07 giugno 2012

JOHAN GALTUNG




Ho conosciuto il sociologo norvegese Johan Galtung nel 1976 al Centro Studi e Iniziative di Trappeto (PA). Partecipava, insieme a Paolo Freire ed altri, al Seminario voluto da Danilo Dolci per la messa a punto del progetto educativo che si stava sperimentando a Mirto, dove era stata costruita - anche dal punto di vista architettonico - una scuola a misura dei bambini. Mi colpì immediatamente la sua visione d’insieme dei problemi ed il suo spirito utopico che si leggeva già nei suoi occhi.
 L’ho rivisto tanti anni dopo, ad un incontro che si tenne allo Steri di Palermo, per ricordare l’opera del Dolci. In questa occasione, dopo aver detto che non era venuto ad imbalsamare Danilo, ha affermato:  

Chi è stato toccato da Danilo è diventato un altro uomo. Danilo aveva un talento straordinario: sapeva ascoltare, come pochi, e sapeva fare domande che, invece di spingere le persone a chiudersi a riccio, le aprivano.
Danilo è stato tra i primi a fare un’analisi strutturale del fenomeno clientelare e mafioso Tra i primi a comprendere la centralità del problema dell’ACQUA  e del suo strutturale nesso con il problema della democrazia.

Ma di tutto questo avremo modo di tornare a parlare un’altra volta.
Oggi propongo alla vostra attenzione dei suoi appunti circolati in questi giorni sulla rete. Va verificato, comunque, che si tratti realmente di appunti di Galtung o di qualche suo allievo. La traduzione italiana è pessima:


Johan Galtung:  NE’ CAPITALISMO NE’ SOCIALISMO: ECLETTIMO.

Pensando ad alta voce: abbiamo bisogno di tutte le buone idee per combattere questa doppia crisi economica: la crescente crisi della miseria in basso, ora anche nei paesi ricchi dell’occidente, e la crescente crisi sistemica, che colpisce anche questi paesi; ma entrambe sono ovunque.
Pertanto, queste sono delle note per l’epilogo di un prossimo libro, Peace Economics, su come superare la flagrante violenza strutturale nella crisi della miseria, e la minaccia della violenza diretta, non solo quella del terrorismo e del terrorismo di stato, ma una grande guerra mondiale per far uscire l’Occidente dalla crisi sistemica, come la seconda guerra mondiale la portò fuori dalla grande depressione.
Alla radice c’è la diseguaglianza e un discorso sulla diseguaglianza con idee come un tetto massimo e una soglia minima per ridurre la diseguaglianza economica, sollevando chi sta in basso mediante le comunità come unità, ponendo dei limiti al benessere materiale, e riducendo il rapporto tra i salari degli amministratori delegati e i dipendenti al di sotto di un fattore 10 (oggi è nell’ordine delle centinaia). E ovviamente, gli Obiettivi di sviluppo del Millennio, ottimi, ma impossibili da raggiungere nell’attuale sistema.
Questo presuppone meno diseguaglianza militare orientandoci verso una maggiore risoluzione del conflitto e più nonviolenza, negativa e positiva; meno diseguaglianza culturale attraverso maggior dialogo e apprendimento mutuo; meno diseguaglianza politica attraverso più democrazia, sia locale sia globale.
Anche piccoli passi nella giusta direzione possono fare grosse differenze.
Ma questo è solo lo sfondo di un discorso sulla crisi economica, che deve aprirsi a una minore monetizzazione, al baratto (come i cicli carne-petrolio-salute), e forme di lavoro, scambiando servizi sulla base di un’ora di lavoro per un’altra ora di lavoro.
Più globalizzazione equa insieme a maggiore localizzazione, più cooperative pubbliche e pubbliche-private, meno potere agli azionisti, più processi decisionali capitale-amministratori delegati-amministrazione-lavoratori-fornitori-acquirenti-comunità-natura, meno produttività del lavoro, trasformare gli economisti in generalisti anche con capacità sociali e umane; e meno interventi militari per proteggere economie insostenibili.
Poi c’è un discorso assiomatico, cambiare l’attuale economicismo da economia che uccide a una futura economia della vita, con postulati come i seguenti:
  • Natura-Umanità-Società-Mondo-Tempo-Cultura-Mercato sono indivisibili
  • Bisogni umani fondamentali per tutti implica limiti più bassi per l’economia
  • Più transazioni eque per ridurre le diseguaglianze
  • Sinergia tra Natura-Umanità-Società-Mondo-Tempo-Cultura-Mercato
  • Un mondo finito implica limiti superiori alla crescita economica
  • Trascendenza creativa per la risoluzione dei conflitti
  • Un altro mondo migliore per la dignità umana è possibile
E questo si traduce in un discorso su ciclo economico della natura-produzione-consumo:
  • Conditio sine qua non, riproduzione della Natura
  • Ragion d’essere, soddisfare i bisogni della vita umana
  • I cicli dovrebbero essere ampliati, globalizzati, per superare le linee di faglia, ma solo se i termini dello scambio sono equi
  • I cicli dovrebbero essere contratti, localizzati, per una mggiore conoscenza e controllo, sostenibilità ed equità, su scala umana.
  • I cicli dovrebbero essere più veloci, accelerati per fornire prodotti per il sostentamento dei nodi. La moneta deve circolare.
  • I cicli dovrebbero essere più lenti, decelerati per poterli conoscere e controllare.
  • I cicli dovrebbero essere inclusivi ed equi, attraverso le linee di faglia
  • Per essere più equa la natura dovrebbe essere aiutata, non solo non danneggiata
  • I consumatori dovrebbero pagare per i prodotti in modo tale che produttori e consumatori possano godere dello stesso livello di vita
In generale il legame con i cicli dovrebbe essere il più diretto possibile:
  • Rapporto diretto natura-produzione spostando la produzione verso la natura;
  • Rapporto diretto produzione-consumo commercio equo, punti di vendita in forma cooperativa;
Rapporto diretto natura-consumo:
  • nello spazio privato usando di più i giardini per l’agricoltura, piantando cereali, vegetali, frutta da alberi e da arbusti
  • nello spazio pubblico, piantando specie commestibili nei boschi e negli spazi comuni; nei parchi e nelle vie per ragioni estetiche e nutritive a disposizione di tutti.
E in un discorso dell’economia reale e finanziaria:
  • Tradurre gli indicatori dF/dR (tasso di crescita dell’economia finanziaria rispetto a quella reale, ndt) di allarme precoce in azione precoce;
Rallentare l’economia finanziaria, accelerare l’economia reale:
  • rallentare l’economia finanziaria: non “salvare” coloro che hanno esteso il credito più di X volte il loro capitale o coloro che hanno contratto debiti più di Y volte la loro capacità di ripagamento.
  • accelerare l’economia reale: introdurre degli “stimoli” per consentire alla popolazione di accedere ai beni fondamentali a basso prezzo, accrescere il proprio benessere ed entrare nell’economia, e per i beni normali e far crescere l’economia reale dal basso verso l’altro.
Misure difensive quando non si agisce dopo l’allarme precoce:
  • immagazzinare beni di prima necessità, produrre cibo, mettere al sicuro gli oggetti finanziari.
  • Boicottare le peggiori istituzioni di economia finanziaria, promuovere casse di risparmio per prestiti e depositi locali; tasse sulle transazioni finanziarie internazionali; istituire una moneta mondiale mista o sostenuta da una vera tesoreria mondiale.
Misure per delegittimare la speculazione:
  • pubblicare i nomi degli acquirenti e dei venditori dei derivati,
  • mettere fuori legge le scommesse fatte con i soldi degli altri, senza il loro consenso,
  • se la speculazione fallisce, incoraggia suicidi stile casinò Monte Carlo
E in un discorso su natura-lavoro-capitale-tecnologia-amministrazione:
  • passare dalla dittatura del capitale a un profilo più equilibrato dei vari fattori: Naturismo: migliorare la natura per una maggiore ecostabilità.
  • Lavoro: migliorare la componente umana per una maggiore dignità
  • Capitalismo: migliorare il capitale, per una crescita del profitto e del credito
  • Tecnologia: migliorare la tecnologia per indurre maggiore equità
  • Amministrazione: migliorare l’amministrazione per una maggiore democrazia
  • Cambiare il ciclo del processo decisionale: il ciclo, non le aziende in uno o tra due nodi, è il luogo del processo decisionale, fissati i vincoli assoluti del sostegno alla natura e agli umani.
  • Cambiare il modo di produzione cambiando i mezzi di produzione: se vogliamo un altro modo, allora dobbiamo cambiare i mezzi, i fattori. Il progetto di ufficio orizzontale è già una tecnologia che facilita trasparenza ed equità; così pure il dialogo rispetto al dibattito. La cosa più importante è rendere più uguali le sfide e le opportunità lungo il ciclo economico.
Il discorso dei bisogni fondamentali Sopravvivenza-Benessere- Libertà-Identità:
  • Consapevolezza dei bisogni fondamentali. Gli umani hanno diritti umani che riflettono bisogni di identità e libertà più che bisogni di sopravvivenza e benessere e bisogni spirituali più che somatici; soddisfarli tutti quanti.
  • Realizzare sorpavvivenza-benessere-identità nelle economie moderne/postmoderne mediante una economia della vita, non della morte, cambiando gli assiomi.
  • Realizzare libertà nelle economie tradizionali. Unità piccole, orizzontali, ma non necessariamente locali, anche nazionali-regionali-globali; usando Internet.
Il discorso delle scuole Blu-Rosso-Rosa-Verde-Giallo:
·         La scuola Eclettica: economie verdi per i beni di prima necessità, economie nazionali rosa per quelli normali e verde globale per quelli speciali.
Il discorso degli spazi Natura-Umanità-Società-Mondo-Tempo-Cultura:
  • Natura: equilibrio ecologico, creando un beneficio per la natura da ogni patto tra gli esseri umani.
  • Umanità: bisogni fondamentali, rispettando la formula un’ora = un’ora, indipendentemente dal lavoro svolto perché una vita umana = una vita umana, per dignità ed equità. Il valore di un prodotto è il lavoro umano investito – fondamentale per ogni contabilità economica – quindi un’ora di lavoro umano come unità, anche per la teoria e la pratica dello scambio uguale.
  • Società: sviluppo, producendo beni di prima necessità e normali, anche per scopi non monetari come produrre soddisfazione, autorealizzazione, legame sociale, non solo per una ricompensa monetaria del lavoro.
  • Mondo: pace, attraverso il commercio per benefici reciproci ed equi, migliorando i fattori di produzione, l’autosufficienza, i benefici equi internalizzando le esternalità come sfida ed ecostabilità; no Ricardo.
  • Tempo: sostenibilità, potenziando l’homo faber-ludens-sapiens, facendo leva su tutti gli aspetti degli esseri umani, corpo, mente e spirito.
  • Cultura: adeguatezza, attraverso il commercio come dialogo culturale, prendendo spunto dalla ricchezza dei modelli occidentale-islamico-buddhista-giapponese-cinese.
  • Ci sono due assoluti: priorità per le necessità della natura e della riproduzione umana. Per il resto, scegliere con coraggio, eclettismo con coraggio.
6 giugno 2012
Traduzione a cura del Centro Sereno Regis.
Fonte: http://www.uomoplanetario.org/wordpress/2012/06/ne-capitalismo-ne-socialismo-eclettismo/
[Fonte originale: www.transcend.org]

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