05 gennaio 2013

LA RIVOLTA DI CAMUS E LA SINISTRA D' OGGI




Oggi voglio ricordare uno scrittore che ho tanto amato nella mia giovinezza: Albert Camus (1913-1960). Così recupero anche la  recensione di un libro che merita di essere letto per la sua straordinaria attualità.

Leonetta Bentivoglio - La rivolta di Camus e la sinistra di oggi

Con lucidità di sguardo filosofico, Albert Camus vola oltre il suo tempo e atterra nel nostro. A cinquant' anni dalla morte dello scrittore, nato in Algeria nel 1913 e ucciso da un incidente d' auto nel ' 60, Paolo Flores d' Arcais dipinge in una sintesi puntuale il persuasivo ritratto di Albert Camus, filosofo del futuro (Codice edizioni, euro 9, pagg. 61). Lo fa scansando le forzature di giudizio che ne hanno diluito l' importanza nell' ottica novecentesca non solo francese: l' autore di un romanzo di riferimento quale Lo straniero passa infatti per un "filosofo per liceali" dotato di un' aura troppo letteraria, nella classica sobrietà della scrittura, per meritare approfondimenti filosofici. Pregiudizi che Flores d' Arcais non segnala in modo dichiarato, ma evoca come fantasmi impliciti da abbattere lungo il suo percorso di riscatto. 


 Ostile a Sartre nella diversità di riflessione esistenzialista e nemico del marxismo, pur nell' adesione giovanile al partito comunista, Camus, in quest' excursus che attinge soprattutto al volume degli Essais, ci viene presentato come messaggero di quel «finito dell' esistenza» che respinge fughe nell' ideologia e nel sacro.
 La finitezza si collega ai concetti-chiave dell' assurdo e della rivolta: assurdo è il mondo in quanto non ha senso, e la rivolta insorge laddove l' uomo non soccombe all' irrazionale per giustificare il proprio esistere insensato, né si rassegna al male che lo assedia. È questa dimensione etica della ribellione a stabilire un territorio di dignità per tutti e un nesso umanitario fondato su valori scelti e non strumentali. Se non c' è un Dio che incorona i sovrani, e se il popolo è molteplicità dei singoli e non un Uno equiparabile al monarca per diritto divino, si spezza la linea colma di valenze fasciste che nella storia porta fino a Lenin. Di fatto il comunismo, secondo Camus, è rivolta tradita, al pari delle filosofie che offrono surrogati di Dio; e non sono i fascismi a potersi dire eredi di Nietzsche, dato che elementi nicciani confluiscono pure nel leninismo.
 Dar senso alla vita vuol dire condividere la rivolta scagliandosi sia contro l' ortodossia comunista sia contro le menzogne della morale borghese. Visione intollerabile a destra così come a sinistra: perciò malgrado il Nobel e l' universalità dei suoi romanzi, Camus, alfiere di una sinistra opposta a quella del marxismo poliziesco («sono di sinistra nonostante la sinistra», è una sua frase scandalosamente attuale), viene bandito da un establishment che non ragiona fuori dagli schieramenti.
L' essere umano in bilico tra l' assurdo della propria condizione e la solidarietà col prossimo ( solitaire, solidaire ), ci insegna questo "filosofo del futuro", deve reagire imbracciando una concreta fratellanza. È in tal senso che il pensiero politico di Camus, conclude Flores d' Arcais, ha la geniale preveggenza di un riformismo laico e libertario, allergico ai totalitarismi di ogni colore e ricco di un genuino afflato etico che vince rischi di nichilismo. Altro che filosofo pessimista e dilettante.

(Da: La repubblica del 22 febbraio 2010)

2 commenti:

  1. "L'intellettuale non deve essere indifferente alla politica. Deve però essere indipendente da essa. [...] L'artista non deve servire alcun partito, ma soltanto la gioia e il dolore degli uomini".
    Albert Camus

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  2. «Ogni generazione, senza dubbio, si crede destinata a rifare il mondo. La mia sa che non lo rifarà. Il suo compito è forse più grande: consiste nell’impedire che il mondo si distrugga» *Albert Camus nel discorso per il Nobel, 1957*

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