Martedì 28 febbraio,
alle ore 16.00, alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Palermo, sarà presentato il volume AA.VV. Raccontare
la vita, raccontare la migrazione. Atti del convegno di studi per il centenario
della nascita di Tommaso Bordonaro. A
cura di Santo Lombino, Adarte Editori, collana Fili di memoria, Palermo 2011.
Pubblichiamo di seguito la recensione del libro inviataci da
un amico.
Già dal titolo, Raccontare la vita, raccontare la migrazione, si coglie il vero senso del volume curato da Santo
Lombino. Non si tratta, infatti, soltanto di una raccolta di interventi di un convegno svoltosi in quel
di Bolognetta nell’autunno del 2009; questo libro si presenta a noi come un
unicum, testo pensato in memoria di un grande illetterato migrante, quel
Tommaso Bordonaro che vinse ex aequo nel 1990 il Premio per i diari inediti a
Pieve di Santo Stefano, istituito dal
compianto Tutino. Bordonaro vide poi le proprie memorie pubblicate da Einaudi
in quel memorabile libro che è La spartenza,
testo aperto, ricco di spunti e studiato financo nelle più prestigiose
università degli States, e alla cui
genesi contribuì in maniera decisiva Santo Lombino, corroborato dal parallelo
interesse di Natalia Ginzburg e Gianfranco Folena. Altri tempi, altra Einaudi. La spartenza è, a nostro parere, una
delle più importanti operazioni culturali che il panorama culturale italiano
abbia prodotto, ed è pari alla grandezza dell’operazione lo scandalo che,
andato esaurito il libro, esso in pratica non sia stato più pubblicato. Uno
scandalo di matrice berlusconiana, verrebbe da dire, tipico di questi tempi di
nani e ballerine, di teatrini volgari e di telefoni bianchi muti.
Così ben vengano gli studi su
Bordonaro! Si alimenti vieppiù la passione di tanti studiosi che in questo
libro hanno raccontato la vita di tanti migranti come Bordonaro: è l’esempio di
Salvina Chetta, che nella relazione tenuta al convegno di Bolognetta e qui
pubblicata, narra dei siciliani migrati in Tunisia tra la fine del XIX secolo e
i primi albori del XX. Molto interessante, nel suo scritto, l'analisi del
contesto plurilinguistico nella Tunisia del periodo, luogo in cui francese siciliano italiano e
tunisino hanno dato luogo a un pastiche
linguistico le cui vestigia possono apprezzarsi nella stampa, nella letteratura
e nelle inserzioni pubblicitarie, e che tuttora rimangono nella memoria
linguistica di quei siciliani e di quei tunisini che hanno vissuto quell'epoca:
parole del lavoro e della fatica, legate per esempio all'attività della pesca.
Il sociologo Marco Pirrone conduce
un'analisi dettagliata sulla Sicilia come frontiera di migrazione, in cui si
intrecciano migrazioni in ingresso e migrazioni autoctone in uscita; bellissimo
risulta lo scritto di Sebastiano Martelli sull'elemento romanzesco
nell'autobiografia di un emigrato meridionale, il molisano Nino Tasillo. Da
segnalare gli interventi di Franco Virga su Stefano Vilardo e di Marcello Sajia
su Antonio Castelli, ma anche le accurate note di Rita Fresu e Ugo Vignuzzi
sulla scrittura popolare in Italia e sul caso Bordonaro in particolare.
Quest'ultimo intervento pone l'accento sulla scrittura consapevole dell’emigrato,
sull'intento comunicativo e narrativo insito nelle frequenti ripetizioni di
stilemi che esprimono una sorta di tecnica narrativa vera e propria. Le
puntuali note linguistiche di Giovanni Ruffino inquadrano La spartenza in un genere di narrazione popolare sì, ma di grande
respiro.
In conclusione, il caso Bordonaro ci
sembra paradigmatico ove si voglia condurre una seria riflessione sulla nostra
cultura degli ultimi venti anni. Una nazione che non faccia i conti con le
scritture popolari è una nazione asfittica, e grande sprone a un serio dibattito
sulla letteratura odierna deve prendere le mosse dalle scritture a torto considerate
minori, invero capaci di illuminarci.
Emilio
Mercola
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