Sotto il cielo
pacato di Novembre
come nette
profondano le linee
dei rettifili,
preciso lo spigolo
dell'edificio
l'ombra della luce
scompartisce,
e beato posa l'albero.
Avrei voluto
apprendere cotesta
tua chiarezza
infallibile, meriggio
senza una
nube, che a questo discreto
ed ovvio
paesaggio cittadino
imprimi oggi
un rigore architettonico
quasi di tela
neoclassica. Invece
cancellarmi
vorrei, tanto mi sento
un estraneo
accidente in queste splendide
tue geometrie,
non più che una confusa
macchia, una
pena, un vagabondo errore.
SERGIO SOLMI
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