23 aprile 2025

NON DIMENTICARE I POVERI

Questa vignetta di Mauro Biani è stata pubblicata sul manifesto nell’aprile 2014 Non dimenticare i poveri Pablo Guerra * 22 Aprile 2025 Si racconta che appena eletto papa, il 13 marzo 2013, Jorge Bergoglio abbia ricevuto un saluto dal suo collega, il cardinale brasiliano Claudio Hummes, che gli sussurrò all’orecchio: “Non dimenticarti dei poveri”. Si racconta che questo gesto lo spinse a scegliere il nome Francesco, come il Santo di Assisi, colui che preferì abbandonare la sua vita agiata per dedicarsi ai poveri. Il primo papa latinoamericano gli rese giustizia. Innanzitutto dalla sua scelta personale di continuare a vivere una vita austera, che lui stesso riassumerebbe in molti modi. Ad esempio, scegliendo come sua residenza la “Casa de Santa Marta”, una sorta di albergo voluto da Giovanni Paolo II per le visite di cardinali e prelati, molto lontano dalle stanze principesche del Palazzo Apostolico. Oppure vestirsi in modo più semplice: le sue scarpe erano le stesse di sempre e, si dice, le aveva fatte riparare da un vecchio calzolaio incontrato a Buenos Aires. In secondo luogo, facendo appello a uno stile di comunicazione semplice e accessibile a tutti: “non devi darlo per scontato”, ripeteva spesso, in un chiaro gesto di umiltà che lo definisce perfettamente. In terzo luogo, vorrei soffermarmi sulla sua dottrina sociale, cioè sui suoi insegnamenti e sulle sue riflessioni su vari argomenti sociali. Vale la pena notare che l’insegnamento sociale della Chiesa è presente nei testi biblici e, naturalmente, negli insegnamenti di Gesù. Nel corso del tempo, un’ampia gamma di autori cristiani ha contribuito a sviluppare un corpus teorico in cui varie questioni sociali venivano interpretate attraverso l’etica cristiana. Più tardi sarebbe stato il turno dei papi. In questo senso sono nate le encicliche sociali, cioè documenti scritti dai papi, dove vengono interpretati temi come l’ingiustizia sociale, lo sviluppo, la povertà, ecc. alla luce del Vangelo. Queste encicliche sociali cominciarono ad apparire nel magistero papale con Leone XIII nel 1891. Il primo testo di riferimento porta il titolo “Rerum Novarum” (“di cose nuove”). Da questo periodo fino a Benedetto XVI, sono state scritte una dozzina di queste encicliche, oltre ad altri documenti come Esortazioni, Lettere, ecc. Con Francesco si aggiungeranno due encicliche sociali molto importanti, ovvero la Laudato si’ (sulla cura della casa comune) e Fratelli Tutti (sulla fraternità e l’amicizia sociale). Il contributo magisteriale di queste due encicliche è stato enorme. La Laudato si, ad esempio, è probabilmente l’enciclica storicamente più rilevante dopo la Rerum Novarum. Il cambiamento climatico e le emergenze ambientali hanno richiesto uno sguardo approfondito alle problematiche ecologiche e umane. Fratelli Tutti, da parte sua, è un appello per un mondo più fraterno, con ricadute nella dimensione sociale, politica e persino economica (come l’appello a una nuova architettura economica e finanziaria globale). Ma Francesco non si è limitato a guidarci attraverso le sue encicliche. Lo ha fatto anche con innumerevoli interventi, contributi e azioni concrete che hanno dato priorità ai più poveri e svantaggiati. Ricordiamo, ad esempio, il profondo messaggio delle sue visite pastorali. Due giorni prima di morire, era in visita a una prigione romana. Mentre se ne andava, raccontò alla stampa le sue impressioni: “Mi chiedo sempre perché loro e non io”. Ma appena elevato all’altare di Pietro, decise di visitare Lampedusa, contribuendo a far luce, nel suo primo viaggio fuori Roma, sull’enorme tragedia che vivevano – e vivono – migliaia di famiglie di migranti. Era il momento di richiamare l’attenzione sulla “globalizzazione dell’indifferenza”. La sua decisione di recarsi nei paesi africani coinvolti in guerre interne alimentate da interessi esterni ha offerto l’opportunità di portare speranza agli sfollati e alle vittime della violenza. Francesco si è fermato in quella periferia. E lo ha fatto ricordandoci che se esistono ingiustizie, è perché pecchiamo per egoismo, avidità e indifferenza. Naturalmente per questo si è fatto dei nemici molto importanti. Gli stessi nemici che non ascoltarono le sue preghiere per la pace in un periodo di riarmo globale, gli stessi nemici che lo interrogarono quando parlò di una “cultura dello scarto” o di un'”economia che uccide”, invocando la costruzione di un’economia ispirata a Francesco di Assisi, più solidale e compassionevole. Ci sono i suoi messaggi, ad esempio, al settore cooperativo o i suoi notevoli appelli ai movimenti sociali che lottano per la terra, il lavoro e la casa; o la sua Esortazione Apostolica Cara Amazzonia. In esso ha affermato: “Sogno un’Amazzonia che lotti per i diritti dei più poveri, dei popoli indigeni, degli ultimi, dove le loro voci siano ascoltate e la loro dignità sia promossa”. Il suo annuncio che i movimenti sociali non devono arrendersi nella loro lotta contro l’ingiustizia, o il suo monito ai ricchi e agli avidi che rifiutano la giustizia sociale (“il diavolo entra dalle tasche”), ci ricordano il grido profetico contro l’ingiustizia e ci avvicinano ai valori del Vangelo. «I poveri non possono aspettare», ci ha detto. Francesco è arrivato in Vaticano dalla periferia, ma ha fondamentalmente riportato la cattedra di Pietro alla periferia. In questo risiede la sua più grande eredità. «Non dimenticare i poveri», gli disse Hummes. E lui ha risposto con veemenza, sfidando i poteri forti e invocando la costruzione di una società più giusta e di una Chiesa più misericordiosa. Questa è la strada giusta. Francesco è arrivato il 13 marzo 2013, diventando il primo papa latinoamericano. Poche ore dopo la domenica di Pasqua del 2025, è stato chiamato alla casa del Padre. Da lì continuerà a contribuire alla costruzione del Regno. Inviato anche a elecodigital.com.uy (traduzione di Comune) * Dr. Pablo Guerra Aragone è professore ordinario dell’Istituto di Sociologia Giuridica della Facoltà di Giurisprudenza dell’Univeristà della Repubblica a Montevideo. Ricercatore attivo del Sistema Nazionale dei Ricercatori. Coordinatore della Rete Tematica di Economia Sociale e Solidale dell’Università della Repubblica. Direttore del CEDIDOSC, Centro di Studio e Difusione della Dottrina Sociale Cristiana. Mail: profecosol@yahoo.com FacebookTwitterMastodonPinterestWhatsAppTelegramEmailC

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