magia naturale tra Medioevo e prima età
moderna, raccolta di studi curata da Lorenzo Bianchi e Antonella
Sannino. Non si tratta di una storia continua ma di una serie di
contributi che illuminano momenti e personaggi particolarmente
significativi per comprendere i problemi, gli sviluppi, le
prospettive della scienza magica della natura nelle tradizioni araba,
ebraica e latina dal X al XVII secolo.
La fondamentale importanza, anche in questo campo del sapere, della cultura araba emerge qui in rapporto a due opere classiche: l’Enciclopedia dei Fratelli della purezza e un altro testo, destinato a larghissima fortuna fino al Rinascimento, noto in Occidente con il titolo enigmatico Picatrix, tradotto dall’arabo in castigliano e di qui in latino alla corte di Alfonso X il saggio, re di Castiglia e di Léon, attorno al 1256 – 1258.
Nell’Enciclopedia dei Fratelli della purezza è dedicata alla magia l’epistola finale, la 52 (sulla cui autenticità ha sollevato dubbi Alessandro Bausani): Carmela Baffioni, che ha portato molti contributi allo studio dell’opera (nel 2013 ha anche pubblicato il testo arabo con traduzione inglese delle epistole 15-21), ne mette in luce la complessa struttura e i nessi da un lato con l’astrologia e la medicina, dall’altro con la generale concezione del mondo come retto da un intelletto agente e da un’anima universale, ipostasi della tradizione neoplatonica che costituisce la trama di fondo di tutta l’opera.
Platonismo che regge
anche l’altro testo, capitale per la magia naturale, Picatrix (cui
è dedicato il saggio di Daniel De Smet) ove anche la scienza dei
talismani – artefatti destinati a raccogliere e orientare le
influenze celesti – si inserisce in una concezione dell’universo
retta – come in ogni sistema magico – dal gioco delle simpatie e
antipatie, forze che si richiamano e si respingono e con le quali il
mago – il sapiente per eccellenza – opera, conoscendole, secondo
tecniche sue proprie: non a caso nella scienza magica il sapere
teorico si congiunge sempre all’operare pratico, secondo una
connessione sapere-fare che offrirà suggestioni significative agli
ideali della scienza moderna, legata al tema dell’uomo come
«ministro e interprete della natura».
Non possiamo seguire tutti i percorsi proposti nei vari saggi, alcuni dei quali accompagnati da utilissime raccolte di testi tradotti in italiano, come per Guglielmo di Alvernia, a cura di Antonella Sannino, per l’averroista bolognese Taddeo da Parma studiato da Valeria Sorge, per L’unguento delle armi di Charles Sorel nel saggio di Mariassunta Picardi; ma non possiamo non segnalare – oltre al saggio sulla magia nel medioevo ebraico di Marienza Benedetto, i sondaggi su ermetismo e magia in Cusano proposti da Pasquale Arfé e il suggestivo percorso sulle trasformazioni della maga Circe seguite di Simonetta Bassi – i capitoli dedicati a due personaggi niente affatto marginali nelle polemiche sulla magia naturale: Lazare Meyssonnier e Charles Sorel.
Medico e influente personaggio alla metà del Seicento a Lione il primo, studiato qui da Oreste Trabucco: nella sua attività di scrittore e di editore Meyssonier accumula le discipline più varie e spesso ambigue all’interno di una concezione onnivora della magia (dal giovanile Pentagonum del 1639 a La Belle Magie ou science de l’esprit del 1669); uomo dalle sconfinate letture e insieme «pecuniae amantissimus», «famae cupientissimus», avido dunque di fama e di ricchezze, ma anche editore di testi importanti e fortunati (dagli Aforismi di Ippocrate alla traduzione francese della Pharmacopaea di Joseph du Chesne); attento alle novità del suo tempo e pronto a farle proprie e celebrarle, come per la dottrina della circolazione del sangue di Harvey o il cannocchiale di Galilei. Calvinista, convertitosi al cattolicesimo, «invecchia di anno in anno senza diventare saggio» annotava Guy Patin.
Vorremmo altresì
ricordare lo studio su un’importante figura del Seicento francese,
Charles Sorel, qui forse per la prima volta studiato da Mariassunta
Picardi sul tema della magia naturale, non solo nella celebre Science
universelle ma nella polemica contro la dottrina paracelsiana
sull’unguento delle armi, che proponeva una «cura magnetica delle
ferite» (come si intitola uno scritto di Rudolph Göckel del 1608)
consistente nella guarigione a distanza di una ferita da arma da
taglio ungendo, con opportuno «unguento armario», l’arma che
aveva inferto il colpo, oppure indumenti macchiati dal sangue del
ferito. Al problema è dedicato un interessante opuscolo polemico di
Sorel (L’unguento delle armi, 1636) del quale è data qui la
traduzione completa.
Questa attenzione ai testi è caratteristica di tutti gli studi raccolti nel volume, che permette anche di cogliere ambienti culturali attenti ai problemi della magia naturale, pur con esiti diversi: come emerge dal saggio di Lorenzo Bianchi su Campanella, soprattutto per i suoi giudizi e rapporti con Giovanni Battista Della Porta, Ferrante Imperato e altri autori operanti nel Regno di Napoli, presenti nel testo campanelliano Del senso delle cose e della magia, messo di nuovo a disposizione degli studiosi da Germana Ernst nel 2007, presso l’editore Laterza.
Il Sole 24Ore – 22
luglio 2018
La magia naturale tra
Medioevo e prima età moderna
A cura di Lorenzo Bianchi
e Antonella Sannino
SISMEL – Edizioni del
Galluzzo
€ 55
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