25 febbraio 2012

Raccontare la vita...



Martedì 28 febbraio, alle ore 16.00, alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università  di Palermo, sarà presentato il volume  AA.VV. Raccontare la vita, raccontare la migrazione. Atti del convegno di studi per il centenario della nascita di Tommaso Bordonaro. A cura di Santo Lombino, Adarte Editori, collana Fili di memoria, Palermo 2011.

Pubblichiamo di seguito la recensione del libro inviataci da un amico.



 
Già dal titolo, Raccontare la vita, raccontare la migrazione, si coglie  il vero senso del volume curato da Santo Lombino. Non si tratta, infatti, soltanto di una raccolta  di interventi di un convegno svoltosi in quel di Bolognetta nell’autunno del 2009; questo libro si presenta a noi come un unicum, testo pensato in memoria di un grande illetterato migrante, quel Tommaso Bordonaro che vinse ex aequo nel 1990 il Premio per i diari inediti a Pieve di Santo Stefano,  istituito dal compianto Tutino. Bordonaro vide poi le proprie memorie pubblicate da Einaudi in quel memorabile libro che è La spartenza, testo aperto, ricco di spunti e studiato financo nelle più prestigiose università degli States, e alla cui genesi contribuì in maniera decisiva Santo Lombino, corroborato dal parallelo interesse di Natalia Ginzburg e Gianfranco Folena. Altri tempi, altra Einaudi. La spartenza è, a nostro parere, una delle più importanti operazioni culturali che il panorama culturale italiano abbia prodotto, ed è pari alla grandezza dell’operazione lo scandalo che, andato esaurito il libro, esso in pratica non sia stato più pubblicato. Uno scandalo di matrice berlusconiana, verrebbe da dire, tipico di questi tempi di nani e ballerine, di teatrini volgari e di telefoni bianchi muti.
Così ben vengano gli studi su Bordonaro! Si alimenti vieppiù la passione di tanti studiosi che in questo libro hanno raccontato la vita di tanti migranti come Bordonaro: è l’esempio di Salvina Chetta, che nella relazione tenuta al convegno di Bolognetta e qui pubblicata, narra dei siciliani migrati in Tunisia tra la fine del XIX secolo e i primi albori del XX. Molto interessante, nel suo scritto, l'analisi del contesto plurilinguistico nella Tunisia del periodo,  luogo in cui francese siciliano italiano e tunisino hanno dato luogo a un pastiche linguistico le cui vestigia possono apprezzarsi nella stampa, nella letteratura e nelle inserzioni pubblicitarie, e che tuttora rimangono nella memoria linguistica di quei siciliani e di quei tunisini che hanno vissuto quell'epoca: parole del lavoro e della fatica, legate per esempio all'attività della pesca.
Il sociologo Marco Pirrone conduce un'analisi dettagliata sulla Sicilia come frontiera di migrazione, in cui si intrecciano migrazioni in ingresso e migrazioni autoctone in uscita; bellissimo risulta lo scritto di Sebastiano Martelli sull'elemento romanzesco nell'autobiografia di un emigrato meridionale, il molisano Nino Tasillo. Da segnalare gli interventi di Franco Virga su Stefano Vilardo e di Marcello Sajia su Antonio Castelli, ma anche le accurate note di Rita Fresu e Ugo Vignuzzi sulla scrittura popolare in Italia e sul caso Bordonaro in particolare. Quest'ultimo intervento pone l'accento sulla scrittura consapevole dell’emigrato, sull'intento comunicativo e narrativo insito nelle frequenti ripetizioni di stilemi che esprimono una sorta di tecnica narrativa vera e propria. Le puntuali note linguistiche di Giovanni Ruffino inquadrano La spartenza in un genere di narrazione popolare sì, ma di grande respiro.
In conclusione, il caso Bordonaro ci sembra paradigmatico ove si voglia condurre una seria riflessione sulla nostra cultura degli ultimi venti anni. Una nazione che non faccia i conti con le scritture popolari è una nazione asfittica, e grande sprone a un serio dibattito sulla letteratura odierna deve prendere le mosse dalle scritture a torto considerate minori, invero capaci di illuminarci.
Emilio Mercola

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