MERAVIGLIA e FILOSOFIA
Al principio è la meraviglia. Tutto suscita meraviglia e stupore. Un’emozione
confusa in cui la paura diventa inquietudine. L’emozione di chi non sa dare
spiegazione di ciò che ascolta, vede o pensa, e dunque quasi prova un senso di
vertigine che lo spinge a mettersi in cerca.
A raccontarlo in maniera perfetta fu Platone in un dialogo molto bello e
molto complesso che scrisse verso i sessant’anni e prese il nome dal principale
interlocutore di Socrate, un matematico che Platone aveva molto amato: Teeteto.
Questo ragazzo che ebbe una vita sfortunata e morí giovane, nella
rappresentazione letteraria platonica, a un tratto, seguendo i ragionamenti
paradossali di Socrate, dice: «Per gli dèi, Socrate, provo una meraviglia
sconvolgente chiedendomi come mai stiano queste cose. A tratti, anzi, a dire il
vero, guardandole e riguardandole ho le vertigini».
Al che Socrate gli risponde: «Amico mio, sembra che Teodoro non abbia
avanzato congetture scorrette sulla tua natura. E infatti è tipico del filosofo
questo stato d’animo: la meraviglia. Non esiste altra origine della filosofia
se non questa».
È un passo famosissimo. Aristotele, al principio della Metafisica,
riprende l’idea del maestro e spiega che gli uomini hanno cominciato a
filosofare proprio perché si meravigliavano delle stranezze che avevano davanti
agli occhi, passando poi a indagare fenomeni piú importanti, come «le affezioni
della luna, del sole e degli astri, e la genesi del tutto».
Le cose stanno proprio così. Anche se a leggere i due grandi filosofi, e
soprattutto Aristotele, si ha l’impressione che ciò di cui gli esseri umani si
meravigliarono (e in effetti, continuano sempre a meravigliarsi) sia solo ciò
che è fuori di essi, «davanti ai loro occhi», mentre sappiamo benissimo che il
primo oggetto di meraviglia di fronte a cui tutti ci troviamo fin dalla nascita
siamo proprio noi stessi. Conoscere le cose con cui ci confrontiamo, conoscere
il nostro posto nel mondo, dunque conoscere il mondo che abitiamo, ovvero la
natura in cui siamo apparsi, noi stessi germogli della natura. Ecco il compito
di quella lotta per la sapienza che caratterizza gli esseri umani da sempre e
per sempre. Un compito cui solo la meraviglia può spingerci.
Matteo Nucci
Il grido di Pan
Einaudi 2023
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