19 febbraio 2012

Migranze




Giulio Angioni, nella poesia che segue, ci ricorda che la storia del genere umano è stata sempre una storia di migrazioni:

A passo d’uomo, in sella, in jet,
caravelle, barconi lampedusi,
Concordia da crociera, quello umano,
come ogni mondo di viventi,
forse che non è un mondo di migranti
in cerca di contatti più coscienti?
Ecco, l’ominazione,
questo farsi dell’uomo
nel tempo sulla terra
(ce lo dicono i resti del suo fare)
è cosa di milioni d’anni.
In tanto tempo e spazio
i gruppi umani con le loro vite
(corpi, beni, regole e senso),
se mai son altro, sono il risultato
d’incontro fra diversi mondi umani,
con la spada o l’ulivo,
le nozze liete o lo stupro cruento.
Il farsi dell’umanità
e poi la storia umana conosciuta
si vedono mutare per contatto,
per logiche meticce,
dai grandi imperi del passato
al moderno dominio coloniale,
a questa globalizzazione attuale.
La varia mescolanza
che molto spesso segue alla migranza
e la sincretica aderenza
son norma di millenni sterminati
di modi dell’umana convivenza.
Sicché tornano a casa scoraggiati
quelli che vanno a caccia di eccezioni,
conservazioni inalterate
di popoli isolati nella selva,
come il mitico Tarzan delle scimmie.
Infatti guarda questo Mare Nostro
che ieri come oggi mischia genti
quanto le Americhe e le Indie
prima e dopo Colombo, Magellano,
il Gran Mogul e il grande Tamerlano:
la piccola masnada sulla forca,
il grande masnadiero imperatore.
Guarda come oggigiorno tutto il mondo
si riproduce vario in ogni luogo,
anche nel mio paese contadino,
che non sa più che fichi d’India,
patate e pomodori sono americani.
E vedi come i siciliani
si gloriano del loro meticciato
sicano punico greco romano
bizantino arabo normanno e così via;
mentre in Sardegna scalda meglio i cuori
rifiutare l’impasto ed esaltare
una continuità resistenziale
contro i contatti esterni acculturanti
che sempre sono stati forti e tanti,
da quando i primi uomini africani,
milioni di anni fa, salvi dal mare,
hanno raggiunto spiagge e altipiani,
giare, montagne e campidani.
Migranza e meticciato panumani,
ciò ch’è accaduto dacché uomo è uomo,
se ci chiedono urgenza di attenzione
è perché oggi questo vale
in tempi stretti e modi inusitati
per il flusso globale
di uomini, di tecniche, di merci
in rapida mobilità mondiale
e di sensi comuni telematici.
L’intensificazione fa problema
più che la novità. Ma per capirla
si sappia che si scopre l’acqua calda,
che adesso certo scotta, tanto
da non potere più lavarsene le mani.
Se fosse troppo dire
che il mondo è sempre stato dei bastardi,
germanici o cinesi,
sia siculi che sardi,
si sa che i frutti puri,
se mai ci sono stati, quelli,
i frutti puri e belli,
o che tali si credono, se insistono,
presto o tardi impazziscono.
Giulio Angioni sul Manifesto Sardo del 15 febbraio 2012

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