31 agosto 2023

ECCO COSA VUOL DIRE ESSERE DEI "MARXISTI CRITICI"

 


“Siamo marxisti? Esistono marxisti?” 

                             Salvatore Lo Leggio (2018)

 

Per il duecentesimo compleanno di Marx non c'è stato il clamore di altre ricorrenze del passato riferibili al rivoluzionario di Treviri, né il fervore religioso di certe antiche celebrazioni. La fine dell'Unione Sovietica, che nel pensiero di Marx, anzi nel marxismo, anzi nel marxismo-leninismo, pretendeva di trovare la giustificazione della sua nascita e della sua esistenza, e del comunismo novecentesco che a quell'esperienza si collegava, ha laicizzato la ricorrenza. Il che non è necessariamente un male.

Un approccio laico, del resto, era quello di Antonio Gramsci un secolo fa, per il primo centenario della nascita, nell'editoriale scritto per il “Grido del popolo”, il settimanale dei socialisti torinesi, dal titolo Il nostro Marx. Basta rileggerne l'incipit: “Siamo noi marxisti? Esistono marxisti? [...] La questione sarà probabilmente ripresa in questi giorni, per la ricorrenza del centenario, e farà versare fiumi d’inchiostro e di stoltezze. Il vaniloquio e il bizantinismo sono retaggio immarcescibile degli uomini. Marx non ha scritto una dottrinetta, non è un messia che abbia lasciato una filza di parabole gravide di imperativi categorici, di norme indiscutibili, assolute, fuori delle categorie di tempo e di spazio...”.

Unica celebrazione solenne di questo secondo centenario è stata quella svoltasi a Pechino, in un immenso Stato tuttora governato da un Partito Comunista, ma il cui sviluppo lascia molte perplessità sulla natura sociale di quel modello economico e politico. A Pechino, per l'Italia, c'era Massimo D'Alema, che ha prodotto su Marx uno dei pochi interventi italiani “simpatetici” di questo centenario. Sulla stampa nazionale che un tempo chiamavamo “borghese” non sono, infatti, mancati interventi sul Marx pensatore, storico, teorico dell'economia, in gran parte encomiastici, e qualcuno di essi ricordava che per alcune sue formulazioni e ricerche egli oggi funge paradossalmente da maestro di quei capitalisti contro cui organizzava la classe operaia e il proletariato. Ma in genere gli elogi si accompagnano all'archiviazione del Marx ispiratore di movimenti politici, ad una sua collocazione monumentale nella storia della cultura, anzi della Cultura, occidentale. D'Alema no, in un certo senso è rimasto “chierico”: ha perciò parlato di Marx come maestro, tentando un'interpretazione della nozione di “capitale fittizio” e dichiarando che la lente critica di Marx può aiutare a governare il capitalismo, controllando le pulsioni distruttive che accompagnano il “feticismo del denaro”.

Trovo più convincente Immanuel Wallerstein che a Marx ha sempre guardato senza rispetto religioso. Nel concludere un suo prezioso libretto, Il capitalismo storico, più di trent'anni fa, quando l'URSS c'era ancora, scriveva: “ Karl Marx è stato una figura monumentale nella storia intellettuale e politica contemporanea. Ci ha lasciato una grande eredità, che è concettualmente ricca e moralmente ispirata.[…] Egli sapeva, a differenza di molti di quelli che si sono spesso autoproclamati suoi discepoli, di essere un uomo del secolo XIX […]. Adoperiamo dunque i suoi scritti nell'unica maniera ragionevole - consideriamolo un compagno di lotta, che ne sapeva quanto lui ne ha saputo”. Oggi – in un dialogo con un giovane studioso italiano, Marcello Musto, pubblicato un mese fa su “La lettura” del Corsera – Wallerstein ricorda come Marx ci abbia insegnato “meglio di chiunque altro che il capitalismo non corrisponde al modo naturale di organizzare la società” e come dal capitalismo come totalità (imperfetta, ma totalità) sia possibile uscire. Marx, soggiunge, nel capitalismo globalizzato e pieno di ingiustizie, è ancora nostro compagno e può ancora aiutarci ad uscirne.

Quanto a noi – parlo di me, ma credo possa essere riferito a diversi compagni di “micropolis” e “Segno critico” - non abbiamo difficoltà a definirci “marxisti” impenitenti, specie oggi che esserlo è fuori moda. Ricordiamo l'affermazione di Marx di non essere “marxista” e abbiamo letto con profitto su una rivista on line di storia delle idee, “InTrasformazione”, patrocinata dall'Università di Palermo e diretta da Piero Violante, l'utilissimo glossario storico sulla babele dei marxismi e sulla confusione semantica e concettuale che ne è nata, elaborato da Enrico Guarneri, un vecchio compagno della scuola di Mario Mineo. Ma, a modo nostro, ci piace continuare a dirci “marxisti”, provando a ricomporre, seguendo l'esempio del nostro compagno Karl, la scissione tra ricerca teorica e impegno pratico, di cui scrive Paolo Favilli sul “manifesto” (“Bisogna entrare nel merito di nuove forme di «marxismo politico». «Forme» aperte, diverse, qualche volta magari conflittuali, ma con le radici salde nelle logiche dell’antitesi e della critica dell’economia politica”). Ci riconosciamo in quanto, all'inizio del millennio, ribadiva un grande intellettuale (ed eccellente poeta) come Edoardo Sanguineti: “Nel momento niente offre una visione più matura, più ricca del marxismo che, mi pare, è ancora quella che spiega meglio a che punto siamo della storia umana, quali sono i temi fondamentali da affrontare e anche qual è la direzione verso la quale muoversi, che poi è la questione veramente radicale. Cioè: che fare”.

Il nostro "marxismo" è un'approssimazione, un modo di dire, non certo un pensiero in sé compiuto, ma, così concepito, non rientra nel circuito dell'ideologia. L'ideologia non cerca verifiche o smentite nella realtà, si contenta della coerenza formale; il pensare alla marxista invece di necessità comporta scarti e accidenti. Si può essere davvero "marxisti", solo lasciando aperte porte e finestre.

"micropolis", maggio 2018 - Nella rubrica "La battaglia delle idee"

 

Marx oggi

 Un pensiero con sette vite come le talpe

Marcello Musto (a cura di), Marx revival. Concetti essenziali e nuove lettureDonzelli Editore, pp. 757, euro 30,00 stampa, euro 17,99 ebook

Quante volte abbiamo sentito affermare da autorevoli studiosi, analisti politici, economisti, giornalisti e quant’altro che Karl Marx e il suo pensiero sono da relegare in soffitta? Che le sue teorie sociali, politiche ed economiche, il suo sistema di analisi del capitalismo sono ormai inadeguati a descrivere la contemporaneità e l’era della globalizzazione? Innumerevoli volte, da almeno un quarantennio, la demolizione sistematica delle teorie marxiste è avanzata con un fuoco incrociato di TV, giornali, dipartimenti universitari, riviste scientifiche, un compiaciuto coro funebre troppo coordinato per non riuscire sospetto.

Da un decennio a questa parte, però, in seguito alla gigantesca crisi economica del 2008 nella quale siamo ancora invischiati, e in particolare nel biennio 2017-18, attraverso le iniziative organizzate per tutto il globo in occasione del 150° anniversario della pubblicazione de Il Capitale e del bicentenario della nascita, Marx sembra tornato alla ribalta. Anche grazie a manoscritti sconosciuti e testi inediti, si è avuto un rifiorire degli studi a lui dedicati, sono apparse interpretazioni innovative del suo imponente lascito che hanno aperto la via a nuovi orizzonti di ricerca, e si è scoperto che il pensiero marxiano risulta ancora indispensabile per comprendere le contraddizioni del capitalismo, i suoi meccanismi distruttivi dell’uomo e dell’ambiente.

Karl Marx

Sull’onda di questo rinnovato interesse, l’editore Donzelli ha pubblicato un volume, Marx revival. Concetti essenziali e nuove letture, curato da uno dei maggiori studiosi italiani della materia, Marcello Musto. Diviso in capitoli che analizzano 22 concetti fondamentali (capitalismo, comunismo, democrazia, rivoluzione, ecologia, globalizzazione, e così via), il libro raccoglie i contributi di prestigiosi studiosi internazionali, con il duplice intento di una ridiscussione critica e innovativa dei temi classici della riflessione di Marx, e l’analisi di alcune tematiche non ancora accostate al suo pensiero. Il risultato è una panoramica ad amplissimo raggio, capace di suscitare la curiosità di chiunque sia interessato alla storia della cultura, delle organizzazioni sociali e delle relazioni umane, e da cui emerge una figura ben diversa da quella classica tratteggiata dalle correnti dominanti del marxismo novecentesco.

Questi studi dimostrano inequivocabilmente l’attualità della visione marxiana e mettono in evidenza alcuni aspetti oggi più cogenti che mai, riassunti lucidamente nella prefazione al volume firmata da Musto. Marx è stato infatti un autore “capace di esaminare le contraddizioni della società capitalistica su scala globale, ben oltre il conflitto tra capitale e lavoro”. Egli affrontò in modo innovativo i problemi oggetto delle sue ricerche, mettendo a punto un sistema di analisi della società che gli permise di cogliere delle caratteristiche tutt’oggi riscontrabili, come la degradazione a mero oggetto dell’essere umano nel sistema capitalistico e la sua conseguente alienazione, la tendenza all’automazione, il feticismo delle merci, l’idea del capitalismo non come mero sistema di produzione, ma come “ordine” sociale che pone vincoli concreti e pratici sulle vite, sugli atteggiamenti e sui modi di pensare delle persone. Egli colse e concettualizzò la separazione formale tra economia e politica, peculiare del capitalismo, che permette di confinare la democrazia in un dominio astratto, lasciando intatte le disuguaglianze in termini di ricchezza; la ridefinizione del ruolo dello Stato e delle funzioni della politica, con la modernissima concezione per cui le politiche pubbliche degli Stati nazionali dovrebbero privilegiare la “soddisfazione dei bisogni collettivi”, assicurare a tutti il diritto alla salute, “il tempo per un’educazione da esseri umani, per lo sviluppo intellettuale, per l’adempimento di funzioni sociali, per rapporti socievoli, per la libera espressione delle energie vitali, fisiche e mentali”, come egli scriveva. 

Karl Marx

È inoltre poco noto che Marx assegnò grande rilevanza alla questione ecologica; che si interessò diffusamente di fenomeni migratori, dimostrando come gli esodi forzati, generati dal capitalismo, costituissero un elemento rilevante dello sfruttamento delle masse lavoratrici; che si occupò in modo approfondito di numerose altre tematiche, sottovalutate – quando non ignorate – da molti dei suoi studiosi, “che rivestono un’importanza cruciale anche nell’agenda politica dei nostri giorni”, come la relazione tra democrazia e libertà individuale, l’eguaglianza di genere, la critica dei nazionalismi, l’analisi delle guerre e delle relazioni internazionali, il riconoscimento del ruolo distruttivo del colonialismo.

Oltre al recupero e all’aggiornamento dei sistemi elaborati dal filosofo di Treviri, si è poi aperto un campo di studi molto fecondo delle sue idee alla luce dei mutamenti successivi alla sua scomparsa. Come scrive Musto, “andrebbero nuovamente indagate le riflessioni di Marx sulla società comunista quale ‘associazione di liberi esseri umani’”. Perché, ad un attento studio, “l’idea di società di Marx è l’antitesi dei totalitarismi sorti in suo nome nel XX secolo”, e le sue concezioni si rivelano ancora molto utili non solo per comprendere la società capitalista, “ma anche per individuare le ragioni del fallimento delle esperienze socialiste sin qui compiute”.

Karl Marx

Insomma, Karl Marx ricorda i gatti, di cui si dice abbiano sette vite. In realtà, la sua periodica riscoperta e fama mediatica si devono al fatto che molte delle tendenze da lui indagate si sono ripresentate puntualmente, proprio quando le si dava per morte e sepolte. Dopo oltre trent’anni dalla caduta del Muro di Berlino è dunque oggi possibile recuperare un Marx ben differente da quello dogmatico, economicista ed eurocentrico che a lungo ha dominato la scena, e questo volume si rivela uno strumento invero prezioso per riavvicinare la sua figura a quanti ritengono che ormai sia stato detto tutto sulla sua opera, e, soprattutto, per presentare un formidabile pensatore a una nuova e più aperta generazione di lettori. Fare tesoro dei suoi studi, delle sue insostituibili armi critiche per cercare di cambiare lo status quo è un imperativo categorico per chiunque abbia a cuore la messa a punto di un sistema alternativo al capitalismo illiberale e distruttivo che governa il mondo, la creazione di società più giuste ed equilibrate, nella sfera dei diritti come in quella dell’accesso alle risorse economiche, con la salvaguardia della salute di tutti e degli ecosistemi che ci consentono la vita. Progetto quanto mai urgente, alla luce dell’esperienza drammatica della pandemia.

Perché, al di là delle sterili dispute ideologiche, qui è in gioco il futuro della specie umana.

Karl Marx

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