Mi sembra un miracolo che la Regione
Siciliana, come istituzione, riesca a
dare spazio al vero e al bello. Ma di fronte al libro, ancora fresco di stampa,
intitolato Le rotte di Icaro, edito
dalla Casa museo Antonino Uccello di Palazzolo Acreide, per conto dell’
Assessorato Regionale ai Beni Culturali, comincio a credere ai miracoli.
Gaetano Pennino ha curato con sapienza e
amore il libro, frutto di un lavoro collettivo, anche se viene indicato come
autore Paolo Morale Uccello, nipote del compianto Antonino. Il prezioso volume,
corredato anche da inedite fotografie, contiene le testimonianze di amici e
studiosi di Antonino Uccello, tra cui Vincenzo Consolo, Vittorio De Seta, Luigi
M. Lombardi Satriani, Nino Privitera ed Ernesto Treccani. Documentate e appassionate la Prefazione di Pietro Clemente e l’Introduzione
del Pennino. Il libro è arricchito, infine, dai frammenti di un epistolario,
che meriterebbe di essere recuperato per intero, e da quattordici poesie
inedite.
Siamo stati amici di Antonino Uccello e
torneremo a parlare dell’uomo e della sua opera. Oggi vogliamo farlo con tre
delle sue poesie inedite – che da sole
spiegano l’ostilità con cui venne trattato in vita da chi aveva potere – e con
le parole di Vincenzo Consolo che, come
sempre, vanno al cuore delle cose.
Industrializzazione a Priolo
Prendi la
fuga
la fuga tesa
del gabbiano
innocente
hanno
elevato torri
di acciaio e
ghisa
forche alla
solitudine
brine di
smog fiamme
di neon e
bitume
sulle notti
marine.
L’ opulenza
L’opulenza
non è mai sazia
alza agguati
tesse inganni
cova vermi
per altre linfe
nel Palazzo
dei Normanni.
A un esimio Maestro
di un Ateneo siciliano
Dedica
Gufo
accademico
buio
pidocchio
di libri
altrui
covo di
tarme
e moccio
di
ranocchio.
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ANTONINO
UCCELLO NEL RICORDO DI VINCENZO CONSOLO
Vincenzo Consolo ha lasciato un ritratto
indimenticabile di Antonino Uccello in Le
pietre di Pantalica evidenziando, tra l’altro, come la molla principale del suo agire non fosse tanto la nostalgia
quanto il desiderio e la speranza di
riscatto. Nel volume Le rotte di Icaro,
curato dal Pennino, lo scrittore di Sant’ Agata di Militello torna a parlare
dell’amico affermando:
“Il
1948. Insegnava allora Antonino a Cantù, in Lombardia. Ed era per lui,
come per tutti gli emigrati, un andare e tornare insieme all’eroica moglie
Anna, dalla Lombardia alla Sicilia, a Canicattini Bagni, andare e tornare, in
viaggi di due giorni, su treni lenti, ansimanti. Ed è allora che Antonino, nei
suoi ritorni, vede e dolora. Vede quel suo mondo che man mano moriva, spariva.
Cominciavano ad andare via i contadini, dopo il fallimento della riforma
agraria, ad abbandonare le loro case, i loro campi, e buttavano negli
immondezzai utensili e attrezzi di lavoro. Quindi, con amore, passione e furore
Uccello comincia a raccogliere quei relitti di un gran naufragio, quegli
oggetti del mondo contadino che erano anche linguaggio, storia, memoria. Per
anni e anni, peregrinando per la Sicilia, raccoglie tutto quanto può di quello
che era il suo mondo, la sua memoria, l’ispirazione della sua poesia, e riesce
a creare quella Casa museo di Palazzolo Acreide, quel museo della nostra memoria,
a crearlo contro il disinteresse del potere politico e l’ostilità degli
accademici.
[…] Non riscatto da allora, ma sempre più
degrado, alienazione, ignoranza, stupidità e volgarità, in questo nostro
presente di fascismo fascista.
Ah
Pasolini, ah Uccello, spero, da questo nostro inferno che voi possiate andare
per campi Elisi tra i fiori turchini del lino, nel lucore dorato delle
lucciole. Spero che voi ignoriate l’abominio e la vergogna di questo nostro
attuale Paese."
P. S.: Qualche giorno fa ho avuto il piacere di incontrare PAOLO MORALE. E' stato particolarmente emozionante per me rivedere in lui alcuni tratti somatici del nonno. Ha partecipato, insieme al Prof. Clemente e a Gaetano Pennino, alla presentazione de Le rotte di Icaro che si è tenuta al Museo Internazionale delle Marionette di Palermo.
Il suo intervento è stato bello e appassionato. Ed io mi scuso con lui per averlo sottovalutato.
Il suo intervento è stato bello e appassionato. Ed io mi scuso con lui per averlo sottovalutato.
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