Il futuro senza bellezza
Enzo ScandurraIl processo di imbarbarimento politico ha trasformato in una poltiglia incolore quanto di buono e di bellezza era sembrato poter emergere, malgrado tutto, durante la pandemia. In questa dostoevskijana e impari lotta tra Bene e Male, tra bellezza e squallore, prevale indubbiamente il secondo termine, quasi a dimostrazione del pensiero di Hobbes che l’uomo è violento e predatore e, dunque, causa primaria della propria infausta sorte. Eppure c’è ancora chi resiste in questo mondo…
La sciagurata e cinica profezia thatcheriana rischia di avverarsi: forse un altro mondo non è davvero possibile, o, almeno, tutto rema in esso perché non si realizzi. Può sembrare una riflessione disfattista, antipolitica, eppure basta posare lo sguardo su ciò che ci circonda: quello che vediamo sono solo le macerie di ciò che invece sognavamo.
Dalla pandemia si poteva uscire migliori, con il Pnrr ci sarebbe stata la possibilità di ri-allinearci con la natura, dalla disastrosa esperienza della didattica a distanza avremmo dovuto avere la conferma che la scuola non è solo un insieme di nozioni impartite dall’alto, ma un sistema di relazioni complesso dove il contatto fisico, il guardarsi negli occhi, è inseparabile dall’atto di apprendere. Invece manganellate a chi protesta, a chi quel sistema, fatto a immagine di una grande azienda privata, vuole cambiarlo.
Il rincaro delle bollette energetiche ha fatto sentire l’urgenza di disporre di fonti di energia alternativa. A tutto questo si è aggiunto il rombo dei tamburi di guerra, come se la parentesi che ci separa dai due conflitti mondiali fosse stata troppo lunga e fosse venuto il momento di interromperla.
Questo nel solo mondo privilegiato dell’Occidente, perché se si allunga lo sguardo oltre, il paesaggio è quello dell’orlo dell’abisso: guerre, fame, carestie, desertificazione, alluvioni, bambini che muiono per fame. Perché facciamo soffrire i bambini? Si chiedeva il Papa, intervistato da Fazio, senza saper rispondere.
Solo due anni fa, quando la pandemia costringeva le persone a stare in casa, si celebrò quel rito collettivo, durante il quale tutti si affacciarono alle finestre e ai balconi delle loro case per cantare insieme la voglia di una rinascita.
Quella gioiosa manifestazione di solidarietà di specie durò solo un breve arco di tempo e i nostri governanti nulla fecero per raccogliere quella invocazione; sarebbe stato ricordato come l’ultimo attimo di bellezza civile. Da allora il teatrino della politica, ha continuato a svolgersi indisturbato producendo assuefazioni, sconforto, disillusioni e morte delle sia pur tiepide speranze che per un momento si erano riaccese.
Il processo di imbarbarimento politico ha trasformato in una poltiglia incolore quanto di buono e di bellezza era emerso durante la pandemia. L’approvazione europea di gas fossile e uranio nella tassonomia delle energie “sostenibili”, rappresenta, da ultimo, la resa incondizionata al destino di una prossima catastrofe climatica.
In questa dostoevskijana e impari lotta tra Bene e Male, tra bellezza e squallore, prevale indubbiamente il secondo termine, quasi a dimostrazione del pensiero di Hobbes che l’uomo è violento e predatore e, dunque, causa primaria della propria infausta sorte.
Questa bruttezza ci viene ogni giorno restituita e rappresentata dai telegiornali televisivi come l’unico spettacolo “degno” di essere raccontato: Renzi contro la magistratura, il minuetto Salvini Meloni, le gesta del Cavaliere, il narcisismo dei politici, la manomissione della memoria collettiva e, a seguire, i femminicidi consumati da uomini ancora convinti del loro potere sulle donne, gli stupri di gruppo, e ora, da ultimo, i venti di guerra agitati dalle potenze mondiali per motivi che nessuno di noi conosce o capisce.
Semmai scoppierà un terzo conflitto mondiale, ci dovremmo chiedere dove eravamo quel giorno che tutto è iniziato e che cosa abbiamo fatto perché non accadesse. Perché anche il grande movimento della pace che alcuni anni fu definito come “la quarta potenza mondiale”, si è troppo rapidamente sciolto.
Analogo discorso vale per gli equilibri della biosfera minacciati e danneggiati irreversibilmente dalla nostra aggressività e voracità. Eppure c’è ancora bellezza che resiste in questo mondo: comunità virtuose che si ostinano a contrastare il degrado, giovani che scendono in piazza a contestare le scelte fatte dal ”palazzo”, insegnanti e medici che si prodigano per combattere i virus dell’odio e la sempre più diffusa cultura antiscientifica, associazioni di volontariato, gli appelli inascoltati del Papa e perfino il sorriso dolce del Nobel Giorgio Parisi mentre spiega i fenomeni complessi.
La bellezza si è ritirata da questo mondo e nessuno pare più disposto a cercarla e a riesumarla: quella bellezza civile che si manifesta nella solidarietà di specie e nella convivenza con altre forme di vita: animali, piante, fiumi, montagne e tutto quanto che fa parte del meraviglioso mondo della creazione.
Articolo pubblicato anche su il manifesto
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