05 gennaio 2021

SCIASCIA SEDOTTO DALLA MAFIA?

 



Oggi leggo in http://www.antiit.com/2021/01/sciascia-sedotto-dal-capomafia.html il post seguente che ripropongo solo per notare due cose:

1) La leggenda secondo la quale Sciascia avrebbe subito il fascino della vecchia mafia è antica. Ha contribuito non poco a diffonderla Danilo Dolci all'indomani del successo internazionale di uno dei più celebri racconti dello scrittore di Racalmuto, Il giorno della civetta (1961). Vent'anni dopo, l'accusa venne ripresa da Giorgio Bocca ed Eugenio Scalfari sul giornale La Repubblica, anche a seguito delle polemiche suscitate dagli interventi polemici di Sciascia contro la linea della fermezza sul caso Moro e , soprattutto, dopo il suo famoso articolo sui Professionisti dell'antimafia, pubblicato dal Corriere della Sera.

2) Chiunque legga integralmente, senza pregiudizi, l'intervista di Sciascia a Genco Russo si accorge che lo scrittore è tutt'altro che sedotto dal mafioso. Sciascia sta al gioco con il vecchio boss solo per riuscire a farlo parlare e fargli dire cose che altrimenti non avrebbe detto. Anche l'autore del post seguente fraintende l'autentico significato della famosa intervista ma, a differenza del Buttafuoco che sul Corsera prende diversi abbagli, per lo meno data correttamente l'intervista e la colloca nel suo autentico contesto. (fv)


domenica 3 gennaio 2021

Sciascia sedotto dal capomafia

Sciascia, non debuttante (l’intervista è del 1965, per “Mondo nuovo” - la rivista diretta da Lucio Libertini, creata dalla sinistra del partito Socialista e divenuta l’anno prima organo del Psiup, partito Socialista Italiano di Unità Proletaria” - e non del 1957 per “L’Europeo”, come dice oggi su “La Lettura” Buttafuoco), è chiaramente affascinato dal capomafia, erede di capomafia – di Calò Vizzini – che ha deciso d’incontrare. Per questo ha trattato con l’avvocato di Genco Russo – ma più probabilmente è stato convinto dall’avvocato a proporre l’intervista all’incauto Libertini, i rapporti in paese si svolgono così. Esordisce appaiando Genco Russo a Carducci: il “don” di Mussomeli descrive in moto perpetuo per sanare torti, dirimere liti, aiutare i bisognosi, reduce da una missione a Catania, per chiedere compassione all’università per una ragazza  cui manca un esame per laurearsi. “Al professore, o a un amico del professore, ha detto: «Promuovetela. Se bocciata dev’essre, la boccerà la vita»”, racconta Sciascia. E annota: “La pensava così anche Carducci”.
Si prosegue con dichiarata ammirazione: “Don Peppino è un ragionatore”. Con un ritratto fisico accattivante, benché nelle foto non sembri. E una formazione non equivoca: “Da giovane si è imposto per non comuni qualità di coraggio e di forza fisica: abbatteva un toro, letteralmente, prendendolo per le corna. Ora s’impone per l’astuzia, per la grezza ma non inefficace diplomazia, per la capacità di districare garbugli e dare giudizi «di pace»”.
I santini di mafia, sui cui molti prospereranno, a partire da Enzo Biagi, cominciano da Sciascia? Così pare.
Leonardo Sciascia,
 Intervista allo zio di Sicilia, ripubblicato da “Malgradotutto”, giornale online

https://www.malgradotuttoweb.it/sito2013/home/archivio/1198-intervista-allo-zio-di-sicilia.html

1 commento:

  1. Sciascia è stato incompreso da tanti. Ancora oggi si scrivono tante corbellerie sulla sua complessa opera. È vero che, talvolta, è stato lo stesso scrittore, col suo spiccato spirito polemico, a prestare il fianco ai fraintendimenti. Ma se si legge attentamente tutto quello che ha scritto sul fenomeno mafioso, senza inchiodarlo ad una frase o a qualche battuta, non si comprende come si sia potuto arrivare a pensare che sia stato "sedotto dalla mafia"!

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