Sull’orlo del baratro
Alex ZanotelliViviamo un momento drammatico della storia umana. Siamo sotto la minaccia dell’“inverno nucleare” e dell’“estate incandescente”. La prima provocata da una guerra nucleare e la seconda dalla paurosa crisi ambientale. In questo momento, per la crisi Ucraina, siamo terrorizzati dalla minaccia di una guerra nucleare. Tutto questo è il frutto amaro di una folle corsa mondiale al riarmo, soprattutto atomico. Stiamo infatti militarizzando il cielo e la terra.
Il cielo è diventato anch’esso teatro di scontro. L’uomo più ricco della terra, Elon Musk, ha già inviato nello spazio 1.900 satelliti, ma ha già intenzione di spedirne altri 42.000. La Cina lo ha già accusato di spionaggio a favore degli Usa e ha testato il suo razzo ipersonico che elude ogni difesa. Siamo ormai alle “star wars” (le guerre stellari), come le chiamava Ronald Reagan. Ma non contenti di militarizzare il cielo, stiamo super-militarizzando il Pianeta Terra che è diventato una discarica di armi. Non dimentichiamo che le armi sono, insieme allo stile di vita di pochi, la causa del disastro ambientale.
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Nel 2021 la spesa militare mondiale si aggira sui duemila miliardi di dollari (nel 2020 eravamo a 1.981 miliardi). Quasi metà di queste assurde spese sono da attribuirsi a Usa/Nato, seguiti a grande distanza da Russia e Cina. E questo riarmo è contagioso. La notevole militarizzazione della Cina, per esempio, spinge ora le nazioni del Pacifico: Giappone, Indonesia, Corea del Sud, Malesia e Taiwan a fare altrettanto. Ma anche l’Africa è sempre più militarizzata. Nel 2020 le spese per le armi hanno superato i 43 miliardi di dollari, con una crescita esponenziale nei paesi del Sahel. Ma ancora più agghiacciante è la corsa al riarmo nucleare, da parte delle grandi potenze, soprattutto Usa, Russia e Cina. Gli Usa, già con l’amministrazione Obama, avevano stanziato mille miliardi di dollari per modernizzare il loro armamentario atomico. Così ora abbiamo le nuove e più micidiali bombe atomiche, B61-12 che arriveranno presto anche in Italia per rimpiazzare una settantina di vecchie B61. La Cina, che ha oggi circa 200 testate nucleari, vuole entro il 2030, arrivare a circa mille. Gli Usa ne hanno già pronte al lancio 3.750. Il nuovo accordo militare tra Usa, Gran Bretagna e Australia (AUKS) per la difesa della zona del Pacifico, incrementerà questa corsa al riarmo nucleare. Infatti gli Usa hanno già venduto all’Australia i ‘sottomarini atomici’. Lo scontro fra Usa /Nato e la Russia sull’Ucraina ha già portato la Russia a siglare un’alleanza con la Cina. E siamo di ritorno ai blocchi Est-Ovest, alla Guerra Fredda e al nuovo riarmo mondiale.
Gli scienziati atomici hanno già posto le lancette dell’“Orologio dell’Apocalisse” a cento secondi dall’inverno nucleare. E il nostro paese partecipa allegramente a questa corsa al riarmo. Lo scorso anno per armare l’Italia, il governo Draghi ha investito in armi circa trenta miliardi di euro. Non solo, il ministero della Difesa (Guerini) e dello Sviluppo Economico (Giorgetti) hanno presentato progetti per trenta miliardi presi dal Recovery Fund. Per di più le Forze Armate italiane stanno armando i droni Reaper, i sottomarini, le fregate Fremm con i missili Cruise, permettendole così di condurre missioni di attacco in qualsiasi parte del mondo. Così i nostri droni passeranno da semplici vedette a killer di precisione (in barba alla Costituzione italiana!). Non solo, ma il ministro Guerini ha trasformato il ministero della Difesa nel ministero della Guerra facendo del suo dicastero un agente di commercio dell’industria bellica nazionale. Le grandi aziende belliche, Leonardo (ex-Finmeccanica) e Fincantieri (a partecipazione statale) sono in piena attività. L’Italia vende armi a tutti: l’importante è fare affari. Sta perfino vendendo armi all’Egitto del dittatore Al-Sisi: un giro di affari del valore di 9-10 miliardi di dollari (Giulio Regeni chi? Patrick Zaky chi?). Il governo italiano sta finanziando sempre più missioni militari con lo pseudonimo di “missioni di pace”. L’esempio più clamoroso è la missione in Afghanistan: vent’anni di guerra a fianco della Nato che ci è costata sette miliardi di dollari e agli alleati tremila miliardi di dollari, per produrre quella vergognosa ritirata (altro che esportare democrazia!). Non contenta, l’Italia ha accettato il comando del contingente Nato in Iraq, dopo che abbiamo distrutto quel paese, con una spaventosa guerra costruita su bugie!
Ora l’Italia si sta cimentando con le missioni in Africa. In Niger sta costruendo una base militare con la presenza di oltre duecento militari e ha inviato soldati in Mali per partecipare all’operazione anti-jihadista Takuba (mentre la Francia si ritira). Invece di soldati e di armi, la disperata popolazione del Sahel ha bisogno di aiuto per risollevarsi, non di armi. E tutto questo sta avvenendo nell’indifferenza e nel silenzio del popolo italiano. È scandaloso il silenzio del Parlamento davanti a un governo Draghi che investe sempre più in armi e taglia i fondi alla sanità pubblica e alla scuola. In un tale contesto non dovremmo meravigliarci se la crisi Ucraina in Europa o su Taiwan in Asia, potrebbero farci precipitare in una guerra nucleare con la Russia o con la Cina. Basta un incidente ed è la fine. È questa militarizzazione mondiale che ci porterà nel baratro dell’inverno nucleare!
“La pandemia è ancora in pieno corso – ha detto recentemente papa Francesco – la crisi sociale ed economica è ancora pesante, specialmente per i più poveri. Malgrado questo, ed è scandaloso, non cessano i conflitti armati e si rafforzano gli arsenali militari. E questo è lo scandalo”.
È preoccupante come l'intelligenza umana sia impiegata maggiormente a favore di ciò che può nuocere, di ciò che le è innegabilmente fatale. Possiamo dunque supporre che sia una somma ottusità a guidarci?
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