Rimetto in prima pagina il post pubblicato ieri dal momento che le notizie dell'ultima ora confermano la mia ipotesi di lettura di quanto accaduto in diverse città tedesche la notte di capodanno. Intanto, mentre viene attaccata dall'estrema destra tedesca la comprensione umana mostrata dalla Merkel nei confronti dei profughi e degli immigrati, è stato dimissionato il capo della polizia tedesca. fv
Ieri ho sentito e letto cose allucinanti su quanto accaduto la notte di capodanno in una grande e civile città tedesca. Prima ancora di accertare i fatti realmente accaduti, i principali quotidiani italiani hanno usato parole di fuoco contro i presunti attori delle aggressioni denunciate da un gruppo di donne tedesche; si è tornati a parlare di guerre di religione e della presunta superiorità della civiltà occidentale rispetto a quella degli altri.
In attesa di conoscere meglio quanto realmente accaduto - non avendo dimenticato l'incendio del Reichstag ( Il Parlamento tedesco) avvenuto negli anni trenta del secolo scorso, incendio operato dai nazisti ma attribuito ai comunisti! - faccio mio questa mattina quanto segue:
COLONIA E L'INAUDITO
Siccome in questo blog ci piacciono le patate bollenti, quella di oggi sono i fatti di Colonia: l’aggressione sessuale indiscriminata, di massa, che nella notte di Capodanno ha colpito le donne, tutte le donne che si trovavano lì, nella zona della stazione, a opera di una non meglio definita torma di giovani uomini definiti “arabi o nordafricani”. Novanta denunce (sembra destinate ad aumentare, e sembra inoltre che una cosa del genere sia accaduta pure ad Amburgo), indagini serrate ma non è chiaro su chi e cosa, visto che di quel migliaio e passa di uomini si sa molto poco. Rifugiati? Immigrati regolari? Immigrati irregolari (posto che in Germania ce ne siano)? Comparse?
La prima cosa che m’è venuta in mente è stata la modalità del tutto inconsueta con cui questa notizia è affiorata – non più tardi di 24 ore fa – fino a campeggiare ovunque (come senz’altro merita). Viene però da chiedersi come sia possibile che, nel mondo simultaneo in cui viviamo, dove ogni cosa è condivisa pressoché al suo accadere, questa notizia ci abbia messo ben cinque (cinque) giorni a farsi strada nelle home page e sui social. Perché sia tuttora così poco chiara nei particolari, e di fatto – nelle migliaia di ripetizioni e ri-confezionamenti – piuttosto monolitica, con un corpus narrativo sempre uguale e quasi privo di dettagli aggiuntivi, come di solito avviene nella natura “a cascata” dell’informazione. Una notizia che non si muove affatto come di solito si muovono le notizie (tanto che c’è persino chi sospetta persino teatrini e montature anti-Merkel, sceneggiate che smantellino la pietas dell’accoglienza).
Nulla di questo, ovviamente, toglie un’oncia allo stupore traumatico, al franco orrore che uno scenario simile suscita.
La seconda cosa che ho pensato – al netto dei clamori del solito coro tragico degli xenofobi e razzisti – è stata: finalmente, ora si dovrà affrontare quel cavolo di nodo taciuto, dribblato, ignorato finora persino dalle migliori menti della mia generazione: la sostanziale misoginia che – sostenuta da sistemi religiosi (non solo, non necessariamente islamici) fondati sulla coercizione e da sistemi politici fondati sulla tirannia e da sistemi educativi fondati sulla repressione sessuale – informa interi Paesi, intere culture.
Sì, anche molti dei Paesi dei rifugiati, le cui donne sono due volte vittime: nello spazio privato e nello spazio pubblico.
E da donna, da donna pensante, da donna pensante occidentale che i veli se li è dovuta levare poco alla volta, in decenni e forse secoli, io non posso tacere che, se c’è una questione, come dire, verticale, che riguarda popoli, Paesi, guerre e dittature, migrazioni e frontiere, ce n’è un’altra, ahinoi, orizzontale, che riguarda la condizione femminile trasversalmente e forse globalmente.
E questa questione incrocia, in tremenda rotta di collisione, tutti i nostri discorsi sull’integrazione e l’accoglienza, sulla mescolanza e il rispetto.
La scena che sembra emergere dai fatti di Colonia – gli inauditi fatti di Colonia, e sono particolarmente contenta di poter piazzare con pienezza quell’ “inauditi”, nell’Europa che pure ha bruciato le sue streghe e ha discriminato le sue donne, nell’Europa della crisi dove pure le teste delle donne sono le prime a cadere, i diritti delle donne i primi a essere messi tra parentesi (ma toccherà a tutti, tranquilli, è solo questione di tempo), nell’Europa e nell’Occidente che pure fonda intere industrie di pornografia e sfruttamento sul corpo delle donne – ricorda la scena, le scene descritte nel recentissimo libro di Mona Eltahawy “Perché ci odiano”, breve trattato sulla misoginia che copre, col suo velo nerissimo, intere aree del nostro mondo. Il palpeggiamento di massa, la riduzione della donna a corpo di soddisfazione collettiva e indiscriminata, a oggetto d’istinto predatorio primario, a prescindere dal suo aspetto, dalla sua età, dalla sua condizione: una cosa che le donne di altre zone del mondo – ci racconta con dovizia di dettagli la Eltahawy – conoscono bene, e fin dalla più tenera infanzia. Secondo un principio di possesso e di predazione autorizzato talora persino dalle leggi, e comunque di fatto vigente in ogni ambito della vita, a cominciare dalle relazioni più intime e familiari. Un principio mai messo in discussione, persino nei Paesi in cui le donne sono scese in piazza al fianco degli uomini per rovesciare regimi e tiranni: il loro privato regime, i loro privati tiranni sono ancora tutti lì.
E non è questione di velo o non velo, anche se la motivazione prima del velo, vi ricordo, è sempre la legge di “modestia” inflitta alle donne, e la necessità che non “turbino” l’autocontrollo maschile, che, si sa, malgrado siano loro il sesso forte, è assai debole…
Infine, una vicenda come quella di Colonia e Amburgo – speriamo col passare delle ore più dettagliata e chiara in tutti i suoi aspetti – merita una franca, anzi spietata riflessione, perché tocca quel nodo dolente e cruciale dei diritti femminili e dei diritti umani (questioni pressoché indistinguibili in molte parti del mondo), e non possiamo consentire che, in nome di un imbecille e omertoso “relativismo culturale”, o in nome di un’opposizione purchessia agli scemi xenofobi (cosa sempre buona e giusta), lo si passi sotto silenzio. In troppi e troppe stanno tacendo, in queste ore, sia pure – taluni e talune – per il nobile scopo di non nuocere alla causa dei disperati che bussano alle nostre porte.
Ma io sono furiosa, come donna, come cittadina del pianeta, come attivista dei diritti umani. Sono stanca di collezionare donne lapidate, decapitate, stuprate e impiccate. Donne violate in tutte le forme possibili. Donne zittite, cancellate a partire dal volto, dai capelli, dagli abiti.
Non si fanno rivoluzioni e non si fanno accoglienze, senza risolvere la questione delle donne. E nessuna donna può stare in silenzio, da qualunque parte stia, in qualunque dei nostri mondi abbia la sorte di vivere.
Da https://manginobrioches.wordpress.com/2016/01/06/colonia-e-linaudito/
*****
P. S. : Da ieri, su giornali tv e rete, la consueta gazarra su quanto accaduto a capodanno in Germania. E, prima ancora di conoscere i fatti, sono state scritte cose di cui tanti dovranno vergognarsi un giorno. Stamattina, per fortuna, su radio tre ho ascoltato invece dei pacati ragionamenti che confermano i miei sospetti sulla dinamica dei fatti. fv
Di seguito ripropongo l'ottimo intervento di Fabio D'anna:
Dai
fatti di Colonia alla mancata integrazione. Il caso Zalone.
Viviamo ormai per slogan, per sentito dire, e gia' una voce e' sufficiente per mobilitare editorialisti, anchor man o woman, politicanti di tutte le fogge.
Si sa che circa 90 donne sono state derubate e/o palpeggiate a Colonia durante i festeggiamenti della notte di Capodanno.
Si dice che gli aggressori sembrassero arabi.
Notizie scarne e contraddittorie che dovrebbero suggerire cautela perche' non e' dato conoscere se gli aggressori agissero in gruppo, quale la loro nazionalita' e se il loro intento fosse la molestia sessuale o il furto.
Invece, si sono subito alzate le cordate ideologiche contro" gli uomini che odiano le donne" e gli immigrati che violentano le nostre donne e ci vogliono riportare al Medioevo.
Cosa possa entrarci, se provato per tutti i casi come gia' per gli arresti eseguiti, il furto con l'odio di genere o di razza rimane avvolto dal limbo della comunicazione da slogan.
A questo punto ci si dira' quale sia il
nesso tra il comico Zalone e i fatti di Colonia. Il legame non e' ,ovviamente ,diretto ma riguarda il tema del razzismo, dell'integrazione e della semplicita' del linguaggio.
Nella realta' odierna, come nel film, ci si muove da un diiffuso senso di razzismo( Nord- Sud, Neri-Bianchi) alla difficolta' di armonizzare le diversita'.
In Italia, come nella tanto decantata Europa, ci sono difficolta' , strumentalizzate politicamente in modo becero, sia contro i meridionali, sia contro gli europei" poveri" da parte dei nordici e degli appartenenti ai paesi ricchi.
In questo quadro, vi e' stata l'invasione dei
migranti provenienti dall'Africa e dal Medio Oriente. E anche qui si s-ragiona per slogan.
Sono nostri fratelli, accogliamoli tutti, buttiamoli in mare ci rubano il futuro.
Posizioni che tengono banco nel dibattito politico europeo e che sono viziate da residui ideologici permeati da razzismo, in un senso o nell'altro.
Perche' ragionare in termini di razza e' sia negare ogni futuro, sia tollerare tutto senza fissare e fare rispettare regole ben stabilite.
La tanto invocata integrazione non puo' prescindere dalla rigida osservanza della
legge, cosi come avvenne quando i
migranti eravamo noi e non sempre della
migliore specie.
Forse, allora, la politica e l'informazione dovrebbero andare a lezione da Zalone che,scegliendo la semplicita' del linguaggio, riesce a rifuggire dalla banalita' e dall' intellettualismo condito da borghesia danarosa e chic.
Insomma, se si guarda con occhi nuovi si puo anche sorridere di cio' che intristisce.
Viviamo ormai per slogan, per sentito dire, e gia' una voce e' sufficiente per mobilitare editorialisti, anchor man o woman, politicanti di tutte le fogge.
Si sa che circa 90 donne sono state derubate e/o palpeggiate a Colonia durante i festeggiamenti della notte di Capodanno.
Si dice che gli aggressori sembrassero arabi.
Notizie scarne e contraddittorie che dovrebbero suggerire cautela perche' non e' dato conoscere se gli aggressori agissero in gruppo, quale la loro nazionalita' e se il loro intento fosse la molestia sessuale o il furto.
Invece, si sono subito alzate le cordate ideologiche contro" gli uomini che odiano le donne" e gli immigrati che violentano le nostre donne e ci vogliono riportare al Medioevo.
Cosa possa entrarci, se provato per tutti i casi come gia' per gli arresti eseguiti, il furto con l'odio di genere o di razza rimane avvolto dal limbo della comunicazione da slogan.
A questo punto ci si dira' quale sia il
nesso tra il comico Zalone e i fatti di Colonia. Il legame non e' ,ovviamente ,diretto ma riguarda il tema del razzismo, dell'integrazione e della semplicita' del linguaggio.
Nella realta' odierna, come nel film, ci si muove da un diiffuso senso di razzismo( Nord- Sud, Neri-Bianchi) alla difficolta' di armonizzare le diversita'.
In Italia, come nella tanto decantata Europa, ci sono difficolta' , strumentalizzate politicamente in modo becero, sia contro i meridionali, sia contro gli europei" poveri" da parte dei nordici e degli appartenenti ai paesi ricchi.
In questo quadro, vi e' stata l'invasione dei
migranti provenienti dall'Africa e dal Medio Oriente. E anche qui si s-ragiona per slogan.
Sono nostri fratelli, accogliamoli tutti, buttiamoli in mare ci rubano il futuro.
Posizioni che tengono banco nel dibattito politico europeo e che sono viziate da residui ideologici permeati da razzismo, in un senso o nell'altro.
Perche' ragionare in termini di razza e' sia negare ogni futuro, sia tollerare tutto senza fissare e fare rispettare regole ben stabilite.
La tanto invocata integrazione non puo' prescindere dalla rigida osservanza della
legge, cosi come avvenne quando i
migranti eravamo noi e non sempre della
migliore specie.
Forse, allora, la politica e l'informazione dovrebbero andare a lezione da Zalone che,scegliendo la semplicita' del linguaggio, riesce a rifuggire dalla banalita' e dall' intellettualismo condito da borghesia danarosa e chic.
Insomma, se si guarda con occhi nuovi si puo anche sorridere di cio' che intristisce.
Riprendo alcuni commenti che questo post ha suscitato in FB:
RispondiEliminaSilvana Cafarelli: Grazie Francesco!
Francesco Virga: Tra le tante altre cose, trovo molto strano il comportamento della efficiente polizia tedesca...
Silvana Cafarelli: Magari fosse una questione d'efficienza! Mi sono convinta che c'è sotto ben altro, devono cambiare le teste.
Francesco Virga: Oltre a cercare di cambiare le teste alle persone - cosa notoriamente assai difficile da fare - occorre anche capire chi ha orchestrato il tutto. Perché, sembra ormai chiaro, una regia c'è stata!
Silvana Cafarelli: Quando ho scritto di essere convinta che dietro a tutto c'è ben altro, alludevo proprio ad una regia occulta, siamo d'accordo.
E sono altrettanto convinta che serva fino ad un certo punto trovare IL COLPEVOLE, il REGISTA, CHI è stato capace di un disegno così assurdo. Chi ha SCELTO di seguirlo è altrettanto colpevole. A mio parere, non ci sono argomentazioni di sorta.
Loretta Fusco: È sempre difficili esprimere opinioni che siano oggettive e non frutto di manipolazioni mediatiche.
RispondiEliminaFrancesca Sgorbati Bosi: Sta dicendo che centinaia di donne sono pazze o mitomani? E non solo a Colonia, ma anche in altre città!
Francesco Virga: Nessuno sostiene questo, cara Francesca. Se hai la pazienza di leggere tutto dovrebbe essere chiaro cosa penso...
Francesca Sgorbati Bosi: cito "i presunti attori"
Francesco Virga: Francesco Virga
Francesco Virga I presunti sarebbero i soliti africani e musulmani, accomunati ormai indiscriminatamente, magari per preparare una nuova shoah o "soluzione finale"!
Stamattina, a radio tre, ho finalmente sentito qualche primo onesto ragionamento. E i miei sospetti sembra che abbiano più di un fondamento...
Francesca Sgorbati Bosi: Io da anni propongo che il permesso di soggiorno sia dato alle SOLE donne e sia legato 1) alla frequenza scolastica delle minorenni della famiglia 2) alla frequenza di corsi di italiano per le maggiorenni 3) a periodiche visite mediche che accertino l'integrità fisica e il benessere delle donne. Mariti e fratelli dovrebbero trattarle bene, altrimenti...
Relativamente all'articolo, plaudo a "non possiamo consentire che, in nome di un imbecille e omertoso “relativismo culturale”, o in nome di un’opposizione purchessia agli scemi xenofobi (cosa sempre buona e giusta), lo si passi sotto silenzio".
RispondiEliminaGiovanni Marchetti: Come sempre hai un grande intuito Francesco...la Merkel ha intanto sospeso il capo della polizia a Colonia ne sapremo delle belle...nelle prossime ore.
Francesca Sgorbati Bosi: intanto Mentana, a La7 tg, definisce "bravata" gli attacchi alle donne di Colonia...
Giovanni Marchetti: Francesco poneva l'accento che ad essere accusati subito son stati gli extracomunitari....Non altro !!!!