Riprendo dal Corriere della Sera odierno un interessante articolo di Federico Occone che conferma alcune nostre ipotesi di lavoro.
Cresce l’interesse per lo
storicismo e per l’«autonomia del politico»
di Corrado Ocone
di Corrado Ocone
Sin dalle prime pagine di Orientalismo, l’opera
di Edward Said (1935-2003) che ha rivoluzionato gli studi sul colonialismo, il
nome che più ricorre è quello di Antonio Gramsci. In particolare, lo scrittore
di origine palestinese mostra come, per capire il rapporto instaurato in età
moderna fra Occidente e Oriente, più della categoria di dominio sia utile
quella gramsciana di egemonia. Più che sulla forza delle armi, l’Occidente ha
fondato il suo potere sulla cultura: ha avvalorato un’immagine di sé e del
mondo che ha fatto breccia negli stessi popoli colonizzati, i quali hanno
cominciato a vedersi e interpretarsi secondo i valori dei conquistatori.
Said si è mosso, in verità, lungo un solco che
era stato già tracciato, sin dai primi anni Sessanta del secolo scorso, da
Stuart Hall, il fondatore e direttore della «New Left Review», iniziatore di
quell’importante filone dei Cultural Studies che va sotto il nome di «Sub
Alternative Studies» o «studi post-coloniali». L’analisi delle tradizioni
popolari del Sud Italia compiuta da Gramsci può servire da canovaccio teorico,
secondo questi autori, per studiare persino le culture dell’Africa
subsahariana. Che Gramsci sia un «pensatore globale», che si sia
conquistato un posto di primo piano fra i classici del pensiero, è ormai
assodato. E non è solamente una questione politica, di destra o sinistra: lo
studio del taylorismo e del fordismo, il concetto di «americanismo», la fine
analisi dei rapporti fra potere e cultura, sono considerati oggi strumenti di
analisi imprescindibili per chiunque si occupi di filosofia e scienze sociali.
D’altronde, era stato Eric Hobsbawm ad introdurre nel mondo anglosassone, sin
dagli anni Cinquanta, l’opera del pensatore sardo, da lui considerato il
massimo interprete del marxismo occidentale.
Sarebbe tuttavia un errore credere che Gramsci
sia l’unico pensatore italiano che goda stima e considerazione in campo
internazionale. Il discorso è oggi più generale e al nome dell’autore dei Quaderni
vanno affiancati quanto meno quelli di Benedetto Croce, Niccolò Machiavelli e
Giambattista Vico. È lungo una direttrice che accomuna questi quattro grandi
autori che si può infatti tracciare un percorso di rinascita d’interesse nel
mondo intero per il nostro pensiero.
Conclusasi la vicenda della filosofia della
conoscenza, che ha impegnato il pensiero moderno da Cartesio fino a Kant;
esauritasi la filosofia del linguaggio, che (fra filosofia analitica ed
ermeneutica) è stata la cifra predominante del Novecento, oggi si fa strada
l’esigenza di un pensiero più «impuro», meno astratto e più legato alle forze
della vita che ci determinano e attraversano: la storia (Vico e Croce) e la
politica (Machiavelli e Gramsci). Da questo punto di vista, come dice Roberto
Esposito, fiero paladino dell’Italian Theory, la «differenza italiana»
consiste nel fatto che «la nostra riflessione si presenta rovesciata, e come
estroflessa, nel mondo del reale».
La rinascita di interesse per Croce è un ritorno,
in qualche modo, ai primi decenni del Novecento, quando il pensatore napoletano
era un protagonista del dibattito mondiale e dialogava con i massimi esponenti
della filosofia a lui coeva (da Bergson a Ortega, per intenderci). Uno dei più
attivi diffusori del suo pensiero (e traduttore delle sue opere) era allora il
filosofo di Oxford Robin George Collingwood, autore a sua volta di un
«sistema filosofico neoidealistico». La figura di Collingwood, lui morto, era
passata in secondo piano, sopraffatta dal successo di altri oxoniensi: gli
analitici alla Austin. Esauritasi quella esperienza, oggi Collingwood gode
di nuova e straordinaria attenzione nel mondo anglosassone: un interesse che
non può non portarsi dietro quello per il suo Maestro italiano. È soprattutto
la sua «logica della domanda e risposta», improntata su quella crociana, che
viene oggi considerata una valida alternativa al pensiero astratto dei
neopositivisti (già Gadamer, d’altronde, richiamandosi esplicitamente a Croce e
Collingwood, l’aveva posta a base della sua ermeneutica ontologica). Di fortuna
mai dismessa gode anche l’Estetica di Croce, mentre cresce molto negli
ultimi tempi l’attenzione per la sua particolare teoria liberale. Fra l’altro,
un’opera come la Storia del liberalismo europeo (1924) di Guido De
Ruggiero, allievo di Croce e da lui ispirata, tradotta in inglese da
Collingwood nel 1925 per la Cambridge University Press, pur essendo quasi
dimenticata in Italia, figura ancora nelle principali bibliografie sul tema nel
mondo anglosassone.
Una logica di tipo storicistico è anche quella di
Quentin Skinner, che parla di contestualismo: il suo autore di riferimento è
però Niccolò Machiavelli, il cui pensiero è al centro di importanti interessi
storici e teorici. Non solo per la sua teorizzazione dell’«autonomia del
politico», ma anche perché è alla base di quella rielaborazione del pensiero
repubblicano che costituisce una sorta di paradigma egemonico nella filosofia
politica contemporanea (oltre a quello di Skinner, vanno fatti i nomi di almeno
altri due illustri studiosi: Pocock e Pettit).
Quanto infine agli studi vichiani, il massimo
centro propulsore è l’Institute for Vico Studies di Atlanta, fondato da Giorgio
Tagliacozzo. Mentre da un punto di vista teorico, è stato sicuramente Isaiah
Berlin colui che con grande maestria ha costruito una concezione liberale che
nella pluralità e relatività delle culture di vichiana memoria trova il suo
baricentro ideale. Berlin ha anche insistito sulla modernità dell’idea vichiana
che verum et factum convertuntur: solo perché la storia umana è opera
degli uomini, altri uomini possono, con la ragione e con il cuore, «penetrarla»
e comprenderla. Ed è questa la verità cui possiamo concretamente aspirare.
Quanta distanza dalle idee di verità e realtà che emergono nella disputa fra
Neo Realisti e Postmodernisti!
Corrado Ocone, Corriere della Sera, 3 giugno 2012
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