"Bisogna condannare
severamente chi
creda nei buoni sentimenti
e nell’innocenza.
Bisogna condannare
con la massima severità
chi ascolti in sé e esprima
i sentimenti oscuri e scandalosi.
Queste parole di condanna
hanno cominciato a risuonare
nel cuore degli Anni Cinquanta
e hanno continuato fino a oggi.
Frattanto l’innocenza,
che effettivamente c’era,
ha cominciato a perdersi
in corruzioni, abiure e nevrosi.
Frattanto il sottoproletariato,
che effettivamente esisteva,
ha finito col diventare
una riserva della piccola borghesia.
Frattanto i sentimenti
ch’erano per loro natura oscuri
sono stati investiti
nel rimpianto delle occasioni perdute.
Naturalmente, chi condannava
non si è accorto di tutto ciò:
egli continua a ridere dell’innocenza,
a disinteressarsi del sottoproletariato
e a dichiarare i sentimenti reazionari.
Continua a andare da casa
all’ufficio, dall’ufficio a casa,
oppure a insegnare letteratura:
è felice del progressismo
che gli fa sembrare sacrosanto
il dover insegnare ai domestici
l’alfabeto delle scuole borghesi.
È felice del laicismo
per cui è più che naturale
che i poveri abbiano casa
macchina e tutto il resto.
È felice della razionalità
che gli fa praticare un antifascismo
gratificante ed eletto,
e soprattutto molto popolare.
Che tutto questo sia banale
non gli passa neanche per la testa:
infatti, che sia così o che non sia così,
a lui non viene in tasca niente.
Parla, qui, un misero e impotente Socrate
che sa pensare e non filosofare,
il quale ha tuttavia l’orgoglio
non solo d’essere intenditore
(il più esposto e negletto)
dei cambiamenti storici, ma anche
di esserne direttamente
e disperatamente interessato."
Pier Paolo #Pasolini
"Versi sottili come righe di pioggia" in "La nuova gioventù - Tetro entusiasmo (Poesie italo-friulane 1973-1974)""
Riprendo dal mio diario facebook questo lucido commento:
RispondiElimina"Un magistrale riassunto in versi di quella che è stata la vita individuale, quella collettiva e l'opera (forse mai come in Pasolini così indissolubilmente legate) di uno dei più lungimiranti intellettuali europei" (Alessandro Barbato)
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