La curva dei
tuoi occhi intorno al cuore
Ruota un moto
di danza e di dolcezza,
Nimbo del
tempo, arca notturna e fida,
E se non so
piú tutto quello che vissi
È che non
sempre i tuoi occhi m’hanno visto.
Foglie di luce
e spuma di rugiada
Canne del vento,
risa profumate,
Ali che il
mondo coprono di luce,
Navi che il
cielo recano ed il mare,
Caccia dei
suoni e fonti dei colori,
Profumi
schiusi da cova di aurore
Sempre posata
su paglia degli astri,
Come il giorno
vive d’innocenza
Il mondo vive
dei tuoi occhi puri
E va tutto il mio sangue in quegli sguardi.
Paul Éluard,
La curva dei tuoi occhi intorno al cuore –
da “Capitale de la douleur”, 1926, in “Paul
Éluard, Poesie”, traduzione di Franco Fortini
Sulle labbra degli uomini, la
parola non è mai venuta meno; le parole, i canti, le grida si succedono senza
fine, s’incrociano, si urtano, si confondono.
L’impulso della funzione del
linguaggio è stato condotto fino all’esagerazione, fino all’esuberanza, fino
all’innocenza. Le parole dicono il mondo e le parole dicono l’uomo, quel che
l’uomo vede e sente, quel che esiste, quel che è esistito, l’antichità del
tempo, il passato e il futuro dell’antichità e dell’attimo, la volontà,
l’involontario, il timore e il desiderio di quel che non esiste, di quel che
sta per esistere.
Le parole distruggono, le
parole predicono, connesse o sconnesse; inutile negarle. Partecipano tutte
all’elaborazione della verità.
Gli oggetti, i fatti, le idee
che descrivono possono venir meno per mancanza di vigore, ma si può esser certi
che saranno subito sostituite da altre che avranno suscitato accidentalmente e
che compiranno intera la propria evoluzione.
Abbiamo bisogno di poche parole
per esprimere l’essenziale, abbiamo bisogno di tutte le parole per renderlo
reale. Contraddizioni e difficoltà contribuiscono al cammino del nostro
universo. Gli uomini hanno divorato un dizionario e ciò che nominano esiste.
Paul Éluard,
da La poesia è contagiosa, in Poesie,
trad. it. di
Franco Fortini
Citerò per
primi gli elementi
La tua voce i
tuoi occhi le tue mani le tue labbra
Io esisto ma
esisterei
Se non ci
fossi anche tu?
In questo
bagno che è davanti
Al mare
all'acqua dolce
In questo
bagno che la fiamma
Ha costruito
nei nostri occhi
Questo bagno
di lacrime felici
Dove sono
entrato
Per virtù
delle tue mani
Per grazia
delle tue labbra
Questo primo
stato umano
Come una
distesa d'erba nascente
I nostri
silenzi le nostre parole
La luce che va
La luce che
torna
L'alba e la
sera sono il nostro sorriso
E nell'intimo
nostro
Tutto fiorisce
e matura
Sul giaciglio
della tua vita
Dove poso le
mie vecchie ossa
Dove finisco.
Paul Éluard,
da Le dur désir de durer, 1946 – Traduzione di Vincenzo Accame
ph Anna Karina
legge La courbe de tes yeux, da "Capitale de la douleur" di Paul
Éluard, in "Alphaville" di Godard (1965)
https://www.youtube.com/watch?app=desktop&v=zx8ohP7qro4..
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