04 gennaio 2013

ESSERE CONSERVATORI OGGI. 1 e 2










Grazia Messina questa mattina, sul blog  http://pensieroerealta.blogspot.it ,
utilizza un articolo del sociologo Ilvo Diamanti per mettere in discussione uno dei tanti luoghi comuni che impediscono oggi di pensare con la propria testa:

Viene attribuita a Protagora la formula classica del relativismo "l'uomo misura di tutte le cose, delle cose che sono in quanto sono, delle cose che non sono in quanto non sono". Ed è certamente vero che il filosofo greco intendeva colpire l'assolutismo di Parmenide e liberare il processo della conoscenza dai paletti dell'unica verità indubitabile e intramontabile, inaugurando, suo malgrado, la plurisecolare diatriba tra relativismo ed antirelativismo in ambito teoretico e pratico.

Proprio in questa cornice teoretica e pratica si può leggere l'intervento di Ilvo Diamanti pubblicato oggi su Repubblica sul significato di essere oggi CONSERVATORE. Il termine in sè non è  indicatore assoluto di una posizione retrograda sul piano della conoscenza e dello sviluppo civile, come spesso si ritiene. Il suo uso può essere anzi occasione per ribadire cosa è importante custodire per non cadere nel baratro della nullità e della superfluità di ogni azione o comportamento umano. Per creare civiltà e pensare ad un  futuro umanamente possibile.

"Conservatori. È l'accusa che Mario Monti ha rivolto a Stefano Fassina, Nichi Vendola. E a Susanna Camusso. I quali, da tempo, avevano imputato al Professore, questo stesso peccato capitale. Monti: colpevole di essere un "conservatore". Perché i conservatori, in Italia, sono impopolari. E stigmatizzati. Da sinistra, ma anche da destra. Nessuno che ammetta di esserlo.

Ebbene, vorrei fare coming out. Io sono un conservatore. Non riesco ad ad accettare i sentieri imboccati dal cambiamento. Molti, almeno. Il paesaggio urbano che mi circonda. E mi assedia. La plaga immobiliare che avanza senza regole e senza soste. L'indebolirsi delle relazioni personali e dei legami comunitari. Il declino dei riferimenti di valore  -  perfino di quelli tradizionali. La famiglia ridotta a un centro servizi, a un bunker sotto assedio. La retorica dell'individualismo esibizionista e possessivo. Che ci vuole tutti imprenditori  -  di se stessi. La Rete come unico "spazio" di comunicazione. Gli smartphone che rimpiazzano il dialogo fra persone. I tweet al posto delle parole. La relazione senza empatia. Le persone sparse che parlano  -  e ridono, imprecano, mormorano - da sole.

In tanti intorno a un tavolo, oppure seduti, uno vicino all'altro. Eppure lontani.
Ciascuno per conto proprio, a parlare con altri. In altri luoghi - distanti. Tempi strani, nei quali tanti si sentono "spaesati", perché il "paese" appare un residuo del passato. E la "comunità": un fantasma della tradizione.
Il lavoro senza regole e senza continuità. La flessibilità senza fine e senza un fine. Cioè: la precarietà. La politica senza società, il partito personale, riassunto in un volto e in un'immagine. Dove i consulenti di marketing hanno sostituito i militanti. E al posto delle sezioni si usano i sondaggi (d'altronde, quando si dà la possibilità ai cittadini di esprimersi si recano a milioni, alle urne, di domenica e persino a capodanno).

Insomma: i personaggi, gli interpreti e i luoghi della modernità liquida. Non mi piacciono. Li conosco ma non mi ci riconosco. Magari li subisco  -  in silenzio. Ma preferisco  -  di gran lunga - "conservare" quel che resta: del territorio, della comunità, delle relazioni personali, dell'economia "giusta", della politica come identità. Il "nuovo" come valore in sé non mi attira.

Lo ammetto: sono un conservatore. E ne vado orgoglioso. "

Ilvo Diamanti



P. S. : L' amica, a cui devo la segnalazione del bel pezzo di Ilvo Diamanti, mi ha inviato un commento che merita di essere messo in evidenza:

"Siamo al ristorante con i figli, finalmente tutti insieme, a raccontare di tutto e ridere, scherzare, alleggerire un po' quella tensione quotidiana che ovviamente non risparmia più nessuno.
Accanto al nostro tavolo si siedono in quattro, due coppie di amici sui trent'anni. Passano tutto il tempo del pranzo, due ore circa, a guardare i telefonini e a scambiarseli passandoseli con commenti e risate. Non si guardano neppure in faccia(non esagero!), lasciano persino la forchetta per rispondere agli sms.....Ogni tanto i nostri occhi si posano sul tavolo dei vicini,il locale è piccolo e loro sono poi così strani (o forse neanche tnato), poi ci guardiamo tra noi..il pensiero è chiaro, trasparente: ma che ci sono venuti a fare al ristorante? E in compagnia per giunta? Sarà mica un team di esperti al lavoro? Non ne hanno proprio l'aspetto. Dopo il dolce si alzano e anche nel tragitto che li porta alla macchina continuano a sbirciare la loro protesi digitale.
Che dire dunque? Di fronte allo smarrimento dell'uomo (ricordo la lanterna di Diogene) sono conservatrice anch'io, come Diamanti. E ne sono fiera!

Grazia "

Cara Grazia, io non frequento i ristoranti. Ma, quando sto in paese, mi piace passeggiare per il corso principale e parlare, soprattutto, con i vecchi contadini. Loro non usano i telefonini e vivono ancora nel loro mondo destinato a scomparire. Pensando a loro e all'orribile campagna elettorale che si è aperta, anch'io divento conservatore
 
 

1 commento:

  1. Siamo al ristorante con i figli, finalmente tutti insieme, a raccontare di tutto e ridere, scherzare, alleggerire un po' quella tensione quotidiana che ovviamente non risparmia più nessuno.
    Accanto al nostro tavolo si siedono in quattro, due coppie di amici sui trent'anni. Passano tutto il tempo del pranzo, due ore circa, a guardare i telefonini e a scambiarseli passandoseli con commenti e risate. Non si guardano neppure in faccia(non esagero!), lasciano persino la forchetta per rispondere agli sms.....Ogni tanto i nostri occhi si posano sul tavolo dei vicini,il locale è piccolo e loro sono poi così strani (o forse neanche tnato), poi ci guardiamo tra noi..il pensiero è chiaro, trasparente: ma che ci sono venuti a fare al ristorante? E in compagnia per giunta? Sarà mica un team di esperti al lavoro? Non ne hanno proprio l'aspetto. Dopo il dolce si alzano e anche nel tragitto che li porta alla macchina continuano a sbirciare la loro protesi digitale.
    Che dire dunque? Di fronte allo smarrimento dell'uomo (ricordo la lanterna di Diogene) sono conservatrice anch'io, come Diamanti. E ne sono fiera!

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