21 febbraio 2012

CHE FARE ?








 
Stamattina ho  deciso di  dare spazio ad un  incisivo commento  al lungo e farraginoso  articolo,  Il sistema di potere clientelare-mafioso da Danilo Dolci ai nostri giorni, pubblicato qualche settimana fa.
Il commento, nel raccogliere criticamente  alcune provocazioni contenute nel pezzo suddetto, pone domande a cui tutti siamo tenuti a rispondere. E ringrazio di cuore l’amico, non tanto per i complimenti generosamente espressi, quanto per i problemi sollevati.

Caro Franco,
hai messo insieme lo scenario che fa da sfondo alla nostra vita di siciliani, uno scenario che non accenna a cambiare. Ed è questo il punto, perchè? Cos'è che rende insufficiente, fiacco ed acquiesciente il nostro agire politico e sociale? Un fallimento globale ci sovrasta. Hai resuscitato Sciascia, uno che sembra morto non una ma infinite volte, ucciso dalla nostra indifferenza. Eppure le cose che lui pensava e diceva, oltre quarant'anni fa, sono perfettamente attuali (il fallimento dell'Autonomia siciliana, la borghesia mafiosa che opera senza alcuna visione del domani, etc.). Lo hai accostato a Dolci e leggendo (per me per la prima volta e te ne sono grato) la categorizzazione dei politici siciliani sembra scritta per questa imminente competizione elettorale per l'elezione del sindaco di Palermo: uno scenario penoso, come non mai. Lo spreco che si accompagna al malaffare, anzi lo coadiuva, è parte di questa eutanasia collettiva, un suicidio assistito con le stesse sostanze che potrebbero salvarci se usate nel modo giusto. Penso alla mole delle risorse destinate alla formazione professionale (400 mln!) che se utilizzate al meglio potrebbero restituire, insieme al sistema scolastico, saperi e conoscenze di cui siamo assetati. Ma come fare ad invertire il ciclo? Purtroppo "storicizzare", che è l'imperativo categorico di sempre, sembra non essere sufficiente per stimolare, oltre all'analisi, una sintesi dialettica e progressiva che ci faccia uscire da questo incubo.
Grazie, mi hai davvero ridato l'occasione di riflettere su questioni che avevo accantonato per abulica assuefazione.
Fabrizio

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