16 giugno 2012

IL "TEMPO GIUSTO CON AMORE" DI ANTONINO UCCELLO




L’ autobiografia di Antonino Uccello, pubblicata un anno dopo la sua morte, si chiude con queste parole:

“ Un giorno d’estate sopraggiunse da Priolo una comitiva di dirigenti della Montedison per visitare la Casa-museo. Prima di accomiatarsi uno della comitiva si staccò e mi disse: avevate questa ricchezza e avete chiamato noi per distruggerla. Mi riportò al lontano dopoguerra. Intorno al 1948 dovetti tornare da solo dalla Lombardia a Palazzolo per pochi giorni, in pieno aprile. Attraversata Augusta con le sue ancora intatte saline – i mucchi di sale, le sequenze di tegole per coprirli, i riquadri di mare che specchiavano scorci di cielo – nei pressi di una delle tante stazioncine, quando il treno sembra quasi sostare, m’apparve dal finestrino un campo di lino coi suoi fiori turchini, come fosse una proiezione dello Jonio. I contadini degli Iblei, che allora rare volte nella vita avevano la possibilità di vedere il mare, lo definivano u linu ciurutu, un campo di lino in fiore.
         Forse pensavo di rivivere per me e per gli altri questa antica, incontaminata bellezza, in un tempo giusto con amore, come contrassegnava Bach l’esecuzione di certa sua musica.
Abbiamo vissuto e viviamo la vicenda di questo museo in sincronia col nostro tempo, nel contesto di una società contraddittoria sospinta da mutamenti in profondo, che giorno dopo giorno si carica di sempre nuove tensioni e violenze. Per questo forse mi vengono in mente alcuni versi di una poesia di Brecht dedicata A coloro che verranno:

Quali tempi sono questi, quando
discorrere d’alberi è quasi un delitto,
perché su troppe stragi comporta silenzio!

Il poeta concludeva:

Oh, noi
che abbiamo voluto apprestare il terreno alla gentilezza,
noi non si potè essere gentili.
Ma voi, quando sarà venuta l’ora
che all’uomo un aiuto sia l’uomo,
pensate a noi
con indulgenza.

Antonino Uccello, La casa di Icaro

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