“Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.” Antonio Gramsci
18 aprile 2025
LE CRITICHE ALL' URSS DI SIMONE DE BEAUVOIR
Anna M. Verna, Scrittrici a Parigi, Luciana Tufani editrice, Ferrara 2019
Il rapporto con l'Unione Sovietica e il Partito Comunista è [un] tema portante di Les Mandarins [il romanzo di Simone de Beauvoir, premio Goncourt 1954]. Robert Dubreuilh [Jean-Paul Sartre] con il raggruppamento SRL [RDR, di fatto, Rassemblement Démocratique Révolutionnaire] vuole formare una sinistra non anti-comunista ma indipendente, nella illusoria speranza che l'Europa e la Francia possano avere un ruolo nel nuovo scenario politico. Quando Scriassine gli chiede di denunciare i campi di lavoro forzato sovietici Robert Dubreuilh rifiuta di farlo, inizialmente col pretesto che non è certo che i campi esistano veramente, poi esprimendo la propria posizione nei confronti del Partito e di ciò che l'URSS rappresenta: essa "è la nostra sola speranza, è il paese della Rivoluzione e della vittoria contro i nazisti. Nulla deve essere detto contro quel Paese". Scatenando una campagna contro l'URSS, spiega Robert Dubreuilh, "perderemmo ogni possibilità di collaborare con i Comunisti che ci considererebbero nemici. La funzione che l'SRL cerca di [svolgere] è quella di una minoranza critica esterna al Partito, ma alleata con lui, se ci si rivolgesse alla maggioranza per combattere i comunisti su un punto qualsiasi, non saremmo più trattati solo come opposizione ma come nemici, perché avremmo cambiato di campo".
Scriassine è il personaggio dei Mandarini che dà voce a Arthur Koestler: ungherese, militante sionista, iscritto al partito comunista tedesco, prigioniero dei franchisti, era diventato anticomunista e avverso all'Unione Sovietica di Stalin. In Zéro et l'Infini e Yogi et le Commissaire (1945-1946), sulla base delle informazioni che già si avevano sul lavoro forzato e i processi politici, denunciò il regime sovietico. "Les Temps Modernes" con una serie di articoli di Merleau-Ponty (raccolti in Humanisme et Terreur) e di Beauvoir, confutarono Koestler. Merleau scriveva: "Non si tratta di sapere se i campi esistono: esistono. La domanda da porsi è: essi servono, sono giustificabili? Sono campi di lavoro forzato, non di sterminio come quelli nazisti e si possono perfino considerare essenziali a quel sistema produttivo" e in ogni modo la questione, come dice chiaramente Dubreuilh nel romanzo, non era "di modificare il regime sovietico, ma soltanto di agire in Francia sull'idea che ci si fa dell'URSS". Beauvoir in Pour une morale de l'ambigüité (1947) argomentando sulla relazione tra fini e mezzi rispose lungamente a Koestler [per poi concludere]: "senza crimine e senza tirannia non ci può essere liberazione dell'uomo e d'altra parte sarebbe colpevole lasciare il movimento liberatore irrigidirsi in un momento che non è accettabile solo passando nel suo contrario, bisogna impedire alla tirannia e al crimine di installarsi trionfalmente nel mondo".
[Alla fine fu la stessa Beauvoir a smentire se stessa proprio nei Mandarini, quando in risposta a Dubreuilh che rifiutava la denuncia dei campi di lavoro forzati in nome di una fedeltà alla "causa degli uomini", fece dire a Anne: "ammettiamo pure (...) ma cosa ci autorizza a pensare che la causa dell'URSS faccia ancora tutt'uno con la causa dell'umanità? Mi sembra che l'esistenza dei campi ci costringa a rimettere in questione l'URSS intera".
https://machiave.blogspot.com/2025/04/perche-gli-intellettuali-sbagliano.html
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