GEORGES BRASSENS
è nato a Sète, nel Sud della Francia nel 1921 da Louis, muratore e piccolo
imprenditore edile e Elvira d’Agrosa, di origine italiana. Mostrò fin da
piccolo uno spiccato interesse per la musica e la poesia, ma i suoi non lo
iscrissero a un conservatorio, e così a
17 si fece espellere dal liceo della sua città.
A18 anni andò a
Parigi in cerca di fortuna. Componeva canzoni e scriveva poesie. Durante
l’occupazione nazista di Parigi della seconda guerra mondiale fu costretto,
come migliaia di giovani Francesi, ad andare in Germania a lavorare per
l’industria bellica tedesca. Nel ’44 scappò dalla Germania e tornò a Parigi, dove visse
clandestinamente in un tugurio senza acqua corrente né luce elettrica presso Jeanne e Marcel, una coppia tanto generosa quanto povera.
Questa situazione di estrema indigenza durò per parecchi anni, anche dopo la
guerra. Georges passava le giornate nella biblioteca del suo quartiere a
leggere di tutto e le notti a comporre canzoni che nessuno voleva ascoltare,
tanto erano diverse da quelle dei cantanti di successo dell’epoca: Maurice
Chevalier, Charles Trénet, Tino Rossi, Edith Piaf, Yves Montand.
Il successo
arrivò finalmente tra il ’52 e il ’53, quando Georges aveva superato i 31 anni,
e fu un successo fulmineo, malgrado la censura della Radio di Stato che non
trasmetteva molte delle sue canzoni considerate troppo scandalose o troppo
sovversive.
Passerà il resto
della vita a studiare, a leggere e a comporre, non apparendo in pubblico se non
in occasioni di concerti o tournées, occasioni che, col passare del tempo, si
facevano sempre più rare.
Nel 1967 gli fu
assegnato il Grande Premio della Poesia della prestigiosissima “Académie
Française”. Gli fu proposto di entrare a far parte permanentemente di questo
simposio detto in Francia “degli Immortali”, ma lui rifiutò. Morì a 60 anni,
stroncato da un male incurabile.
In Francia
Brassens è stato sempre più popolare di quanto i Beatles non siano stati in
Gran Bretagna, e sono ormai migliaia le scuole, le istituzioni culturali, le
strade, le piazze, i parchi a lui intitolati, ciò che non è avvenuto per nessun
altro dei pur importanti esponenti della canzone francese. A più di vent’anni
dalla sua morte ogni Francese conosce almeno cinque o dieci o più delle sue
canzoni. Lo scrittore sudamericano G. Garcia Marquez lo definisce addirittura
il più grande poeta della letteratura francese del ‘900. In Italia, stimatissimo
dagli intellettuali e studiato nelle università, è poco conosciuto dal grosso
pubblico, che, non conoscendo bene il francese, non riesce a comprendere le sue
inesauribili invenzioni linguistiche, le immagini poetiche, la vivacità
ironica, tutti mezzi di cui il poeta si serve nelle sue canzoni per trattare i
grandi temi della condizione umana.In Italia Brassens è stato conosciuto grazie a Fabrizio De Andrè.
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