Le responsabilità maggiori in questa situazione sono
degli intellettuali e degli intellettuali più anziani. Nella lotta dei
giovani contro gli anziani, sia pure nelle forme caotiche del caso, c’è il
riflesso di questo giudizio di condanna, che è ingiusto solo nella forma. In
realtà gli anziani «dirigono» la vita, ma fingono di non dirigere, di
lasciare ai giovani la direzione, ma anche la «finzione» ha
importanza in queste cose. I giovani vedono che i risultati delle
loro azioni sono contrari alle loro aspettative, credono di
«dirigere» (o fingono di credere) e diventano tanto più irrequieti e scontenti.
Ciò che aggrava la situazione è che si tratta di una crisi di cui si
impedisce che gli elementi di risoluzione si sviluppino con la celerità
necessaria; chi domina non può risolvere la crisi, ma ha il potere 〈di
impedire〉
che altri la risolva, cioè ha solo il potere di prolungare la crisi
stessa.[…]dato che la crisi è talmente grave e domanda mezzi così eccezionali […]
solo chi ha visto l’inferno può decidersi ad impiegarli senza tremare ed
esitare.
Gramsci, Perché
gli uomini sono irrequieti? Dal Quaderno 14, 1930.
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