28 febbraio 2022

POESIA E POLITICA NEL GIOVANE PASOLINI

 


Autoritratto di Pasolini

Il prossimo 5 marzo ricorre il centenario della nascita di Pier Paolo Pasolini (1922-1975). Noi non abbiamo mai atteso gli anniversari per ricordare gli autori maggiormente amati e i lettori di questo blog lo sanno bene. Comunque ci fa piacere vedere pubblicato oggi, su una rivista che ci è tanto cara, un articolo che abbiamo dedicato al giovane poeta. Nel rinviarvi pertanto all' ultimo numero di DIALOGHI MEDITERRANEI per la lettura integrale del nostro contributo, ripropongo di seguito la parte conclusiva di esso. (fv)

La militanza politica del giovane Pasolini

Il 1947 è l’anno in cui Pasolini, non solo aderisce al PCI, ma diventa segretario della sezione comunista di San Giovanni a Casarsa. Anche se le ricostruzioni autobiografiche vanno sempre prese con il beneficio dell’inventario, ci sembra attendibile quello che Pasolini ha scritto di sé a proposito della decisione d’iscriversi al PCI nel 1947, due anni dopo l’uccisione del fratello Guido da parte di un gruppo di partigiani comunisti [16]: 

«Ciò che mi ha spinto a essere comunista è stata una lotta di braccianti friulani contro i latifondisti, subito dopo la guerra (I giorni del Lodo De Gasperi doveva essere il titolo del mio primo romanzo, pubblicato invece nel 1962 col titolo Il sogno di una cosa). Io fui coi braccianti. Poi lessi Marx e Gramsci»[17]. 

Anche se c’è chi dubita dell’effettiva partecipazione di Pasolini alla lotta dei braccianti del dopoguerra, rimane un dato di fatto il continuo rimando a questa esperienza che il poeta, in più luoghi, fa e che costituisce lo sfondo de Il sogno di una cosa. Particolarmente sincera ci sembra, fra tutte, quella riferita l’8 luglio 1961 su Vie Nuove, soprattutto perché rivela il percorso lungo e complicato seguito dal giovane: 

«Allora io vivevo in Friuli, che era un po’ un paese ideale, quasi fuori dallo spazio e dal tempo, una specie di sentimentale e poetica Provenza, per me, che scrivevo poesie rimbaudiane o verlainiane o lorchiane in friulano. Quei mesi di lotte contadine, a cui ho fisicamente partecipato, occhi e orecchi ben tesi, hanno trasformato il Friuli in un paese reale, e i suoi abitanti da antichi provenzali in esseri viventi e storici. Sembrerebbe una cosa così semplice: invece è stata lunga e complicata: ho dovuto compiere con la ragione tutto un viaggio di ritorno dal territorio in cui mi ero addentrato con la più folle, turbata e univoca delle fantasie […] è stata la diretta esperienza dei problemi degli altri che ha trasformato radicalmente i miei problemi: e per questo io sento sempre alle origini del comunismo di un borghese una istanza etica, in qualche modo evangelica»[18]. 

41oeuwcbd-l-_sx279_bo1204203200_Tra i pochi documenti della breve ma intensa militanza di Pasolini nelle file del PCI ci sono rimasti alcuni manifesti, scritti di suo pugno in friulano, verso la fine degli anni ‘40, per le campagne elettorali condotte dalla sezione che dirigeva.

La cosa più sorprendente che salta agli occhi leggendoli è constatare come in essi si ritrovi, tra l’altro, la prima espressione di un tema particolarmente caro al Nostro – il rapporto che lega il cristianesimo al comunismo – ripreso lungo tutti gli anni ‘60 fino agli ultimi suoi scritti. Si ripropone di seguito il testo di uno di questi manifesti, intitolato L’anima nera, scritto nella lingua parlata realmente dai contadini di Casarsa, ben lontana da quella concepita in laboratorio per scrivere le sue prime poesie: 

Se e sia duta sta pulitica ch’a fan i predis cuntra di nualtris puares?
A saressin lour cha varesin da vei il nustri stes penseir;
a ni par che i nustri sintimins a sedin abastanza cristians!
Sers democristians a si fan di maraveja se i Comunisc a van a Messa
quant che i comunisc a podaressin fasì a mondi di pì maraveja par jodi
che i democristians ch’a van a Messa cu l’anima nera coma il ciarbon [19]. 

In queste parole di denuncia dell’ipocrisia dei preti democristiani del tempo noi intravediamo la stessa motivazione etica della critica serrata che, negli anni successivi, Pasolini condurrà contro l’intera classe dirigente nazionale.

Questi manifesti pare che siano stati particolarmente efficaci se, come ha rilevato Enzo Siciliano, hanno contribuito a far vincere le elezioni ai comunisti di San Giovanni, in una regione dove la DC aveva la maggioranza assoluta. Al contempo hanno suscitato invidie e malevoli attenzioni. Così il 15 ottobre del 1949 Pasolini viene segnalato ai carabinieri di Cordovado per presunta corruzione di minorenni. Prima ancora della sentenza giudiziaria che lo assolverà, arriva l’espulsione dal partito per indegnità morale con un comunicato pubblicato su l’Unità: 

«Prendiamo spunto dai fatti che hanno determinato un grave provvedimento disciplinare a carico del poeta Pasolini per denunciare ancora una volta le deleterie influenze di certe correnti ideologiche e filosofiche dei vari Gide, Sartre e di altrettanto decantati poeti e letterati, che si vogliono atteggiare a progressisti, ma che in realtà raccolgono i più deleteri aspetti della degenerazione borghese». 

Decisa e puntuale sarà la replica del poeta: 

«Non mi meraviglio della diabolica perfidia democristiana; mi meraviglio invece della vostra disumanità; […] parlare di deviazione ideologica è una cretineria. Malgrado voi, resto e resterò comunista, nel senso più autentico della parola»[20]. 
Autoritratto

Autoritratto

Secondo Roberto Roversi questa dolorosa esperienza va considerata «nodale» nella storia di Pasolini [21]. L’essere stato messo al bando della società civile, l’aver perso il lavoro, l’essere stato espulso dal partito nel quale militava, l’aver sentito su di sé la condanna e l’esclusione dalla sua classe di appartenenza, hanno sicuramente contribuito a farlo sentire particolarmente vicino al mondo del sottoproletariato romano negli anni ‘50, al residuo mondo contadino sopravvissuto nel Meridione d’Italia degli anni ‘60, e a tutti i “dannati della terra” fino all’ultimo dei suoi giorni. 

Questa sommaria ricostruzione della vita e dell’opera del giovane Pasolini lascia in ombra altri aspetti della sua complessa e sfaccettata personalità. Al riguardo vanno segnalati, tra i tanti, almeno due importanti recenti studi: il primo si deve alla compianta Angela Felice [22] ; il secondo all’originale monografia di Claudia Calabrese, Pasolini e la musica, la musica e Pasolini. Correspondances. Roma 2019, che abbiamo recensito in questa stessa rivista nel n. 44 del luglio 2020 [23]. 

Dialoghi Mediterranei, n. 54, marzo 2022 

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