Ho
scoperto di recente una insolita poesia di Giorgio Caproni che sembra scritta
da Pier Paolo Pasolini. La poesia è tratta dalla raccolta Res
Amissa, si intitola Show, e
risale al 1983.
Gli anni ottanta in Italia,
ricorderanno gli storici, sono stati gli
anni del regno di Bettino Craxi.Gli anni passano, cambiano i
nomi dei governanti, ma la musica è sempre la stessa, anche quando a suonarla si
chiamano i cosiddetti tecnici.
SHOW
Guardateli bene in faccia.
Guardateli.
Alla televisione,
magari, in luogo
di guardar la partita.
Son loro, i "governanti".
Le nostre "guide".
I "tutori"
- eletti - della nostra vita.
Guardateli.
Ripugnanti.
Sordidi fautori
dell'"ordine", il limo
del loro animo tinge
di pus la sicumera
dei lineamenti.
Sono
(ben messi!) i nostri
illibati Ministri.
Sono i Senatori.
I sinistri
- i provvidi! - Sindacalisti.
"Lottano" per il bene
del Paese.
Contro i Terroristi
e la Mafia.
Loro,
che dentro son più tristi
dei più tristi eversori.
Arrampichini.
Arrivisti.
In nome del Popolo (Avanti!
Sempre Avanti!), in perfetta
Unità arraffano
capitali - si fabbricano
ville.
Investono
all'estero, mentre "auspicano"
(Dio, quanto "auspicano")
pace e giustizia.
Loro,
i veri seviziatori
della Giustizia in nome
(sempre, sempre in nome!)
del Dollaro e dell'Oro.
Guardateli, i grandi attori:
i guitti.
Degni
- tutti - dei loro elettori.
Proteggono i Valori
(in Borsa!) e le Istituzioni...
Ma cosa si nasconde
dietro le invereconde
Maschere?
Il Male
che dicono di combattere?...
Toglieteceli davanti.
Per sempre.
Tutti quanti.
Giorgio Caproni
Ma che dire, intanto che sono "eletti" da noi dalla maggioranza di noi, è una immagine dura e veritiera, forse un po esagerata perché, penso, che mai si può generalizzare, dire sono tutti uguali, non è mai vero dire "tutti", bisogna sempre saper distinguere e se questo esercizio si diffonde nella maggioranza forse un giorno non si scriveranno poesie cosi dure e vere (in linea di massima). fraterni saluti
RispondiEliminaCaro Franco,
RispondiEliminahai fatto bene a pubblicare questa poesia. Ci era già capitato di ragionare sulle assimilazioni e i parallelismi tra la crisi della politica di tangentopoli (e dintorni) e quella attuale. Il rifiuto generalizzato che l'attuale sistema (Monti in primis, per la tracotanza ignobile delle pratiche politiche e delle asserzioni ex cathedra) produce, alla stregua di un fenomeno equiparabile al qualunquismo, trova però la sua concreta ragione nell'assenza generalizzata di comportamenti robustamente etici e diffusamente responsabili, sia a livello di singoli rappresentanti che di classe politica (come insieme oligarchico). Non sembri sacrilego, ma non riesco a non pensare all'episodio della Genesi che riguarda la distruzione di Sodoma e Gomorra. In particolare al dialogo tra Javhé ed Abramo, con quell'emblematico riferimento alla vana ricerca di un certo numero (alla fine esiguo) di giusti, in grazia dei quali si sarebbe potuta evitare la distruzione delle note città. Neanche quello sparuto numero di giusti venne trovato e si dovette optare per una soluzione, qualunquisticamente, drastica.
Un saluto fraterno
Fabrizio