30 gennaio 2021

"AI" L' AMORE!

 


Chi prova amore porta con sé la pena di una mancanza permanente. L'amore ci ricorda qualcosa che fu perfetto e non è più.
Dico di una mancanza anche in presenza, di una perfezione sempre insufficiente. Si tratta forse della memoria (o della fantasia) di un amore primario. Memoria biologica di specie, perché la prova anche chi non ha mai avuto riposo nell'amore incondizionato (come pare sia quello di una madre), che tutto accoglie e da tutto protegge.
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Ma anche: quando siamo innamorati, eccediamo la misura di noi stessi, superiamo la nostra dimensione e proviamo l'inquietudine degli esuli, non ci abitiamo più, siamo sovrasensibili, elettrici, sensitivi.
L'ideogramma giapponese di amore, che significa <<un cuore colmo di pena>>, riassume figurativamente tutto questo: vi compaiono un uomo piegato all'indietro per un ingombro allo stomaco, poi un piede che si trascina e il concetto di cuore, il rimandare al cuore questa fatica, il sovrabbondare di stomaco e piede. Il traboccare del cuore di un amante è rappresentato dall'aver troppo mangiato e dall'avere troppo camminato.
L'amore rappresenta dunque un'anomalia della psiche, che versa in uno stato più elevato e vasto, rispetto al proprio stato abituale. L'anima prova pena per il suo essere uscita fuori dall'ordinario. Il sentimento amoroso è, alla lettera, un portatore di disordine, è quanto scardina alle fondamenta l'ordine stesso della cultura e della società.
L'ideogramma giapponese di amore esprime il concetto dell'anima umana come contenitore insufficiente per il sentimento amoroso. L'ideogramma giapponese di amore, come quello cinese, si pronuncia <<ài>>.
[ Maria Grazia Calandrone ]

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