C’è una antica canzone di Juliette Gréco che mi ha sempre aiutato a convivere serenamente con la mia naturale malinconia. S’intitola Accordeon e ne ho trovato una registrazione anche in You tube.
Nell’ultimo dopoguerra la Gréco, pur non avendo alle spalle studi di filosofia e di letteratura, divenne «la musa degli esistenzialisti»; Sartre, Camus, Queneau, Vian e Prevert la adottarono. E lei si è mostrata sempre riconoscente al punto d’affermare che tutto ciò che è diventata, a parte la sua voce straordinaria, lo deve a loro.
Colgo l'occasione per proporre di seguito un altro video che documenta l'ambiente parigino in cui la Greco si formò:
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