30 gennaio 2021

QUANDO I COMUNISTI MANGIAVANO I BAMBINI

 


UNA STORIA REALMENTE ACCADUTA CHE NON TROVERETE IN ALCUN LIBRO


«Disgraziatamente per noi la storia si è sempre scritta dai dotti pei dotti, e si è sempre occupata di grandi imprese più o meno vere, senza dir mai nulla di quel che faceva, di quel che pensava, di quel che credeva la grande massa del popolo.» Queste parole non sono state scritte da un rivoluzionario, ma da un medico palermitano della seconda metà dell’800 piuttosto conservatore. Questo medico si chiamava  Giuseppe Pitrè . Il rapporto quotidiano che aveva con la povera gente della sua città lo spinse , fin da giovane, a raccogliere una mole enorme di documentazione sulla vita di quello che allora si chiamava “popolino”: canti, fiabe, proverbi, usi e costumi, ecc. ecc. – Diede vita così, oltre ai numerosi volumi che costituiscono quella che lui stesso denominò “Biblioteca delle tradizioni popolari siciliane”, al Museo che oggi a Palermo porta il suo nome.
          Le parole del Pitrè diventano ancora più vere se si affiancano a quelle scritte, decenni prima, da un autentico rivoluzionario:«Le idee dominanti, in ogni epoca , non sono altro che le idee delle classi dominanti.» (K.Marx)
        Le parole non è vero che non contano. Le parole, specialmente quando rivelano la verità dei fatti, sono importanti. Per questa ragione tanti anni fa, avevo cominciato a raccogliere le testimonianze  dei vecchi contadini marinesi, ultimi testimoni di un mondo che oggi non esiste più, e di cui trovavo poche tracce persino nei libri di storia studiati all’Università. Ma per la verità, ad aprirmi per primo gli occhi sulle menzogne che si trovano nei libri, non sono stati nè Marx né Pitrè, ma bensì il mio nonno materno, Francesco Arnone, con cui condividevo la casa del Corso dei Mille in cui sono nato e cresciuto. Ricordo ancora che un giorno, trovandomi a leggere nella sua stanza la storia della prima guerra mondiale, mi invitò a leggere ad alta voce quello che c'era scritto nel mio sussidiario di quinta elementare del 1960. Dopo qualche riga in cui, in modo retorico, si raccontava allora la cosiddetta "IV Guerra d'Indipendenza", mio nonno mi fermò dicendomi: nel tuo libro si trovano solo menzogne, in nessun fronte di guerra si è mai visto un Enrico Toti! Adesso te la racconto io la vera storia del macello che è stata la guerra del 15/18 perchè io l'ho fatta quella guerra e ho visto coi miei occhi quello che ti racconto..
      Da allora non mi sono più fidato ciecamente dei libri. Anche per questo ne ho letti ed accumulati tanti: di ogni fatto, di ogni autore, infatti, ho cercato sempre di sapere il più possibile , ascoltando tutte le voci e tutte le campane. Non fermandomi mai nella ricerca della verità.
       Oltre ai libri, poi, mi è sempre piaciuto ascoltare le testimonianze di vita delle persone anziane. Per tutte queste ragioni una decina di anni fa ho cominciato a raccogliere, insieme ad un amico, alcune di queste testimonianze.
       Oggi mi è tornata in mente una storia che di seguito riprendo, dopo aver verificato che si tratta di una storia realmente accaduta. Protagonisti l'Arciprete Raineri, il compagno Ciro Bivona e la madre di un bambino che si voleva battezzare
       Naturalmente è talmente complessa la vita e la storia di ogni uomo che sarebbe stupido pensare di inchiodarla ad un atto sia pur significativo o a un dato di fatto. Peraltro i giovani d'oggi per comprendere bene l'operato di un Parroco nell'ultimo dopoguerra devono tenere presente il contesto storico in cui la Chiesa del tempo si trovò ad operare. Ora, anche se sono trascorsi poco più di mezzo secolo da quanto accaduto, la realtà odierna non ha nulla a che vedere con quella di 50 anni fa. Anche per questo non è affatto semplice comprendere le trasformazioni profonde avvenute. Allora il mondo era diviso in due blocchi, dominati rispettivamente dagli USA e dall'URSS. L'Italia apparteneva al mondo dominato dagli USA ma in Italia operava anche il più grande e forte partito comunista dell'Occidente. La propaganda degli uni e degli altri rappresentava la realtà in modo deformato:  ciò che per gli uni era inferno, per gli altri era paradiso. Era il tempo delle scomuniche e delle invettive reciproche. La Chiesa siciliana era dominata dalla figura del Cardinale Ruffini, di cui ci ha lasciato un ritratto indimenticabile Leonardo Sciascia. Il Cardinale Ruffini, a cui l’arciprete marinese era molto legato, in Sicilia allora contava più del Presidente della Regione. E così come era il Cardinale a Palermo a fare la lista del partito democristiano, a Marineo era Mons. Raineri a fare la lista dello scudo crociato per il Consiglio Comunale. (fv) 

 QUANDO I COMUNISTI NON POTEVANO BATTEZZARE I BAMBINI

      La storia si svolge nel periodo in cui (1945-1955) i braccianti e i contadini poveri in Italia, e soprattutto in Sicilia e nel Meridione, occupano i feudi e le terre incolte, portando in corteo insieme la bandiera rossa e un immagine del Santo Patrono del paese. La Chiesa Cattolica di quegli anni considerava i “socialcomunisti” (uniti allora nel FRONTE POPOLARE  che verrà sconfitto nel 1948) molto più pericolosi dei mafiosi. Anche per questo vennero “scomunicati” dal Papa del tempo (PIO XII) e dal Cardinale Ruffini che regnava in Sicilia e che contava più del Presidente della Regione.
      Ho raccolto un giorno la testimonianza di uno di questi contadini, Ciro Bivona, che a Marineo tutti conoscevano e rispettavano, soprannominato, per il suo impegno politico, CIRU BATTAGGHIA . Ciro era stato invitato a fare da padrino ad un neonato da battezzare. I genitori del bambino vennero convocati nella sacrestia della Chiesa dall’Arciprete Raineri il giorno prima del battesimo con l’invito pressante a cercare un altro padrino perché, disse loro, non poteva permettere ad un comunista “scomunicato” come Ciro Bivona di battezzare il loro figliolo. A questo punto la madre del bambino  reagì con molta energia all'invito del Parroco e, con parole colorite, rispose così: “ Si Vossia dumani nun fa battiari me figghiu a Ciru Bivona, io stessa davanti la Chiesa ci scippu li cugghiuna!”
     Soltanto grazie a queste parole Ciru Battagghia, il comunista scomunicato, riuscì a battezzare quel bambino.
     A futura memoria, se la memora ha un futuro. (fv)
  

PSPubblico di seguito la testimonianza inviatami da un caro amico di Delia (CL), il paese del grande critico letterario Luigi Russo e del poeta Stefano Vilardo, che serve a mostrare come quanto accaduto a Marineo  non costituisca un fatto isolato:

Caro Francesco, ricordavo che nel libro di Stefano Vilardo,  Una sorte di violenza ci fosse un episodio che avesse a che fare con l'argomento, ma si parla di scontri senza andare nello specifico. Queste notizie riferite a episodi realmente accaduti nelle chiese e nelle processioni le ho apprese da fonti testimoniali da anziani e compagni in sezione la sera quando discutevamo degli anni passati. Era il 1967 e molti testimoni di allora erano in piena attività, all'incirca con età dai 50 anni ai 60 circa. In effetti i compagni comunisti e molti dirigenti e donne e minatori contadini e braccianti erano stufi di una chiesa asservita alla dc di allora che difendeva gli agrari e in combutta con elementi mafiosi ( ma non era tutta la dc, vi erano anche coltivatori onesti e lavoratori di orientamento cattolico etc). Si recarono in chiesa in massa per contestare le prediche propaganda a favore della dc. Quando il prete o arciprete che fosse si mise a inveire contro i comunisti lanciando scomuniche e minacciando di non battezzare i figli di coloro che si professavano e avevano la tessera del pci, molti dei presenti chiaramente organizzati, si misero a protestare che la chiesa non dovesse intervenire nella politica, ma dovesse badare alle anime e alle messe. Si scatenò una gazzarra grida urla e spintoni fino a che uscirono fuori e si interruppe la funzione religiosa. Un altro fatto accadde durante la processione del Corpus Domini. Anche qui erano presenti in prima fila dirigenti dc e tutto l'apparato dando alla processione un tono di propaganda con preghiere innalzate contro il comunismo etc. Allora molti compagni e donne e dirigenti de pci presenti alla processione si sono inseriti con le bandiere rosse, ma i carabinieri presenti li hanno fatti allontanare senza denunziare nessuno. Invece per i fatti accaduti in chiesa l'Arciprete denunziò ai carabinieri tutti i dirigenti comunisti presenti in chiesa con testimonianze, guarda caso, tutte di dirigenti dc. Ps- ho copia della denunzia dell'arciprete di allora con i nomi e cognomi delle persone accusate.
Ciao , Angelo Pitruzzella.

Nessun commento:

Posta un commento