Un pezzo di
storia del cinema italiano e non solo. Franco & Ciccio ci hanno regalato una comicità popolare
in un'Italia semplice e povera che non esiste più.
Paolo D'agostini - Franco & Ciccio
Questo 2012
ha segnato un doppio anniversario. Il novantesimo della nascita di Ciccio
Ingrassia (1922-2003) e il ventennale della morte di Franco Franchi
(1928-1992). Figli entrambi di famiglie palermitane numerose e molto povere,
nessuno dei due aveva superato il livello di istruzione elementare.
(Interessante notare che avrebbero mantenuto sempre uno stile di vita modesto
malgrado i guadagni che, per quanto siano stati cinicamente sfruttati dalle
produzioni, devono essere stati cospicui).
Sia pur a
livello locale se non di strada e comunque facendo il calzolaio per vivere,
inizialmente Ciccio, più anziano, era già riconosciuto come attore mentre
l'altro - che in gioventù aveva anche avuto qualche guaio con la legge - era
ancora più che ruspante.
Ma il caso
li mise insieme, siamo più o meno a metà degli anni 50, e pur riconoscendo nel
compagno un maestro fu proprio Franco a intuire la dinamica giusta della loro
futura comicità di coppia: cioè il modello del tipo allampanato, compito e (si
fa per dire) elegante, Ciccio, che viene infastidito, interrotto, disturbato,
confuso e innervosito dalle uscite inopportune e dall'incontenibile e
contagiosa frenesia, dalla rozza malizia e dall'esuberante ingenuità
dell'altro, il piccolo Franco.
Iniziò un
percorso teatrale, spettacoli di varietà più o meno abborracciati, che li portò
in giro per l'Italia e in Francia e stava per portarli anche in Sudamerica. Ma
la vera svolta sarebbe arrivata intorno al '60 grazie all'incontro con Domenico
Modugno e con il regista Mario Mattoli.
È Modugno a portarli
sul set di Appuntamento a Ischia di cui Mr. Volare è protagonista e Mattoli
regista - il quale continuerà a essere uno dei registi ricorrenti di Ciccio e
Franco, con Lucio Fulci, Marino Girolami, Giorgio Simonelli, Mario Amendola,
entrambi i Corbucci, tra i tanti artigiani di un cinema di consumo abbondante
quanto strutturalmente fragile - e sarà Modugno a introdurli nel teatro leggero
di serie A con la commedia musicale di Garinei e Giovannini Rinaldo in campo,
che resterà negli annali come uno dei prodotti più alti e più fortunati del
genere.
Tra l'inizio
degli anni 60 e l'inizio degli anni 70 Ciccio e Franco partecipano a più di
cento film. Stakanovisti come e più di Totò e Sordi, ma all'insegna di un tirar
via estremo, a un livello qualitativo così basso che al confronto le farse
di Totò degli anni 50 sembrano film d'autore. In un certo senso è proprio
questa la loro cifra e la loro coerenza, determinata forse più da Franchi che
da Ingrassia, tanto che le successive incrinature o tensioni tra i due nascono
proprio dall'emergere di un'inclinazione più esigente e selettiva da parte di
Ciccio, cui la bulimia pigliatutto di Franco fa resistenza.
Il cinema,
che è fatto per lo più di parodie e canzonature di fenomeni in voga come
del resto aveva fatto anche Totò (siamo negli anni 60 e quindi soprattutto
lo spaghetti western e i film di 007 e di spionaggio) o di film di grande
successo, di allusioni farsesche alla sicilianità mafiosa, di fragilissime
sceneggiature fondate in modo quasi esclusivo sul richiamo della coppia tanto
che il richiamo è già in bella evidenza in molti titoli, fa da traino alle
esibizioni canore - pallino soprattutto di Franchi - e alle innumerevoli
presenze televisive, radiofoniche, pubblicitarie.
Si va da Il
giorno più corto a I figli del leopardo, parodie rispettivamente di Il giorno
più lungo e Il gattopardo, a Per un pugno nell'occhio e Il bello, il brutto e
il cretino modellati sui titoli di Sergio Leone. Altro motivo di confronto con
il peraltro ammiratissimo Totò (ma nel loro pantheon occupavano un posto di
prima fila anche modelli più classici come Stanlio e Ollio, Chaplin e Keaton
ancora di più) le poche ma significative incursioni nel cinema autoriale.
Aspetto che gratifica più Ciccio che Franco. De Sica del Giudizio universale
è il primo cineasta importante a chiamarli, poi Pasolini li dirige in Che
cosa sono le nuvole, episodio di Capriccio all'italiana.
Nel
Pinocchio di Comencini sono il Gatto e la Volpe. Ciccio da solo (che tenta
anche la regia: con L'esorciccio e con Paolo il freddo) è in Todo modo di Petri
e in Amarcord, indimenticabile, mentre in un'altalena di rotture mai
davvero gravi e riavvicinamenti i due tornano insieme per Kaos dei Taviani
nell'84. Valorizzati o no, resta il fatto che è la massa delle loro farse di
gusto sottoproletario e periferico (segnate soprattutto dalla onnivora
esuberanza di Franchi) a consegnarli alla memoria.
Generoso e
poco selettivo Franco, più ambizioso e probabilmente anche portatore di
maggiori potenzialità da solista Ciccio, tra alti e bassi della loro intesa
hanno sempre dato la priorità al rimanere insieme. E non solo per calcolo,
anche in omaggio a un codice di lealtà.
(Da: La
repubblica del 21 dicembre 2012)
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