La “Rerum novarum” del nostro tempo. Considerazioni in margine all’ultima enciclica di Papa Francesco
Pubblicato il 1 gennaio 2021 nella rivista DIALOGHI MEDITERRANEI
La lettera enciclica Fratelli tutti, firmata ad Assisi il 3 ottobre 2020 dal papa argentino che, non a caso, ha scelto di chiamarsi Francesco, sta suscitando un animato dibattito sia dentro che fuori la Chiesa cattolica. D’altra parte non è la prima volta che un intervento informale o un documento ufficiale del papa venuto “dalla fine del mondo” sollevi un vespaio.
In questo articolo cercheremo di esaminarla, come un documento storico, con il massimo scrupolo filologico anche perché i temi trattati sono di grande attualità e di estremo interesse anche per chi non condivide la visione religiosa della vita del papa. L’enciclica, nel solco del Concilio voluto da Giovanni XXIII, non è rivolta solo ai fedeli della Chiesa ma a «tutte le persone di buona volontà».
Nel preambolo il pontefice cita le parole di San Francesco: «beato colui che ama l’altro quando fosse lontano da lui, quanto se fosse accanto a lui», ricordando che il Santo di Assisi dappertutto «seminò pace e camminò accanto ai poveri, agli abbandonati, ai malati, agli scartati, agli ultimi». Particolarmente significativa appare inoltre, agli occhi del pontefice, la visita compiuta dal fraticello in Egitto, presso il Sultano Malik al Kamil, in un periodo storico segnato dalle crociate: «Egli non faceva la guerra dialettica imponendo dottrine, ma comunicava l’amore di Dio. Aveva compreso che «Dio è amore; chi rimane nell’amore rimane in Dio e Dio rimane in lui» (1 Gv4,16).
Mentre il suo predecessore, Benedetto XVI, nella sua Enciclica sociale Caritas in veritate, sosteneva con energia la sua continuità con la tradizione, negando che possa distinguersi una Dottrina sociale preconciliare da una postconciliare, Francesco, pur senza dirlo, afferma il contrario e tutto il suo pensiero, oltre al suo operato, lo dimostra ampiamente. Bergoglio, nel suo ottavo anno di pontificato, non ha alcuna difficoltà a riconoscere tra le sue fonti di ispirazione, oltre la Sacra Scrittura, uomini non cattolici come Martin Luther King, Desond Tutu, il Mahatma Gandhi e, soprattutto, il Grande Imam Ahmad Al Tayyeb, con cui si era incontrato il 4 febbraio 2019, nella città di Abu Dhabi, sottoscrivendo insieme il Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza umana che anticipa alcuni contenuti di questa enciclica (Cfr. 5, 192, 285).
Il preambolo dell’enciclica di Francesco si chiude con un riferimento alla pandemia del Covid 19 che ha investito il mondo intero, con una stoccata finale, piuttosto insolita rispetto al linguaggio felpato tradizionale:
«Proprio mentre stavo scrivendo questa lettera ha fatto irruzione in maniera inattesa la pandemia […] che ha messo in luce le nostre false sicurezze. Al di là delle varie risposte che hanno dato i diversi Paesi, è apparsa evidente l’incapacità di agire insieme. Malgrado si sia iperconnessi, si è verificata una frammentazione che ha reso più difficile risolvere i problemi che ci toccano tutti. Se qualcuno pensa che si tratti solo di far funzionare meglio quello che già facevamo, o che l’unico messaggio sia che dobbiamo migliorare i sistemi e le regole già esistenti, sta negando la realtà».
Tema questo che Bergoglio riprenderà e svilupperà nei capitoli I e V dell’enciclica. Di seguito procediamo nell’analisi seguendo l’ordine e gli stessi titoli dati dal Pontefice agli otto capitoli della sua lettera.
[omettiamo qui l'analisi testuale dell'enciclica che potete leggere nel sito della rivista che ha pubblicato integralmente l'articolo http://www.istitutoeuroarabo.it/DM/la-rerum-novarum-del-nostro-tempo-considerazioni-in-margine-allultima-enciclica-di-papa-francesco per passare direttamente alla parte conclusiva]
Fratelli tutti è la Rerum novarum del nostro tempo. Francesco, con la sua enciclica, è riuscito ad individuare i problemi emergenti del presente con la stessa efficacia mostrata nell’800 da Leone XIII. In nessun libro di sociologia e di storia contemporanea si trova la stessa lucidità di analisi e la stessa capacità di sintesi mostrata dal papa italo-argentino nella sua ultima enciclica. Una vera e propria summa dei problemi del nostro tempo: la globalizzazione e la digitalizzazione del mondo, il neoliberismo imperante nel mondo intero che non riesce più a rispondere ai bisogni degli ultimi, la perdita del senso della storia e i numerosi segni di un ritorno all’indietro, la crescita delle disuguaglianze sociali, l’esplodere della sfiducia, della rabbia, del cinismo e dell’indifferenza, l’incomprensione del fenomeno delle migrazioni, le contraddizioni prodotte da internet che avvicina ed insieme allontana le persone, facendo spesso perdere il gusto e il sapore della realtà concreta. Il tutto poi espresso con un linguaggio fresco, diretto e semplice.
Condivido, in gran parte, quanto sostenuto dallo storico Miguel Gotor in un eccellente articolo, intitolato Il Papa gesuita e i suoi nemici, pubblicato da La Repubblica lo scorso 18 novembre. In particolare anche Gotor è rimasto colpito dal suo stile comunicativo, affabile, diretto, fedele all’antico precetto dei Padri della Compagnia di Gesù: Suaviter in modo, sed fortiter in re. Egli è attento non soltanto alla sostanza delle cose, ma al come sono dette e da ciò deriva una speciale sensibilità al mondo della comunicazione con cui interloquisce, con una vigilata e dissimulata spontaneità.
Un altro tratto distintivo di Bergoglio è la predisposizione al dialogo. Per un gesuita la propria identità non è una fortezza da difendere, ma un ponte verso gli altri. In questa visione il dialogo diventa un metodo che si fa sostanza. Per un gesuita la verità non è un ciondolo da esibire, ma il prodotto di una ricerca che si arricchisce mediante la ricerca stessa. Gotor ha ragione di dire che Francesco ha tanti nemici dentro e fuori la sua Chiesa. Il loro astio poggia su una solidissima tradizione anti-gesuitica. Ma noi speriamo che il difficile ma coraggioso progetto di rinnovamento della Chiesa Cattolica intrapreso dal papa gesuita abbia alla fine successo.
Francesco Virga, 15 dicembre 2020
Sulla complessa personalità di Bergoglio ho già scritto e pubblicato un articolo due anni fa intitolato: L' indifferenza, una idea chiave da Gramsci a papa Francesco.
RispondiEliminaSulla complessa personalità di Bergoglio ho già scritto e pubblicato un articolo due anni fa intitolato: L' indifferenza, una idea chiave da Gramsci a papa Francesco.
RispondiEliminaBellissimo articolo.
RispondiEliminaEzio
Mi piace riprodurre il commento di Nino Di Sclafani pubblicato su Facebook: "Bravo Francesco Virga, davvero un pregevole ed esaustivo commento all'Enciclica "Fratelli tutti" di papa Francesco. Condivido tutto l'impianto e sono lieto come il tuo sguardo "laico" (come ti definisci), metta in evidenza, più di quanto tu possa immaginare, la tua vicinanza al Vangelo. Per duemila anni abbiamo letto nelle parole di Cristo solo ciò che era strumentale al perpetuarsi di un potere temporale in combutta con gli altri poteri terreni. In verità, al di là dei contenuti spirituali c'è tanto di concreto nella Buona Novella, un manuale di felicità ad uso dell'umanità che se fosse stato realmente messo in pratica vivremmo in mondo migliore, senza guerre, povertà, ingiustizie, prevaricazione: avremmo in pratica realizzato il Regno di Dio, ora, in questa vita." (Antonino Di Sclafani)
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