A cinquant'anni dalla morte di Vittorini la Repubblica ricostruisce la storia
dell'amicizia fra lo scrittore siciliano e il grafico Albe Steiner.
Simone Mosca
Vittorini-Steiner.
Conversazione a Milano
È la sera del 12
febbraio 1966 sui Navigli a Milano, il pavé di via Gorizia lambisce
la Darsena, ancora un porto commerciale di chiatte e gru. Al civico
22 un uomo è morto e un amico non vuole dimenticarlo. Lo vuole
ricordare così bene che non una ma due volte lo ritrae di profilo
composto immobile nel letto. Alle 21,45, quando è appena spirato, e
poi alle 23.
A penna, in entrambi gli
schizzi, in poche linee traccia le lenzuola rincalzate, i baffi e i
capelli che sarebbero bianchi ma che l'inchiostro ritinge di nero. Il
viso che spunta dal cuscino è magro e severo, il sopracciglio
piccato. "Elio Vittorini è morto a Milano in viale Gorizia alle
21 e 45 del 12 febbraio 1966" scrive Albe Steiner sotto il primo
disegno. Con lo sguardo essenziale del grafico, cinquant'anni fa
fermava in queste due istantanee inedite l'ultima espressione di un
grande del Novecento italiano. Si erano conosciuti da partigiani nel
‘43 e non si erano più lasciati.
«Avevo diciott'anni e
mezzo quel 12 febbraio ed Elio, che per tutta la vita avevo avuto
vicino, fu la prima persona che vidi mancare» ricorda oggi Anna
Steiner, nata nel ‘47, figlia di Albe (1913-1974) e Lica
(1914-2008). All'indomani della ricorrenza, la memoria degli ultimi
anni di Vittorini è affidata soprattutto a lei. Mentre infatti
Bompiani ripubblica un'edizione arricchita di Diario in pubblico, è
nell'archivio di documenti, lettere, disegni e fotografie conservato
da Anna che rivive il Dopoguerra milanese dello scrittore nato a
Siracusa nel 1908.
Buona parte di una storia
che si può sfogliare in Lica Covi Steiner (Corraini), che Anna ha
dedicato alla madre, oppure visitando fino al 13 marzo al Museo del
Novecento di Milano la mostra Licalbe Steiner. Grafici partigiani.
Grafica a sua volta insieme al marito Franco Origoni nello studio che
fu dei genitori, Anna ripercorre gli anni dell'incontro tra i suoi e
Vittorini: «Per la verità nel ‘43 fu Lica, rimasta a fare la
staffetta in città, a frequentare per prima Elio». Vittorini era
già il famoso scrittore di Conversazione in Sicilia.
Fascista pentito inviso
al regime entra nell'orbita del Pci (mentre gli Steiner al partito
erano iscritti già dal ‘40). Fu un'entrata a gamba tesa. Una
lettera di due pagine datata 14 dicembre 1946, inviata da Vittorini
al "carissimo Albe" che si trova in Messico, racconta
ancora una volta la polemica nata sulle pagine de Il Politecnico.
Vittorini è il direttore della rivista uscita il 29 settembre del
‘45, Albe Steiner è l'architetto di un'impostazione
all'avanguardia in Italia, dove le immagini hanno un ruolo di primo
piano. Collaborano tutti i migliori scrittori italiani, si traducono
Brecht e Majakovskij. Scrive all'amico il gongolante Vittorini che
del Politecnico "...se ne discute in tutta la stampa in ogni
numero che esce e in questo momento ho una polemica sul problema dei
rapporti tra politica e cultura in cui è intervenuto Togliatti con
una lunga lettera".
Lica e Albe Steiner
Lica e Albe Steiner
La contesa, nata attorno
al primato della cultura sulla politica sostenuto da Vittorini,
finirà male. La rivista, in difficoltà economiche, chiuderà nel
‘47, e Vittorini risponderà a Togliatti di non voler suonare il
piffero della rivoluzione. La seconda parte della lettera è invece
solo per l'amico Albe: "Non ti ho detto, invece, che molto
spesso, la sera, ci mancate tu e la Lika, e che il tuo ottimismo era
per me come un buon cuscino...".
La vicinanza tra gli
Steiner e Vittorini, che al suo fianco dopo l'annullamento delle
prime nozze con Rosa Quasimodo, sorella del poeta, ha Ginetta
Varisco, diventa totale nel ‘49, da vicini di casa. «Due portoni
quasi contigui vicino al Parco Sempione, noi in corso Sempione e
Ginetta ed Elio in via Canova: avevamo le chiavi di casa gli uni
degli altri». Gli Steiner, sempre e ancora comunisti. Vittorini,
sempre e ancora polemico. Al Pci lo scrittore riserva l'ennesimo
sgarbo.
È il giugno 1950, con
una lettera indirizzata ai cinque giurati del Premio Internazionale
della Pace, fa sapere di non voler accettare il riconoscimento per il
suo Uomini e no, che considera il suo romanzo "meno valido"
perché "più funzionale". Il documento è noto, non è
noto che Vittorini lo inviò in segreto anche a Steiner.
«Condividevano davvero tutto. E sì, c'erano liti aspre, soprattutto
con mia madre. Ma in qualche modo, la coerenza oltranzista di Elio,
che poi era un tratto comune di quella generazione, veniva
riconosciuta come una voce critica vera, non era quella di un
anticomunismo opportunista».
Tra i ricordi conservati
da Anna Steiner anche tante foto, per esempio quelle delle vacanze
trascorse insieme a Bocca di Magra, sulla terrazza della Pensione
Sans Façon: «Ci si trovava d'estate con gli Einaudi, Vittorio
Sereni, Marguerite Duras — forse l'unica ad alzare il gomito
insieme al suo giovane amante Robert Antelme» ricorda Anna. Poi gli
anni passano, «Ginetta ed Elio si trasferiscono nella casa di lei in
via Gorizia» e nella comitiva compare anche il timidissimo e
balbuziente Calvino «che solo Albe riusciva a scuotere dalla
discrezione».
Nel ‘63, a
Quercianella, Livorno, due disegni blu. Vittorini ha appena scoperto
di avere un tumore allo stomaco, Steiner lo ritrae sdraiato su un
divano. Vittorini si opera, altri tre anni, poi la fine: «Io c'ero
quella mattina del ‘66 in via Gorizia, e smisi di piangere quando
vidi Marta, la storica domestica di Vittorini, una donna piccola e
fulva, che con un martello levava le croci e i paramenti dalla bara
perché Elio voleva un funerale civile». Calvino, in un ricordo
firmato nel ‘74 su l'Unita, scriverà che Vittorini e gli Steiner
erano capaci di trasmettere la passione, di immaginare il futuro,
l'utopia. Il 14 febbraio 1966, a Milano, sulla rivista studentesca
del Liceo Parini, La Zanzara, esce un'inchiesta sulla posizione della
donna nella società italiana che anticipa il movimento del ‘68. «È
difficile a volte credere al caso» dice Anna.
La Repubblica – 7
febbraio 2016
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