26 ottobre 2022

LA STRANEZZA DI ROBERTO ANDO'

 



LA STRANEZZA DI ROBERTO ANDO'

Oggi esce il film La stranezza diretto da Roberto Andò e sull'edizione palermitana di Repubblica appare questa interessante intervista. Andò ricostruisce, inventando con fantasia, come dichiara, una correlazione tra i festeggiamenti tenuti anche da Pirandello con un famoso discorso nel 1920 per gli 80 anni di Verga e l'opera che avrebbe decretato in Italia definitivamente la fama di Pirandello, opera successiva i Sei personaggi in cerca d'autore.

In realtà, dal punto di vista strettamente filologico e letterario, la connessione tra il capolavoro di Pirandello e l'ultima Novella del Decameroncino di Capuana in cui viene narrata una storia dalla quale Pirandello ha tratto sicuramente ispirazione, ma cambiando in maniera originale tutta la struttura e la vicenda: la storia di due personaggi di un romanzo incompleto, una coppia di fidanzati, che escono fuori fuori dal cassetto e chiedono all'autore di trovare un epilogo alla loro vicenda ma il Capuana ha difficoltà a completare la vicenda: possono rimanere fidanzati a vita o si lasceranno o si sposeranno e chiedono conto all'autore del perché la loro vicenda non sia stata completata. Ma l'autore sa qualcosa di molto particolare, sa che il fidanzato quando va a trovare la promessa sposa va anche in un altro appartamento del palazzo dove abita la sua innamorata e intrattiene una relazione con un'altra donna: da qui la ritrosia a dare una conclusione alla vicenda.

Questa è la premessa letteraria, della quale naturalmente nel film di Andò non c'è traccia, una vicenda non molto nota e che conoscono soltanto gli addetti ai lavori della biografia culturale pirandelliana, dalla quale il drammaturgo agrigentino tira fuori in maniera originale la vicenda dei personaggi in cerca d'autore.

quanto al famoso discorso del 1920, in occasione degli 80 anni di Verga, sul quale Pirandello sarebbe poi tornato con una completezza maggiore nel 1931, l'anno in cui si festeggiavano i 50 anni della pubblicazione

I Malavoglia, un saggio straordinario che assume una dimensione antropologica sui siciliani, un saggio riproposto e ripubblicato da Sciascia nella silloge Delle cose di Sicilia, va ricordato un famoso giudizio verghiano. naturalmente tra Verga e Pirandello I rapporti non furono mai particolarmente entusiasmanti: Verga, alla fine del discorso tenuto da Pirandello avrebbe detto: "Caro Pirandello avete parlato bene ma quel che è scritto è scritto", affermazione quantomeno sibillina. 

( Bernardo Puleio)

Ma ecco l'articolo tratto dall'edizione palermitana di Repubblica:

L’Isola in cerca d’autore.

Andò: “Così immagino Pirandello in Sicilia”

di Mario Di Caro

     Dicono che quando Roberto Andò gli ha proposto di fare un film non gli hanno fatto terminare la frase. « Anche se ci siamo resi conto di avere firmato una cambiale in bianco». E dicono anche che mentre giravano una scena in teatro “ spiati” da Pirandello- Servillo sono restati impressionati dalla somiglianza tra l’attore e il drammaturgo. Salvo Ficarra e Valentino Picone sembrano due bambini sotto l’albero di Natale quando raccontano di questa “ Stranezza” che li ha visti recitare assieme a Toni Servillo, diretti da Roberto Andò, in un film che racconta lo stranissimo, quello sì, incontro fra il futuro premio Nobel e due beccamorti di mestiere e attori per passione. « Questo film è una promessa che avevo fatto a Salvo e Valentino — spiega Andò al battesimo del suo nuovo, felice film, nella sua città — Era fondamentale che ci fossero loro. Questo film dimostra che i presunti steccati tra attori comici e drammatici, che in Italia sono resistenti, in realtà sono delle balle senza fondamento. Abbiamo avuto la fortuna di provare una scena, quella del pranzo sulla bara nel negozio di pompe funebri, e subito si è capito che l’impasto del tono era quello che volevo io, divertito, leggero e, spero, pieno di sfumature».

Siamo nel 1920 e Pirandello, tornato in Sicilia per gli 80 anni dell’amico Giovanni Verga (alias Renato Carpinteri) si imbatte in questa scalcinata compagnia amatoriale capitanata dai due becchini che involontariamente diventano fonte di ispirazione per completare i “ Sei personaggi”. Ed è un piacere vedere la ricostruzione della tempestosa “ prima” al teatro Valle di Roma, con Luigi Lo Cascio nel ruolo del capocomico-regista e Fausto Russo Alesi nei panni del padre. «A me dopo quella scena è venuta voglia di vedere i “Sei personaggi” ma con questi stessi attori», dice Ficarra, che nel film recita anche una filastrocca di Peppe Schiera. Un desiderio possibile secondo Andò. «Anche Lo Cascio ha detto “perché non lo facciamo davvero?” — svela il regista — Luigi è un capocomico in grado di restituire il tono degli attori di quel tempo. In fondo questo è un film sul pubblico, quello della comunità siciliana che assiste alla farsa e che rompe la quarta parete, che interagisce con gli attori, e quello borghese del Valle che contesta il genio. Sì, ci tornerò sui “Sei personaggi”». Ma perché un film su Pirandello? « Ho avuto un amore giovanile forsennato per Pirandello — risponde Andò — Io a Palermo ho avuto il privilegio di conoscere Leonardo Sciascia e capitava di accompagnarlo in macchina, visto che lui non guidava. Una volta, eravamo dalle parti di via Villareale, davanti a un negozio della Utet, mi dice “ fermati qui”. Scende e torna con una biografia di Pirandello chenon si trovava più: l’aveva ordinata per me. Quella biografia è stata molto importante per me. Nel film c’è il piacere di raccontare un momento irresistibile, il contatto di Pirandello con una realtà umana rappresentata da Nofrio e Sebastiano che gli consente di mettere a fuoco un’idea che fino a quel momento è vaga. È una mia fantasia, ma è vero che Pirandello per tutta la vita fu attratto da questo serbatoio che era il mondo di Girgenti. Oltre alla sua balia (nel film Aurora Quattrocchi, ndr) a cui deve “La favola del figlio cambiato”, c’era il bibliotecario della Lucchesiana dal quale si faceva raccontare le storie di corna del paese. È un mondo a cui Pirandello ha fatto riferimento». È facile immaginare la goduria per uno come Andò, cresciuto a pane e letteratura, nel girare il dialogo tra Verga e Pirandello, nel quale il vecchio scrittore dice al collega che ha messo una bomba nell’edificio letterario faticosamente costruito dai predecessori. «Pirandello partecipò realmente alle celebrazioni per gli 80 anni di Verga che invece le disertò polemicamente — spiega il regista — Io ho immaginato cosa avessero potuto dirsi questi due giganti quando Pirandello andò a salutare Verga. Il dato reale è che Verga era uno scrittore al tramonto legato a un mondo passato mentre Pirandello era l’emergente che però non aveva ancora preso il posto che gli spettava. E allora ho immaginato questo dialogo: è stato un momento da brividi, così come da brividi è stato girare la prima dei “Sei personaggi” al teatro Valle». Per Ficarra e Picone “ La stranezza”, dopo “Baaria” e “Le rane”, non può considerarsi una deviazione dal loro percorso abituale. « A noi piacciono le sfide — dicono — se ci troviamo davanti a un bivio tra una strada che conosciamo e una sconosciuta scegliamo quest’ultima». L’altra sfida, quella di Andò, è quella di abbracciare il siciliano e di imprimere una sicilitudine più forte di ogni altro suo film. « Scegliere il siciliano non è facile perché chi finanzia il film ha sempre paura che non arrivi al pubblico, ma stavolta era importante questa chiave. Pirandello conosceva benissimo la lingua siciliana e alla fine ha dato un buon risultato anche per Salvo e Valentino che normalmente recitano in italiano. Io credo di avere lasciato un’impronta siciliana in ogni mio film ma qui c’è un impatto a 360 gradi, faccio i conti con la Sicilia. Mi spiace non aver potuto girare nella casa di Pirandello, trasformata in museo digitale e dove è impossibile rintracciare il fantasma dello scrittore. In fondo il mio primo film raccontava Tomasi di Lampedusa e il laboratorio de “Il Gattopardo”, con questo faccio i conti con Pirandello e la genesi dei “Sei personaggi”».






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