14 giugno 2012

PER ANTONINO UCCELLO



     Mi sembra un miracolo che la Regione Siciliana, come istituzione, riesca  a dare spazio al vero e al bello. Ma di fronte al libro, ancora fresco di stampa, intitolato Le rotte di Icaro, edito dalla Casa museo Antonino Uccello di Palazzolo Acreide, per conto dell’ Assessorato Regionale ai Beni Culturali, comincio a credere ai miracoli.
        Gaetano Pennino ha curato con sapienza e amore il libro, frutto di un lavoro collettivo, anche se viene indicato come autore Paolo Morale Uccello, nipote del compianto Antonino. Il prezioso volume, corredato anche da inedite fotografie, contiene le testimonianze di amici e studiosi di Antonino Uccello, tra cui Vincenzo Consolo, Vittorio De Seta, Luigi M. Lombardi Satriani, Nino Privitera ed Ernesto Treccani. Documentate  e appassionate la  Prefazione di Pietro Clemente e l’Introduzione del Pennino. Il libro è arricchito, infine, dai frammenti di un epistolario, che meriterebbe di essere recuperato per intero, e da quattordici poesie inedite.
        Siamo stati amici di Antonino Uccello e torneremo a parlare dell’uomo e della sua opera. Oggi  vogliamo farlo   con tre delle  sue poesie inedite – che da sole spiegano l’ostilità con cui venne trattato in vita da chi aveva potere – e con le parole di Vincenzo Consolo  che, come sempre, vanno al cuore delle cose.

Industrializzazione a Priolo

Prendi la fuga
la fuga tesa
del gabbiano innocente

hanno elevato torri
di acciaio e ghisa
forche alla solitudine
brine di smog fiamme
di neon e bitume
sulle notti marine.


L’ opulenza

L’opulenza non è mai sazia
alza agguati tesse inganni
cova vermi per altre linfe
nel Palazzo dei Normanni.




A un esimio Maestro
di un Ateneo siciliano
Dedica

Gufo accademico
buio pidocchio
di libri altrui
covo di tarme
e moccio
di ranocchio.
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ANTONINO UCCELLO NEL RICORDO DI VINCENZO CONSOLO

Vincenzo Consolo ha lasciato un ritratto indimenticabile di Antonino Uccello in Le pietre di Pantalica evidenziando, tra l’altro,  come la molla principale  del suo agire non fosse tanto la nostalgia quanto il desiderio e la speranza di riscatto. Nel volume Le rotte di Icaro, curato dal Pennino, lo scrittore di Sant’ Agata di Militello torna a parlare dell’amico affermando:

“Il  1948. Insegnava allora Antonino a Cantù, in Lombardia. Ed era per lui, come per tutti gli emigrati, un andare e tornare insieme all’eroica moglie Anna, dalla Lombardia alla Sicilia, a Canicattini Bagni, andare e tornare, in viaggi di due giorni, su treni lenti, ansimanti. Ed è allora che Antonino, nei suoi ritorni, vede e dolora. Vede quel suo mondo che man mano moriva, spariva. Cominciavano ad andare via i contadini, dopo il fallimento della riforma agraria, ad abbandonare le loro case, i loro campi, e buttavano negli immondezzai utensili e attrezzi di lavoro. Quindi, con amore, passione e furore Uccello comincia a raccogliere quei relitti di un gran naufragio, quegli oggetti del mondo contadino che erano anche linguaggio, storia, memoria. Per anni e anni, peregrinando per la Sicilia, raccoglie tutto quanto può di quello che era il suo mondo, la sua memoria, l’ispirazione della sua poesia, e riesce a creare quella Casa museo di Palazzolo Acreide, quel museo della nostra memoria, a crearlo contro il disinteresse del potere politico e l’ostilità degli accademici.
[…] Non riscatto da allora, ma sempre più degrado, alienazione, ignoranza, stupidità e volgarità, in questo nostro presente di fascismo fascista.
       Ah Pasolini, ah Uccello, spero, da questo nostro inferno che voi possiate andare per campi Elisi tra i fiori turchini del lino, nel lucore dorato delle lucciole. Spero che voi ignoriate l’abominio e la vergogna di questo nostro attuale Paese."




P. S.: Qualche giorno fa ho avuto il piacere di incontrare PAOLO MORALE. E' stato particolarmente emozionante per me rivedere in lui alcuni tratti somatici del nonno. Ha partecipato, insieme al Prof. Clemente e a Gaetano Pennino, alla presentazione de Le rotte di Icaro che si è tenuta al Museo Internazionale delle Marionette di Palermo.
Il suo intervento è stato bello e appassionato.  Ed io mi scuso con lui per averlo sottovalutato.



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