Dell’università avete fatto deserto
Trinacria.info“Non abbiamo intenzione di rimanere ancora chiusi a casa, incollati alle scrivanie delle nostre stanze. Siamo liberi di comprare, consumare e produrre, ma ci viene proibito di studiare insieme, confrontarci in aula e organizzare assemblee”. Gli studenti dell’università palermitana alzano la voce e lanciano un messaggio contro la gestione dell’emergenza sanitaria, anche quando la circolazione delle persone e dei beni ha ripreso il suo flusso, occupando uno spazio all’interno dell’Ateneo e dando vita a un Laboratorio studentesco autonomo
Gli studenti dell’Università degli Studi di Palermo, nella mattina del primo febbraio, hanno deciso di lanciare un messaggio contro la gestione dell’emergenza sanitaria a livello universitario, occupando uno spazio all’interno dell’Ateneo.
Occupata aula a Unipa
La tranquillità placida e inerte dell’Università degli Studi di Palermo è stata interrotta dall’occupazione di un’aula all’interno dell’Edificio 12, dentro l’ex Facoltà di Lettere e Filosofia. Gli studenti di vari Corsi di Studio dei dipartimenti di Scienze Umanistiche e Culture e Società si sono (ri)appropriati di un’aula in piena sessione di esami. Dopo due anni di pandemia, quello che rivendicano attraverso questo gesto è l’accessibilità a spazi che la gestione dell’emergenza pandemica ha sottratto loro attraverso la chiusura prolungata delle sedi fisiche dell’Università.
Lamentano come, alla narrazione che è stata fatta dell’emergenza sanitaria – anche quando la circolazione di persone e beni ha ripreso il suo flusso, per quanto possibile normale – l’amministrazione d’Ateneo non si è premurata di predisporre tempestivamente le strutture per assicurare a tutti una fruizione completa del diritto allo studio.
Riprendersi i propri spazi
«È stato ottenuto uno e un solo risultato all’interno dell’Università – dicono i membri del collettivo Studenti Palermitani – educarci all’assenza di interazione e di scambio, all’alienazione e all’isolamento, alla passività rispetto ai processi sociali. Dopo due anni di crisi generalizzata in cui i giovani sono stati, e continuano ad essere, la categoria sociale meno presa in causa, la nostra responsabilità di studenti è quella di restituire, attraverso una pratica di lotta, il senso fondamentale della vita studentesca e dell’Università come luogo sì della formazione, ma della formazione partecipata, dell’incontro e dell’interazione. Un senso conquistato tanto duramente con le lotte, la maggior parte delle quali partite, tra l’altro, proprio qui, dall’ex Facoltà di Lettere e Filosofia».
«Occupare questo spazio significa restituire a noi studenti la possibilità di partecipare ai processi che stanno attraversando la nostra Università oggi e la vogliono normalizzare così, per come la vediamo dal 2020 ad oggi, deserta. Partecipare e sovvertirli.
Occupare oggi significa riconoscere la necessità di uno slancio partecipativo da parte della popolazione studentesca che vada ben aldilà di quello richiesto nella consultazione degli organi di rappresentanza, nell’assegnazione delle aule, nell’accettazione dei tempi della burocrazia o di soluzioni alternative, come le biblioteche e i loro orari improbabili.
Non abbiamo intenzione di rimanere chiusi a casa, incollati alle scrivanie delle nostre stanze, liberi di consumare; liberi di produrre, comprare, partire, ma non di confrontarci in aula, studiare insieme, organizzare assemblee».
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