Sull'ultimo numero del periodico "Cieli Nuovi Terra Nuova" un mio articolo su due dei più grandi intellettuali italiani del 900. Ecco il testo:
PIER PAOLO PASOLINI e LEONARDO SCIASCIA.
Due intellettuali contro ogni forma di conformismo e di prepotenza.
Virga Francesco
Pier Paolo Pasolini (1922-1975) e Leonardo Sciascia (1921-1989) si sono ritrovati più volte a collaborare nei loro impegni letterari e civili. Sciascia è stato il primo editor di Pasolini quando quest'ultimo era ancora un illustre sconosciuto. Sul fronte civile, inoltre, hanno sempre combattuto contro ogni forma di ipocrisia e di prepotenza. Entrambi, infatti, hanno sempre amato contraddire gli uomini di potere. Ma è pure vero che, oltre a contaddire, non hanno mai mancato di contraddirsi. Al punto che
nella contraddizione molti critici hanno colto i tratti distintivi delle loro vite e della loro immensa e complessa opera.
La letteratura critica sull’opera pasoliniana è vastissima ma non sempre di grande qualità. Su Pasolini è stato scritto davvero tanto ma, spesso, in modo ripetitivo e superficiale. Pochi sono riusciti ad entrare nel cuore del suo pensiero. Gli stereotipi e i pregiudizi hanno avuto tante volte la meglio sullo studio serio ed attento di uno dei più complessi e problematici autori del 900.
Gli studiosi più seri hanno giustamente osservato che, innanzitutto, occorre liberare Pasolini dalla presenza ingombrante del suo personaggio (costruito ad arte anche dai suoi numerosi denigratori) che, più di una volta, ha finito per oscurare il valore reale dell’uomo e della sua opera. Peraltro la recente riedizione di tutti i suoi scritti nella collana Meridiani della Mondadori , ha fatto toccare con mano l’ampiezza e profondità di un’ opera che non può essere rinchiusa nei tradizionali confini disciplinari e risolvere in poche battute.
Durante la sua breve vita Pasolini è riuscito ad occuparsi di tutto – poesia, musica, linguistica, antropologia, cinema, teatro, critica letteraria, filosofia e politica – riuscendo a lasciare la sua impronta originale su tutto quello che toccava.
Già solo questo dato potrebbe spiegare la ragione per cui la sua opera è stata in gran parte incompresa e respinta. Era inevitabile, infatti, che, in un tempo, come il nostro, dominato dallo specialismo e dalla frammentazione dei saperi, Pasolini apparisse un dilettante, e come tale trattato, spesso, da tanti critici.
Pasolini è stato amico di Leonardo Sciascia fin dai primi anni 50 del 900. Pochi sanno, ad esempio, che lo scrittore di Racalmuto è stato uno dei primi editori di Pasolini. Infatti si deve proprio a Sciascia la pubblicazione, nel 1954, in uno dei Quaderni della rivista Galleria che dirigeva, di un gruppo inedito di versi del giovane Pasolini scritti tra il 1945-47. E in quel periodo Sciascia e Pasolini, oltre a scriversi frequentemente, si recensivano a vicenda i loro primi lavori.
Stefano Vilardo mi ha raccontato di aver visto piangere Sciascia solo una volta in tutta la sua vita, ed esattamente il giorno in cui appresero la notizia della morte di Pasolini. La cosa non può sorprendere visto che lo stesso Sciascia in una pagina del suo diario Nero su nero (1978) ha scritto:
«Io ero – e lo dico senza vantarmene, dolorosamente – la sola persona in Italia con cui lui potesse veramente parlare. Negli ultimi anni abbiamo pensato le stesse cose, dette le stesse cose, sofferto e pagato per le stesse cose. […] La sua morte – quali che siano i motivi per cui è stato ucciso [...] – io la vedo come una tragica testimonianza di verità, di quella verità che egli ha concitamente dibattuto scrivendo, nell’ ultimo numero del “Mondo”, una lettera a Italo Calvino» (Nero su nero: 175-176).
Francesco Virga Palermo15 aprile 2021
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