08 gennaio 2013

FRANCO & CICCIO




Un pezzo di storia del cinema italiano e non solo. Franco & Ciccio ci hanno regalato una comicità popolare in un'Italia semplice e povera che non esiste più.

Paolo D'agostini - Franco & Ciccio

Questo 2012 ha segnato un doppio anniversario. Il novantesimo della nascita di Ciccio Ingrassia (1922-2003) e il ventennale della morte di Franco Franchi (1928-1992). Figli entrambi di famiglie palermitane numerose e molto povere, nessuno dei due aveva superato il livello di istruzione elementare. (Interessante notare che avrebbero mantenuto sempre uno stile di vita modesto malgrado i guadagni che, per quanto siano stati cinicamente sfruttati dalle produzioni, devono essere stati cospicui).

Sia pur a livello locale se non di strada e comunque facendo il calzolaio per vivere, inizialmente Ciccio, più anziano, era già riconosciuto come attore mentre l'altro - che in gioventù aveva anche avuto qualche guaio con la legge - era ancora più che ruspante.

Ma il caso li mise insieme, siamo più o meno a metà degli anni 50, e pur riconoscendo nel compagno un maestro fu proprio Franco a intuire la dinamica giusta della loro futura comicità di coppia: cioè il modello del tipo allampanato, compito e (si fa per dire) elegante, Ciccio, che viene infastidito, interrotto, disturbato, confuso e innervosito dalle uscite inopportune e dall'incontenibile e contagiosa frenesia, dalla rozza malizia e dall'esuberante ingenuità dell'altro, il piccolo Franco.

Iniziò un percorso teatrale, spettacoli di varietà più o meno abborracciati, che li portò in giro per l'Italia e in Francia e stava per portarli anche in Sudamerica. Ma la vera svolta sarebbe arrivata intorno al '60 grazie all'incontro con Domenico Modugno e con il regista Mario Mattoli.

È Modugno a portarli sul set di Appuntamento a Ischia di cui Mr. Volare è protagonista e Mattoli regista - il quale continuerà a essere uno dei registi ricorrenti di Ciccio e Franco, con Lucio Fulci, Marino Girolami, Giorgio Simonelli, Mario Amendola, entrambi i Corbucci, tra i tanti artigiani di un cinema di consumo abbondante quanto strutturalmente fragile - e sarà Modugno a introdurli nel teatro leggero di serie A con la commedia musicale di Garinei e Giovannini Rinaldo in campo, che resterà negli annali come uno dei prodotti più alti e più fortunati del genere.

Tra l'inizio degli anni 60 e l'inizio degli anni 70 Ciccio e Franco partecipano a più di cento film. Stakanovisti come e più di Totò e Sordi, ma all'insegna di un tirar via estremo, a un livello qualitativo così basso che al confronto le farse di Totò degli anni 50 sembrano film d'autore. In un certo senso è proprio questa la loro cifra e la loro coerenza, determinata forse più da Franchi che da Ingrassia, tanto che le successive incrinature o tensioni tra i due nascono proprio dall'emergere di un'inclinazione più esigente e selettiva da parte di Ciccio, cui la bulimia pigliatutto di Franco fa resistenza.

Il cinema, che è fatto per lo più di parodie e canzonature di fenomeni in voga come del resto aveva fatto anche Totò (siamo negli anni 60 e quindi soprattutto lo spaghetti western e i film di 007 e di spionaggio) o di film di grande successo, di allusioni farsesche alla sicilianità mafiosa, di fragilissime sceneggiature fondate in modo quasi esclusivo sul richiamo della coppia tanto che il richiamo è già in bella evidenza in molti titoli, fa da traino alle esibizioni canore - pallino soprattutto di Franchi - e alle innumerevoli presenze televisive, radiofoniche, pubblicitarie.



Si va da Il giorno più corto a I figli del leopardo, parodie rispettivamente di Il giorno più lungo e Il gattopardo, a Per un pugno nell'occhio e Il bello, il brutto e il cretino modellati sui titoli di Sergio Leone. Altro motivo di confronto con il peraltro ammiratissimo Totò (ma nel loro pantheon occupavano un posto di prima fila anche modelli più classici come Stanlio e Ollio, Chaplin e Keaton ancora di più) le poche ma significative incursioni nel cinema autoriale. Aspetto che gratifica più Ciccio che Franco. De Sica del Giudizio universale è il primo cineasta importante a chiamarli, poi Pasolini li dirige in Che cosa sono le nuvole, episodio di Capriccio all'italiana.

Nel Pinocchio di Comencini sono il Gatto e la Volpe. Ciccio da solo (che tenta anche la regia: con L'esorciccio e con Paolo il freddo) è in Todo modo di Petri e in Amarcord, indimenticabile, mentre in un'altalena di rotture mai davvero gravi e riavvicinamenti i due tornano insieme per Kaos dei Taviani nell'84. Valorizzati o no, resta il fatto che è la massa delle loro farse di gusto sottoproletario e periferico (segnate soprattutto dalla onnivora esuberanza di Franchi) a consegnarli alla memoria.

Generoso e poco selettivo Franco, più ambizioso e probabilmente anche portatore di maggiori potenzialità da solista Ciccio, tra alti e bassi della loro intesa hanno sempre dato la priorità al rimanere insieme. E non solo per calcolo, anche in omaggio a un codice di lealtà.

(Da: La repubblica del 21 dicembre 2012)



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