Questa è la copertina de il venerdì di Repubblica odierno. I giornali, si sa, hanno bisogno di novità per andare avanti e quando queste mancano provano a inventarle! Da una prima lettura di quest'ultimo scoop assicuriamo i nostri lettori che non è stato scoperto nulla di nuovo su Sciascia. FV
Ecco l'articolo:
I MISTERI DI SCIASCIA
L’eterno
trasformismo. La nascita dell’antipolitica. Il cambio di editori. Una
meditazione sull’ars moriendi. L’uscita dei "saggi sparsi"
rivela gli aspetti più nascosti dello scrittore siciliano
di Piero
Melati
ROMA. Zolfo.
Piombo. Inchiostro. Di queste tre elementi è fatta l’immaginaria città di
Regalpetra. Del primo elemento, scrive Leonardo Sciascia nel 1975, a proposito
della sua nativa Racalmuto: «Tutto ne era circonfuso, imbevuto, segnato».
L’aria, l’acqua, le strade: «Scricchiolava vetrino sotto i piedi». Ci si
friggeva anche il pesce, nello zolfo. Per circa due secoli la Sicilia ne ebbe
il monopolio. Era il petrolio dell’epoca. Nel 1834 l’isola contava 196 miniere.
Per oltre un secolo, ci morivano i carusi. A salvarli, più che la legge, fu
l’avvento dell’energia elettrica. Il secondo elemento di cui è fatta Regalpetra
è il piombo. Quando Sciascia nacque (1921) Racalmuto era il Far West: «Una lite
per confini o trazzere fa presto a passare dal perito catastale a quello
balistico». Poi c’era la mafia. E infine, ricorda il biografo di Sciascia,
Matteo Collura, «le campagne erano un brulicare di doppiette», per via della
caccia. Lo stesso Sciascia era stato uno sniper: «Con un fuciletto ad
aria compressa, a dieci metri, colpivo la capocchia di uno spillo».
L’inchiostro, infine. «Ne ricordo anche il sapore. Forse qualche volta l’ho
bevuto». Ed è l’inchiostro della scrittura ad aver trasformato la Racalmuto
reale in Regalpetra la fantastica, ad aver trasmutato il piombo in zolfo, e poi
lo zolfo in oro.
Le parrocchie di Regalpetra, l’esordio che nel 1956 trasformò un comune insegnante in Sciascia, compie sessant’anni. A undici dalla pubblicazione lui spiegò: «È stato detto che nelle Parrocchie sono contenuti tutti i temi che ho poi, in altri libri, variamente svolto. E l’ho detto anch’io. Tutti i miei libri in effetti ne fanno uno». Sciascia, dunque, ha scritto un solo libro, sempre dedicato a quel «gomitolo di vicoli» che dista 16 miglia dal mar africano e 68 da Palermo, che ricapitola tutto l’universo. Lo scrittore, nel ‘79, aggiungerà: «La Sicilia offre la rappresentazione di tanti problemi, di tante contraddizioni, non solo italiani, ma anche europei, al punto da poter costituire la metafora del mondo».
Un anno prima Sciascia aveva ultimato un saggio. Lo aveva titolato Fine del carabiniere a cavallo. Il saggio apre il volume di scritti sparsi che Adelphi (con questo stesso titolo) va a pubblicare. Il curatore dell’opera, Paolo Squillacioti, avverte: «Raccogliere tutto Sciascia è molto difficile. Sono infatti quasi 1.400 gli scritti dispersi». Eppure serviranno tutti per conoscere quell’unica storia che Sciascia per tutta la vita scrisse ed ampliò. In un illuminante ritratto di Alberto Savinio, contenuto in questa raccolta, lo scrittore sottolinea: «Sono riuscito a mettere insieme tutti i suoi libri. Ma tutti
Le parrocchie di Regalpetra, l’esordio che nel 1956 trasformò un comune insegnante in Sciascia, compie sessant’anni. A undici dalla pubblicazione lui spiegò: «È stato detto che nelle Parrocchie sono contenuti tutti i temi che ho poi, in altri libri, variamente svolto. E l’ho detto anch’io. Tutti i miei libri in effetti ne fanno uno». Sciascia, dunque, ha scritto un solo libro, sempre dedicato a quel «gomitolo di vicoli» che dista 16 miglia dal mar africano e 68 da Palermo, che ricapitola tutto l’universo. Lo scrittore, nel ‘79, aggiungerà: «La Sicilia offre la rappresentazione di tanti problemi, di tante contraddizioni, non solo italiani, ma anche europei, al punto da poter costituire la metafora del mondo».
Un anno prima Sciascia aveva ultimato un saggio. Lo aveva titolato Fine del carabiniere a cavallo. Il saggio apre il volume di scritti sparsi che Adelphi (con questo stesso titolo) va a pubblicare. Il curatore dell’opera, Paolo Squillacioti, avverte: «Raccogliere tutto Sciascia è molto difficile. Sono infatti quasi 1.400 gli scritti dispersi». Eppure serviranno tutti per conoscere quell’unica storia che Sciascia per tutta la vita scrisse ed ampliò. In un illuminante ritratto di Alberto Savinio, contenuto in questa raccolta, lo scrittore sottolinea: «Sono riuscito a mettere insieme tutti i suoi libri. Ma tutti
i suoi libri
non fanno “tutto Savinio”: bisognerà raccogliere tutti i saggi, gli articoli e
rendersi conto che si tratta, dopo Pirandello, del più grande scrittore
italiano di questo secolo»...
Continua sul Venerdì del 5 febbraio 2016
Continua sul Venerdì del 5 febbraio 2016
Nulla di nuovo sotto il cielo! Di nuovo, per così dire, c' è solo la notizia della prossima pubblicazione del terzo volume dell'opera omnia di Sciascia, edizione Adelphi, che dovrebbe comprendere inediti dello scrittore di Racalmuto. Naturalmente vedremo di che si tratta quando il libro arriverà in libreria. Ma mi pare opportuno ricordare quanto accaduto un anno fa quando, apparsi alcuni articoli giovanili dello scrittore, alcuni si precipitarono a parlare di un fantomatico Sciascia democristiano:http://cesim-marineo.blogspot.it/2014/11/ci-mancava-soltanto-sciascia.html
RispondiEliminaAda Loffredo: La raccolta di scritti dispersi che uscira' penso possa essere interessante, o no?
RispondiEliminaFrancesco Virga: Resto in attesa anch'io di vedere il libro. Ma non mi aspetto le sorprese annunciate anche perchè, nella maggior parte dei casi, si tratta di articoli già pubblicati su giornali e periodici vari - non raccolti nelle precedenti edizioni sciasciane - che io ho già letto nei luoghi in cui videro la loro prima luce.