QUESTO TRENO FERMA A TUCUMCARI”
di Mario Pintacuda
Lo splendido western di Sergio Leone “Per qualche dollaro in più” (1965) inizia su un treno in corsa.
Un misterioso passeggero vestito di nero, di cui non si vede ancora il volto, è immerso nella lettura della Bibbia. Quando il controllore passa, chiedendo di esibire i biglietti, il tizio - senza alzare gli occhi dal libro - chiede: «Manca molto per Tucumcari?». La risposta è: «No, signore; passeremo fra qualche istante».
Allontanatosi il controllore, il passeggero seduto di fronte al presunto reverendo, un omino occhialuto con la barbetta, si sente in dovere di dire la sua: “Ehm, scusate se mi permetto, reverendo; ma dalla vostra domanda mi pare di aver capito che volete scendere a Tucumcari. Temo che abbiate sbagliato».
Nessuna replica dell’interlocutore, che resta assorto nella sua pia lettura.
Il brav’uomo però non demorde e continua: «Capisco, è seccante, ma per fortuna non irrimediabile; potrete scendere a Santa Fè e tornare indietro con il treno per Amarillo. Perché, vedete, caro reveren… do…». L’improvvisa esitazione nel tono della voce è stata causata dal fatto che il presunto reverendo ha abbassato il libro, mostrando un volto per niente ecclesiastico: espressione minacciosa, naso adunco, occhi stretti dallo sguardo intenso, una pipa gialla.
L’omino allora dichiara, sia pure con decrescente convinzione: «Questo treno non ferma a Tucumcari».
Il misterioso uomo vestito di nero non risponde; posa il libro nella sua borsa, ascolta il fischio del treno che si avvicina alla stazione e, nell’alzarsi, replica seccamente: «Questo treno FERMA a Tucumcari”. E sul verbo “ferma” la voce si sofferma fortemente e chiaramente.
Immediatamente dopo l’uomo, che alzandosi rivela la sua prestanza fisica (un metro e novanta d’altezza), impugna il freno d’emergenza e lo tira seccamente.
Stridore di freni, urla, agitazione, confusione, passeggeri che sbattono gli uni sugli altri. Il treno si ferma a Tucumcari.
Tutti si chiedono cosa sia successo e il capotreno infuriato apprende che “qualcuno ha tirato l’allarme”; intanto dallo scivolo in legno l’uomo, che indossa una lunga redingote nera e una cravatta altrettanto lugubre, scende trascinando giù il suo cavallo.
Il capotreno lo aggredisce verbalmente: «Ehi voi! Dico a voi! Non crediate di cavarvela così! Chi usa il segnale d’allarme è severamente puni…». Anche in questo caso la battuta muore in bocca all’uomo, quando vede che il passeggero è armato fino ai denti e ha un aspetto quanto mai intimidatorio.
Il tono del ferroviere cambia radicalmente: «Beh certo, c’è chi ha affari importanti…. Noi siamo a sua disposizione; se uno vuole scendere lo dice e…».
Il pistolero replica ironicamente: «Sono già sceso, grazie».
E il treno riparte, mentre il capotreno - alle rimostranze degli altri passeggeri - risponde soltanto: «Non avete mai visto un cavallo?».
Questa bellissima scena, che si può rivedere su YouTube (https://www.youtube.com/watch?v=xCCtNNGHqX4), ha per protagonista l’attore americano Lee Van Cleef, nei panni del colonnello Douglas Mortimer, divenuto provvisoriamente “bounty-killer” (“cacciatore di taglie”) e sulle tracce del bandito chiamato Indio (nel film interpretato da Gian Maria Volonté), colpevole di avergli ucciso una sorella.
La scena del film mi è tornata inevitabilmente in mente perché, “mutatis mutandis”, coincide perfettamente con la “gaffe” clamorosa del ministro dell’agricoltura Francesco Lollobrigida, cognato della premier, che ieri, trovandosi su un treno Frecciarossa in viaggio fra Torino e Napoli, ha ottenuto una fermata straordinaria del convoglio a Ciampino. Infatti, a causa di un ritardo del treno, il ministro rischiava di perdere due impegni già programmati (l’inaugurazione del parco urbano di Caivano e un intervento alla trasmissione di Nunzia De Girolamo su Rai Tre), sicché ha creduto bene di far chiamare la segreteria dell’amministratore delegato di Trenitalia, Luigi Corradi, chiedendo e ottenendo una fermata straordinaria del treno a Ciampino.
Probabilmente Lollobrigida si ricordava anche lui di Van Cleef e, pur non avendone la minacciosa prestanza fisica né le motivazioni, ha ritenuto di recitare - con non minor successo - la stessa scena del film di Leone. E suppongo che l’alto funzionario di Trenitalia abbia risposto più o meno come il controllore del treno a Tucumcari: «Beh certo, c’è chi ha affari importanti…. Noi siamo a sua disposizione; se uno vuole scendere lo dice e…».
In effetti, basta avere addosso un arsenale pieno di armi, costituite non più da pistole e fucili, ma dal potere, un potere arrogante, intimidatorio e che si sente sempre più assoluto; il risultato è immancabile.
«Questo treno non ferma a Ciampino» potranno pensare gli altri passeggeri, comuni mortali destinati a subire le imposizioni dei potenti.
«Questo treno ferma a Ciampino» potrà replicare, con lo stesso ghigno satanico di Lee Van Cleef, il potente ministro del governo in carica.
Del resto, come assicura Trenitalia, «non c’è stato alcun impatto né sui viaggiatori né sulla circolazione»; e poco importa che sia stato violato il regolamento che prescrive fermate straordinarie dei treni solo per gravi motivi di salute dei passeggeri o per motivi di ordine pubblico.
Ma si sa, ormai in questo Paese le leggi si fanno e si applicano “ad personam” e la legge non è (ci mancherebbe!) “uguale per tutti”.
P.S.:
Aggiungo una breve divagazione finale sull’attore Lee Van Cleef, che nel 1965 aveva 40 anni.
Era nato nel New Jersey e fu scritturato da Sergio Leone dopo che per il ruolo del “Colonnello” erano sfumate le precedenti candidature di Charles Bronson e Lee Marvin. Leone ricordò allora questo attore, che aveva visto in particine minori in famosi western come “Mezzogiorno di fuoco” di Fred Zinnemann (1952) e “Sfida all’OK Corral” di John Sturges (1957); non esitò dunque a cercarlo in America, dove Van Cleef era a un punto morto della propria carriera: aveva problemi di dipendenza dall'alcool e dal fumo e per vivere ormai si dedicava alla pittura, dalla quale ricavava ben poco.
Il successo di “Per qualche dollaro in più” (che aveva per protagonista anche Clint Eastwood nel ruolo iconico del pistolero col poncho) fu straordinario; l'incontro con Sergio Leone rilanciò Van Cleef, aprendogli la strada per una fortunata carriera in Italia.
E per noi ragazzi di allora, che ci entusiasmavamo (e non avevamo torto) per gli “spaghetti-western” che diedero una svolta epocale a questo genere cinematografico, l’immagine di Lee Van Cleef resterà sempre associata a quel suo indimenticabile primo piano e a quella lapidaria battuta iniziale di “Per qualche dollaro in più” (affidata alla voce straordinaria del doppiatore Emilio Cigoli): “Questo treno FERMA a Tucumcari”.
Nessun commento:
Posta un commento