Ieri sera a Palermo ho potuto finalmente vedere I, Daniel
Blake , l'ultimo film di Ken Loach, Palma d'oro all'ultimo Festival del Cinema di Cannes. Un film duro che ti sbatte in faccia le contraddizioni sociali create dall'economia neoliberista nel mondo odierno.
Ripropongo di seguito la recensione che ne ha fatto un giovane critico
cinematografico subito dopo averlo visto in anteprima a Cannes:
KEN
LOACH TORNA ALLE VETTE PIU’ ALTE DEL SUO CINEMA
Pierpaolo
Festa
Ken Loach prende bene la mira e colpisce forte. Il
suo bersaglio? Naturalmente il governo britannico, ancora una volta vero
cattivo nel suo nuovo film. Con I, Daniel
Blake il cinema di Loach torna a raggiungere le sue vette più
alte, giocando sul passaggio da dramma a horror sociale, ovvero una
storia che terrorizza per quanto possa essere vera. Una vicenda ambientata
direttamente nell'inferno creato dalle istituzioni. Un posto in cui non ci sono
fiamme né gabbie di ferro incandescente, solo pareti fatte di scartoffie da
riempire: quei moduli con cui fare domanda per ricevere il sussidio statale.
Possono essere di carta o documenti digitali, ma la garanzia è che nel momento
in cui l'onesto protagonista del film decide di compilarli si ritroverà su un
percorso di dolore e sofferenza da cui non si torna indietro.
Daniel Blake racconta la parabola discendente di
un onesto cittadino britannico, carpentiere che perde il suo lavoro e viene
piano piano spogliato di tutta la sua dignità, intrappolato all'interno della
grande ragnatela velenosa del sistema sanitario britannico che non gli
riconosce il sussidio di invalidità dopo che è stato colpito da un infarto. Venticinque
anni dopo Riff Raff quegli stessi operai sono andati avanti senza mai
smettere di incassare i colpi della vita. Colpi verso i quali hanno reagito
sviluppando i giusti "anticorpi". Ma non c'è difesa che tiene davanti
ai colpi dello Stato. Questo ci dimostra Loach che mira al nostro cuore -
e in un paio di scene affonda fino a provocare le lacrime - e allo stesso
tempo accende il fuoco della nostra collera.
La
commozione viene liberata quando il regista nel raccontare il mondo dei nuovi
poveri fa luce su solidarietà e comprensione tra esseri umani. L'ira è invece
prodotta da una dose costante di frustrazione somministrata dalle autorità e
dai suoi funzionari ai protagonisti del film.
Si esce a pezzi da I, Daniel Blake certi di una cosa, che il cinema britannico
quando realizzato al massimo delle sue potenzialità, in primis nella
recitazione, si conferma il numero uno oltre ogni dubbio.
Pierpaolo
Festa, Cannes 13 maggio 2016
Per concludere mi piace riprendere le parole dello stesso regista Ken Loach che, subito dopo aver ricevuto la meritatissima “palma d’oro” 2016 a Cannes, la scorsa primavera, ha rilasciato questa dichiarazione:
“Dobbiamo combattere per un nuovo modello economico,
perché quello liberista non darà mai una vita dignitosa a tutti.(..). Il centro sinistra non esiste. Puoi essere a favore
del mercato e della deregulation e allora sei a destra, oppure essere
favorevoli ad un'economia pianificata e alla proprietà comune e allora sei a
sinistra. Bisognerebbe dire a certi politici che quando uno sta al centro della
strada di solito viene investito.(...). La rabbia è un requisito indispensabile per
cambiare. Rabbia non nel senso personale del termine, bensì razionale. Rifiuto
ragionato di accettare l’inaccettabile.”
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