13 ottobre 2022

PER CRISTINA CAMPO

 


Gemellarità di alcune scritture. “Cristina Campo in immagini e parole” a cura di Domenico Brancale

di 


L’elegante volumetto dedicato a Cristina Campo (che già al tempo della sua prima apparizione Domenico ebbe a definire “una stella cometa sul suo cammino”) invita ad approfondire una figura che, assai legittimamente, sta conquistandosi sempre più interesse e, spero, lettori. 

Scrive Maria Pertile nella nota finale al volume (Finché la luce sgorghi – su Cristina Campo e Simone Weil viste da Domenico Brancale): «Cristina Campo in immagini e parole, che Domenico Brancale pubblicava più di vent’anni fa, è un doppio ritratto, di Cristina Campo e di Simone Weil. Il libro mette letteralmente in sequenza le immagini e le parole di Cristina Campo e le appoggia con esattezza sulle parole di Simone Weil tradotta dalla Campo» (p. 80) e scrive Domenico Brancale nella nota di apertura del volumetto (Appunti di una vita di piuma): «Mi piacerebbe che questi appunti non fossero letti o, se letti, fossero almeno dimenticati. Un libro si presenta da solo, in realtà conta sulla nostra discrezione. Queste pagine sono gli occhi di un viaggio, gli occhi di Cristina Campo, le strade di Firenze, le colline di Bologna e di Roma, le piazze che custodiscono la vita, le mura dei giardini, le dimore, i segreti, le fiabe, le parole dei luoghi, il silenzio della poesia» (p. 5).

In realtà queste pagine, che riportano anche fotografie di molti luoghi legati alla vita di Cristina Campo (Vittoria Guerrini) e molti suoi ritratti, sono un attraversamento, condiviso con chi legge e guarda, dell’esistenza e della scrittura di una persona e autrice che, pur incontrata e conosciuta soltanto tramite i suoi scritti, è capace di lasciare tracce profonde, così che chi percorre questo libro ne è commosso e confermato nel suo interesse per l’universo culturale, interiore, artistico di Cristina Campo. Questo è un attraversamento che consente anche di meglio comprendere molte peculiarità della scrittura stessa di Brancale benché quest’ultimo (sia chiaro) si ponga, nel volumetto, totalmente al servizio del mondo di Cristina Campo. 

Ma quando si leggono frammenti autobiografici come a commento delle fotografie (estratti dai libri di Cristina), quando si guardano le fotografie stesse, se poi si leggono alcuni paragrafi da lei tradotti dalle opere di Simone Weil, quando quasi sul finire del volume si vedono e si leggono le riproduzioni di alcune pagine manoscritte di Campo con la loro nitida ed elegante grafia, allora si comprende che questo lavoro (non semplice, non ovvio) per Brancale è stato anche ricerca di sé stesso come essere umano e poeta; attraverso i luoghi, le parole, gli occhi di Cristina Campo egli ha seguito e riconosciuto il sé stesso che, nel tempo di stesura di Cristina Campo in immagini e parole, giaceva nella scrittura in attesa di rivelarsi. E non è un caso che un poeta, intellettuale e studioso come Michele Ranchetti, proprio nel contorno di tempo nel quale nasceva questo libro consacrato a Cristina Campo, riconosceva l’originalità e la forza poetica inedita della scrittura di Brancale il quale, a sua volta, seguendo i percorsi segnati dagli scritti di Campo, incontrando le persone legate a Cristina e che gli avrebbero fornito molti dei materiali che compaiono nel libro (Margherita Pieracci Harwell e Giovanna Fozzer), si sarebbe misurato a sua volta con l’assenza, la lontananza, la tenebra, il silenzio, le antinomie del pensiero, gli ossimori e i paradossi del linguaggio, il rovesciamento dello sguardo, il capovolgimento delle idées reçues. 

Non è infatti un caso che proprio Simone Weil sia la voce, forte ed emozionante, che risuona da molte pagine del volumetto, voce capace sempre (l’aveva già fatto con Cristina che infatti la traduce) di aprire gli abissi del senso e del pensiero, della scelta e del rapporto di ogni singolo con il reale e con la storia.

Di conseguenza chi legge legge due (direi tre) anime gemelle: Campo che si riconosce in Weil e la sceglie come maestra di vita e di scrittura, Brancale che le ascolta entrambe riproponendole in un libro per molti aspetti gemellare, poiché sono due le direzioni (parallele) dell’attraversamento (fotografie e testi), due le voci (Campo e Weil), due i tempi (quello di Campo e questo nostro).

E se torniamo con la mente ad alcuni libri (La tigre assenza, Gli imperdonabili) ecco che diventa chiaro quanto impensabile sia la scrittura campiana senza la spietata coerenza etica, religiosa e intellettuale di Simone Weil e non in senso epigonico, ma in quello che qualunque maestro augurerebbe a sé stesso: l’allievo prosegue e rende fecondo l’insegnamento perché quello che era lievito viene ora disciolto nella pasta da lavorare e di cui poi nutrirsi.

Articolo ripreso da https://www.ilprimoamore.com/gemellarita-di-alcune-scritture-cristina-campo-in-immagini-e-parole-a-cura-di-domenico-brancale/



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